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autore: Autore: G.Paolo Manganozzi – FIVOL

“Documentazione: la gestione dei linguaggi; il thesauro della Fivol sul volontariato”

1. Premessa a un manufatto autarchico

Pressato dalle esigenze del programma e quindi dal tempo che mi è stato assegnato, riduco a due battute una nota iniziale per collocare 1′ oggetto "thesaurus" all’interno del tema che ispira tutta la nostra giornata di lavoro, e dico che, mettendomi a riflettere, ho interpretato la gestione dei linguaggi documentali come modo mezzo tempo per raccontare gli effetti che possono prodursi quando la testimonianza dei fatti interagisce con un fenomeno il volontariato moderno inteso come azione volta ad incidere per il meglio sulla realtà sociale, per combatterne i fenomeni di emarginazione, di povertà, di intolleranza, di ingiustizia verso i più deboli.
In questa prospettiva, documentare è costringere le intuizioni creative e le tensioni solidaristiche a non perdere il contatto con la realtà degli eventi e delle situazioni che li determinano o ne scaturiscono: una sorta di "sperimentazione preventiva" capace di leggere in chiave dinamica la staticità dei dati o l’incasellamento in codici dei contenuti di un rapporto di ricerca, delle pagine di un giornale, delle immagini di un video.
Che poi il tema "documentazione" venga dimenticato nei commi delle norme (in proposito può risultare espressiva anche la direttiva dell’Osservatorio nazionale sul finanziamento dei progetti, firmata dal Ministro On. Turco il 22 dicembre 2000), o venga affrontato in termini approssimativi o irrituali, è cosa da approfondire. Una risposta potrebbe consistere nel fatto che la documentazione è concepita come figlia di un dio finanziario minore.

2. La mappa del tesoro

Le coordinate che identificano il nostro thesaurus (nostro, perchè di lavoro in gruppo si tratta) sono estraibili da questa scheda anagrafica:

• L’idea nasce da una sollecitazione a metà strada tra il desiderio di razionalizzazione organizzativa intesa come miglioramento del lavoro dei settori Fivol – e l’infatuazione accademica, in un gruppo di quattro persone (poi diventate cinque) il quale ottiene l’OK della Fondazione (sempre lungimirante e ricettivo Luciano Tavazza) per 1′ avvio del progetto, sulla base di alcune garanzie di metodo e di spesa.

• Le garanzie richieste riguardano: la non interferenza nell’attività normale della Fivol (traduzione: non sono ammessi alibi nell’esecuzione dei compiti propri dei membri del gruppo); l’esclusione di costi di gestione indotti, salvo quelli relativi all’acquisto di alcuni sussidi di base (Classificazione Decimale Dewey, Le variabili del thesaurus di Daniele Danesi); l’assunzione dell’impegno in modo programmato, fuori da varianti estemporanee (copertura, attraverso lo studio, della carenza di specifiche conoscenze in materia; incontri settimanali il mercoledì dalle ore 14.30 alle ore 17.30; verifica del lavoro e degli impegni relativi all’incontro precedente; informazioni sugli stati di avanzamento del progetto; ricorso a qualche consiglio tecnico di spiccata professionalità). Alla fine del lavoro gli incontri effettuati risulteranno 21, diluiti nell’arco di 18 mesi, periodi di interruzione e feriali compresi.

• La definizione degli obiettivi ha ovviamente costituito il primo ostacolo del percorso, tenuto anche conto di una sorta di scetticismo chic che ironizzava già sul suono latino del termine. Comunque il consenso è maturato sulle seguenti finalità:

– produrre, peraltro in una situazione di assenza di alternative specifiche in materia di solidarietà, un "dizionario controllato" di classificazione dei termini, da assumere come strumento di lavoro mirato a caratterizzare l’attività del Centro di documentazione, estraendola da improvvisazioni ed empirismi. Ovviamente tale scelta partiva dalla premessa di considerare il grado di specializzazione del Centro Fivol capace di recepire gli input di un thesaurus; nessun dubbio infatti sulla vantaggiosità dell’uso di semplici liste di parole chiave in contesti con strutturazione elementare;

– assumere il thesaurus come strumento di indicizzazione a supporto del sistema informativo Fivol; ricondurre, cioè, il linguaggio degli indicizzatori e degli utenti all’interno di un binario tecnicamente definito e come tale universalmente accettato in quanto conforme al modello della norma internazionale ISO. L’idea allo stato grezzo era quella di proporre a tutti i settori della Fondazione un "galateo" di comportamento, un "massimo comune divisore" al quale rapportarsi, sacrificando un po’ di estemporaneità traducibile anche in perdita di vivacità e gradevolezza estetica per acquisire un marchio “doc” valido su spazi e tempi praticamente illimitati. É inutile dire che la scelta di questo obiettivo ha comportato preliminarmente la definizione di un’area disciplinare che chiarisse il perchè del thesaurus e, seppure nella limitatezza della sua enunciazione, risultasse in qualche modo espressiva dello stesso DNA statutario della Fivol;

