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autore: Autore: Andrea Pancaldi (*)

Chi fa informazione sociale

“Con lo slogan “informazione e marginalità: chi, come e dove”, è possibile immaginare vari modi per produrre informazione sociale: il primo propone di organizzare il tema per argomenti, per così dire, “verticali”, oppure un secondo approccio propone di organizzare il tema per argomenti “trasversali”…” Quando l’associazionismo si specializza nell’informazione

Collocarsi su uno sfondo

Affrontare il tema del rapporto tra informazione e marginalità socialesignifica affrontare una complessità di contenuti, strumenti e attori socialiall’interno di processi di trasformazione molto complessi e, a volte, moltorapidi.
Partendo dai due termini del problema e riferendoci alle esperienze che ognunodi noi può fare tutti i giorni, basta pensare allo sviluppo di una vera epropria società dell’informazione, al progresso tecnologico, al rapporto trapolitica e informazione a cui abbiamo assistito in questi anni, allo svilupporecente anche nell’ambito del sociale di interessi diffusi attorno a questo nodoe testimoniati dalle varie trasmissioni televisive, di servizio e di raccoltafondi, da certi filoni cinematografici. Parimenti nell’ambito del volontariato edell’associazionismo c’è stato lo sviluppo di numerosissime iniziative dicarattere informativo e documentativo concretatesi in riviste e notiziari,centri di documentazione , siti Internet, ecc.
Sempre in riferimento ai due termini del problema, sul versante dellamarginalità sociale basti pensare alla crisi del modello di stato sociale,all’emergere del dibattito sul cosiddetto non profit, all’affacciarsi sullascena in pochi anni di nuove forme di emarginazione e povertà, parallelamenteall’intensificarsi dei fenomeni migratori dal sud del mondo e dall’est europeo.
Più che fare un elenco di chi in Italia più si è occupato in questi anni deitemi che stiamo discutendo, forse può essere utile cercare di costruire insiemealcuni elementi organizzatori del discorso e che ci possono aiutare, nel tempo,a governare la complessità di cui si parlava.
Quello che stanno costruendo alcune associazioni nel campo della salute mentalein termini di percorso attraverso le questioni dell’informazione sociale, ègià accaduto una decina di anni fa anche nel settore dell’handicap attraversoun fiorire di iniziative e percorsi attivati in varie città italiane; puòessere utile allora riproporre, aggiornandolo, uno schema che a volte abbiamogià utilizzato per dare una idea delle tanti "chiavi di ingresso" concui si può affrontare il tema informazione e che tiene conto contemporaneamentedegli strumenti e dei contenuti. Giova qui ricordare che quellasull’informazione è una competenza acquisibile solo praticandola concretamente,al di la naturalmente del vasto corpo di nozioni teoriche, e quindi l’invito èquello di "fare", sfogliare riviste e giornali, visitare i sititelematici, frequentare librerie e biblioteche per cominciare ad acquisiredimestichezza con i temi della ricerca e del confronto delle fonti.

Alcuni dei possibili schemi interpretativi

Lo schema proposto, che potremmo riassumere con lo slogan "informazionee marginalità: chi, come e dove", delinea alcune possibilicategorizzazioni per parlare di informazione:
– la prima propone di organizzare il tema per argomenti, per così dire,"verticali", ovvero verificare chi e come si occupa di handicap,carcere, zingari, minori, AIDS, ecc. Un approccio sicuramente schematicorispetto ad una comprensione del fenomeno della marginalità, ma che ci aiuta afarci un quadro di base e a verificare punti di riferimento ed eventuali"vuoti" informativi.
Due utili sussidi in questo possono essere i due cataloghi (delle riviste e deicentri di documentazione ) prodotti nell’ambito della Rassegna stampainformazione e marginalità dalla rete regionale dei CDI della regione EmiliaRomagna (si possono richiedere allo 051/6415005)
– un secondo approccio propone di organizzare il tema per argomenti"trasversali". E’ un approccio più complesso, che tiene conto dellanatura dei dibattiti culturali in corso e che cerca di tagliare trasversalmentetestate, libri, centri, gruppi, esperti, che , al di la del settore specifico diintervento, sono punti di riferimento su un determinato tema.
Esempi attuali di questo approccio, connessi al dibattito sul non profit, sonoad esempio il tema della società civile (su cui s potrebbero segnalare alcuniesperti, alcune riviste, alcuni quotidiani, alcuni centri studi, ecc.), o ancorail tema dell’impresa sociale, o quello della comunità evocato da questo stessoseminario. Ancora si potrebbero citare quelle riviste, o quegli autori che fannoun paziente lavoro di rivisitazione del lessico del sociale (comunità,devianza, differenza, rischio, ecc.) alla luce delle trasformazioni in corso.
– un altro approccio è quello che cerca di suddividere per funzione le varieriviste specializzate.
Ecco allora quelle particolarmente significative per la formazione deglioperatori, quelle più attente ai risvolti culturali del sociale, quelle piùcompetenti sui temi dell’informazione sociale, quelle più vocate ad un ruolo dirappresentanza e promozionale. L’elenco potrebbe essere ancora lungo e riferitoagli interessi di ognuno di noi.
– una quarta proposta è quella che cerca di verificare le diversecaratteristiche delle varie testate quotidiane per coglierne gli elementi diinteresse per un lavoro ed una informazione sociale. Ecco allora l’interesse di"Avvenire" sul non profit e sui temi della sussidiarietà, de "IlManifesto" per le differenze di cui sono portatrici le culture di altripopoli e paesi o, ancora ad esempio, per le relative cinematografie. Anche quiconsiderazioni innumerevoli si possono fare sulle tante testate che, messeinsieme, ci darebbero un quadro omogeneo delle tante culture che si confrontanoe si scontrano con i fenomeni dell’emarginazione.
Interrompendo questa scadenza per punti si può tuttavia ricordare che sipotrebbe ragionare per tipologia di supporto (telematica, radio, TV, cinema,agenzie stampa, quotidiani, riviste di settore, pubblicità, ecc.), attorno aisupporti "impensati ed impensabili" come i fotoromanzi, i fumetti, isacchi per la raccolta di carte e stracci, la fotografia d’arte e di cronaca.

Indicazioni bibliografiche per proseguire il confronto

Alcuni riferimenti bibliografici che spero potranno esservi utili percomprendere meglio il discorso.
Circa la televisione vi segnalo "L’handicap della TV" di Besio eRoncarolo, edito dalla RAI, una interessante ricerca su come è rappresentatol’handicap nella televisione italiana.
Sulla stampa quotidiana varie sono le ricerche che sono state fatte; vi segnaloquella da noi svolta a cura di Viviana Bussadori e intitolata "L”handicapnella stampa quotidiana: 1991-1993" ed edita nell’ambito della Rassegnastampa informazione e marginalità sopra citata a cui rimando anche per i varicontributi pubblicati sul tema dei Centri di documentazione e delle lorofinalità e logiche di lavoro.
Sul tema del cinema ricordo il prezioso lavoro della Ledha di Milano che ha unacineteca specializzata sull’handicap e i tanti contributi apparsi sulle rivisteHP e A-rivista anarchica.
Segnalo infine il lavoro prezioso del CNCA di cui sono disponibili gli atti deiseminari "Redattore sociale" che annualmente sono dedicati al rapportotra informazione ed emarginazione e gli atti dei seminari "Cronacagrigia" del Gruppo Abele di Torino.

(*) del Centro Documentazione Handicap di Bologna