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600.000 gli ipovedenti

Vedere il mondo ma non poterne cogliere tutti gli aspetti come coloro che hanno una vista perfetta: è questa la condizione in cui si trova un ipovedente, una persona cioè che a causa di patologie dell’organo visivo congenite o acquisite, ha un visus compreso tra un ventesimo e un decimo. Non sono pochi questi disabili, si tratta di 600.000 unità (fonti indotte) che però non fanno notizia in quanto, in base all’attuale normativa. sono equiparati in tutto e per tutto ai non vedenti. Eppure tra chi è "al buio" e chi ha un visus sia pur minimo" ci sono delle differenze sostanziali che, se non vengono tenute nel giusto conto, fanno sì che l’ipovedente sviluppi una personalità contraddittoria. Dice a questo proposito Maria Luisa Garzulo, ipovedente lei stessa e psicologa specializzata nel trattamento di questi soggetti: "Da un punto di vista sociale, è più rassicurante considerare l’ipovedente alla stregua di un vedente con la conseguenza che questi sa leggere e scrivere ma poi non è capace di far fronte ai bisogni della vita quotidiana, in quanto non è in grado di usare al meglio i sensi residui". Tre sono – secondo la Garzulo – i fattori che impediscono la piena integrazione di un ipovedente: l’impossibilità di avere un quadro chiaro della potenzialità del bambino, in quanto il primo referente è l’oculista che si limita a rilevare il suo deficit visivo, la mancanza di servizi specialistici per la riabilitazione visiva e psicomotoria, la difficoltà a dare sostegno ai genitori spesso disorientati e impreparati ad affrontare i problemi che comporta l’avere un bambino in difficoltà.

A che punto è oggi l’integrazione scolastica e lavorativa delle persone con disabilità visiva? Risponde la psicologa: " Per quella scolastica siamo abbastanza avanti soprattutto grazie ausili tecnologici (vocabolari su cd-rom, ingranditori, non tutti peraltro compresi nel nomenclatore tariffario), per il lavoro c’è ancora molto da fare, in quanto non si può limitarne l’accesso soltanto attraverso la via dei corsi professionali per centralinisti e massofisioterapisti, quando ci sono persone diplomate e laureate che hanno capacità per intraprendere attività lavorative "normali". Ne è una prova la cooperativa di servizi di sui la Garzulo è presidente, cooperativa nella quale prestano la propria opera, accanto ai normodotati, non vedenti e ipovedenti. L’offerta va dalla consulenza psicologica, all’adattamento dell’ambiente di vita alle esigenze visive del bambino, all’organizzazione di corsi per attività culturali e del tempo libero.




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