– proporre ai settori (più impegnati) della Fivol una riflessione culturale sulle motivazioni, le caratteristiche, le esperienze della solidarietà e il loro interagire con l’organizzazione e i fenomeni sociali (è l’idea base della nostra breve premessa sul "senso" della documentazione), avendo sperimentato quanto laborioso e stimolante risulti un lavoro di classificazione dei termini che, passando dal generale al particolare o al particolarissimo, voglia loro trovare la collocazione (forse l’unica?) idonea a pilotare sul bersaglio le operazioni di ricerca;

– produrre un servizio a disposizione di quanti organismi di tutto il terzo settore e del volontariato in particolare ritenessero di volerne fruire. Per questo motivo il thesaurus, dopo gli esiti favorevoli delle prime verifiche, è stato largamente diffuso ed ora sta per imboccare la via di Internet. Questa offerta, per essere totalmente sinceri, celava un calcolo egoistico: la speranza di ricevere correzioni e suggerimenti da parte di quanti avessero maturato, in settori specifici, esperienze più profonde delle nostre.

• Della metodologia di lavoro abbiamo già anticipato alcuni aspetti relativi a certi vincoli autoimposti (per es. la rigidità delle scadenze) a difesa della continuità dell’impegno. Occorre però sanare tre omissioni… volute per dar loro giusta accentuazione:

– la prima riguarda lo studio del materiale (thesauri, elenchi di parole chiave…) reso disponibile con grande senso di collaborazione da:
? Centro di documentazione SEDES sull’educazione sanitaria, Perugia;
? Centro Documentazione Handicap, Bologna;
? Centro Maderna sugli anziani, Verbania Pallanza;
? Centro di documentazione del Gruppo Abele, specializzato soprattutto sul disagio e sulle tossicodipendenze, Torino;
? Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), cooperazione internazionale;
? Fondazione Agnelli, Torino;

– la seconda è relativa alle verifiche periodiche affidate in corso d’opera a un gruppo di esperti, che consentivano di apportare eventuali correttivi agli "stati di avanzamento". Va da sé che anche – forse soprattutto? – attraverso questo confronto/interazione era possibile alimentare la riflessione culturale di tipo teorico e pratico che ha costituito uno dei volti del progetto;

– la terza si identifica nell’aver considerato da subito il thesaurus come oggetto "in continuo divenire", un "pongo" da modellare e riproporre attraverso un’opera di continuo aggiornamento che, oltre che delle forze della Fivol, potrebbe avvantaggiarsi di quelle di altri centri che con il thesaurus hanno fatto conoscenza.

• Abbiamo pestato l’acqua nel mortaio? Rispetto all’ambiente Fivol, l’operazione non può ritenersi ancora pienamente riuscita; le resistenze interne – di esclusiva natura psicologica – si sono fatte sentire, ed è singolare (o forse normale?) che il coefficiente di stima interna sia stato successivo a quello extra-Fivol. Quanto a quest’ultimo, è difficile giungere a qualche quantificazione a seguito della diffusione autonoma del prodotto su scala nazionale. Un elemento di valutazione positiva può essere individuato nell’adozione del thesaurus a base della costruzione del progetto di Biblioteca on line che la Fondazione ha in atto dallo scorso anno con lo SPES, uno dei due centri di servizio del Lazio.

• Tutto il nostro discorso resterà valido se sarà forte il sistema di verifiche che sapremo attuare.
Non c’è dubbio che il confronto con i fruitori dei servizi Fivol è un banco di prova quasi quotidiano, e quotidiana è 1’autointerrogazione degli operatori che sulla sperimentazione con gli utenti impostano le successive analisi e i comportamenti correttivi; il che significa non basarsi su astrazioni di laboratorio, ma confrontare il thesaurus con i termini del linguaggio che vive.

II tema delle verifiche non può prescindere da quelle "esterne", cioè da quel tipo di confronto con gli organismi del volontariato che ha costituito uno degli obiettivi della costruzione del nostro thesaurus. Se così è, "apro" a un interrogativo che supera il tema del controllo per diventare proposta, particolarmente, ma non solo, rivolta ai centri di servizio, che potrebbero prenderla in considerazione all’interno dei loro progetti.

La proposta: costituire un gruppo che studi e lavori per la creazione di un thesaurus del terzo settore da mettere a disposizione degli organismi non profit, degli studiosi, delle amministrazioni pubbliche, e al quale garantire costante controllo e aggiornamento. Potrebbe essere la strada per far confluire ad un unico crocevia le diverse specializzazioni che caratterizzano i centri e consentirne una fruibilità davvero diffusa.