Quale assistenza
Nina Daita, responsabile settore handicap CGIL
Formulare, oggi, previsioni di come cambieranno, o se cambieranno, le prestazioni godute attualmente dai disabili all’interno della riforma dello stato sociale, sarebbe prematuro. Oltre correre il rischio di innescare falsi allarmismi o rosee aspettative. Il mio intervento, pertanto, si limiterà a quanto elaborato dalla CGIL dopo aver esaminato il documento del Presidente del Consiglio, in occasione dell’incontro a Palazzo Chigi del 18 Giugno.
La stratificazione di varie disposizioni legislative e la settorizzazione degli interventi hanno creato e creano iniquità inaccettabili in campo assistenziale, di qui la necessità di realizzare un assetto legislativo che trasformi l’assistenza in diritto di cittadinanza. Di cui: la separazione tra assistenza e previdenza, e la riforma dei criteri di riconoscimento dell’invalidità civile, (provvedimento, quest’ultimo che doveva essere già attuato come delega alla legge 335/95), sono presupposti fondamentali.
In particolare per quanto concerne il primo punto, si dovrebbe prevedere misure di funzionamento specifico per gli anziani non autosufficienti.
Basti pensare, per ritornare ai disabili, che oltre il 60% dell’indennità di accompagnamento sono percepite da ultrasessantacinquenni.
La riforma del riconoscimento dell’invalidità civile è altrettanto fondamentale. Non si può continuare a percentualizzare la disabilità, e utilizzarla per l’intera gamma delle prestazioni, (tickets, previdenze economiche, ecc.).
Il riconoscimento deve essere funzionale all’indipendenza dell’individuo. In sintesi si tratta di dare risposte articolate in rapporto ai diversi gradi di bisogno sia per le provvidenze economiche, che l’erogazione dei servizi, nonché per l’inserimento mirato al lavoro.
Infine, preso atto che il terzo settore è destinato a ricoprire ruoli importanti nella realizzazione del nuovo stato sociale. Occorre evitare la formazione di un mercato che identifichi nel no profit la possibilità di fornire servizi alla meno spesa, alla stregua di certi subappalti di mano d’opera a basso costo, ma con nessuna garanzia di professionalità.