Il CDH incontra il presidente Ciampi
- Autore: (a cura di) Francesco di Paola
- Anno e numero: 2000/78
Lo scorso 18 settembre siamo stati ricevuti al Quirinale dal presidente Ciampi; eravamo una ventina di persone in rappresentanza del Centro di Documentazione Handicap di Bologna e, al di là dell’ufficialità, delle formalità è stato un momento molto sentito anche grazie al Presidente che ha avuto un approccio diretto e “caldo”. Per il nostro gruppo sono state giornate belle che hanno rafforzato la nostra identità, il nostro lavorare assieme (che è molto particolare – lavorate con noi per crederci). Queste emozioni però non ve le raccontiamo (sarà per un’altra volta), accontentatevi dei discorsi che riportiamo sotto.
Claudio Imprudente, presidente CDH
Sig. Presidente, finalmente ce l’abbiamo fatta ad arrivare da lei, ed è per noi una grande emozione.
Le spiego brevemente il percorso che abbiamo fatto. Il termine “disabile”, come lei sa, vuol dire non abile.
Invece noi crediamo che siamo diversamente abili; questo cambia la cultura della diversità da una cultura dove la persona disabile è ritenuta oggetto di assistenza ad una cultura in cui la persona del disabile è soggetto attivo di una nuova cultura della diversità, perchè la diversità è una ricchezza e non una disgrazia. Lei si chiederà come fa a comunicare, io semplicemente guardo le lettere e Luca le traduce. Questo è un modo per cambiare mentalità, anzi, ho parlato troppo: adesso lascio la parola a Luca che le dirà il mio discorso.
Luca Baldassarre, Progetto Calamaio
Egregio Sig. Presidente,
vent’anni fa il nostro Centro Documentazione Handicap nasceva a Bologna dalla speranza di contribuire a realizzare una piena integrazione delle persone disabili nella nostra società, ma nemmeno i più entusiasti fra noi si sarebbero aspettati che la nostra avventura arrivasse al 2000.
Oggi, qui al Quirinale, siamo un po’ emozionati ma anche contenti: vorremmo ringraziarLa perché percepiamo come non rituale questo Suo segno di attenzione nei nostri confronti e soprattutto perché questo incontro testimonia per noi la Sua fiducia. “Fiducia”, come Le avevo già scritto, è una specie di parola magica, di cui tutti, ma forse noi un po’ più degli altri, sentiamo il bisogno, e che aumenta di slancio la voglia di lavorare per non essere rinchiusi in una “riserva”.
In questi anni, sempre più ci siamo convinti che accanto ad un pur indispensabile lavoro di assistenza vada affiancato un lavoro culturale e sociale, proprio per promuovere un ruolo attivo della persona disabile, che è persona degna di fiducia, portatore di diritti e di doveri. Non basta nascere in un paese per diventarne pieni cittadini ma bisogna lavorare molto, lottare alcune volte, per poter partecipare alla vita democratica. In questo senso la nostra associazione, insieme a molte altre, continua a lavorare tenacemente e qualche volta anche allegramente per dare pieno compimento ai principi della Costituzione.
Il nostro lavoro ci ha portato a incontrare e a confrontarci con i bambini delle scuole, le nuove generazioni che sono il futuro del nostro Paese, ma anche con i genitori, con gli operatori sociali, con la gente comune, perché è forte il bisogno di formazione e di una corretta informazione sui temi della diversità e della disabilità, che a noi piace ridefinire come “diversabilità”.
L’ essere abili in modo diverso è una avventura che ci ha portato a scoprire molte volte un’Italia meravigliosa, fatta di persone creative e di solidarietà non solo emotiva. Il nostro Paese ha dato molto per la costruzione di una nuova cultura dell’handicap e ci auguriamo che possa fare molto anche a livello internazionale: moltissimi infatti sono i disabili nei paesi del sud del mondo, che soffrono gravi discriminazioni essendo fra i più poveri dei poveri. Ultimamente il nostro pensiero va sempre più a queste persone, gettate spesso in condizioni di vita inimmaginabili, private dei più elementari diritti umani. Contiamo su un’Italia sempre più protagonista nel combattere le cause che portano all’impoverimento di questi paesi e conseguentemente a rimuovere i fattori handicappanti, svantaggianti, che rendono così difficili la vita di queste persone.
Passare dalla dis-abilità alla divers-abilità non è facile, anche perché come Lei ha giustamente affermato nella Sua risposta alla mia lettera, “un malinteso senso di pietà” continua a bloccare una vera integrazione. L’immagine dell’handicappato come mero oggetto di assistenza e di aiuto continua purtroppo ancora oggi, nonostante molteplici segnali positivi, ad essere l’immagine culturale predominante. Noi siamo invece convinti che comprendere e superare un pregiudizio, magari sulle abilità di un disabile, è indice di una cultura fresca e ricettiva, pronta a mettersi in discussione.
Molto è il lavoro ancora da fare ma, Sig.Presidente, ci sentiamo rincuorati dall’averLa al nostro fianco, nella conquista di una piena cittadinanza. Abbiamo una grande fiducia in Lei e siamo sicuri che l’auspicio da Lei espresso nella Sua lettera circa il superamento di “ogni barriera materiale e culturale” trovi attuazione, in modo che alle persone handicappate non venga assegnato solo il ruolo del vinto, o all’opposto quello dell’eroe, che ben conosciamo, ma la dignità di una banale, ed eccezionale al tempo stesso, vita normale, fatta di luci ed ombre, coraggio e vigliaccherie, vittorie e sconfitte.
Infine, Sig. Presidente, vorrei, a nome di tutti i collaboratori della nostra associazione, donarLe una copia della nostra rivista HP – Accaparlante (nella quale abbiamo pubblicato la Sua risposta alla mia lettera) e anche una lavagnetta di quelle che utilizzo per parlare. Sono due oggetti a noi molto cari, simboli di una comunicazione fatta con pochi mezzi ma molto viva ed efficace.
Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica
Sono davvero contento di questa vostra presenza qui; incontro, il nostro, che intendo come conferma di una avanzata, e direi ormai in gran parte acquisita, nuova cultura che riguarda i cosiddetti “disabili”.
Nel corso della mia vita, ho vissuto questa evoluzione fortissima del rapporto della società nei confronti di coloro che hanno avuto la donazione delle forti limitazioni fisiche. Se ricordo la mia gioventù, allora questa realtà veniva ignorata, o se non era possibile ignorarla era tenuta nascosta.
Poi, col volgere degli anni, in particolare negli ultimi 40-50 anni, c’è stata una evoluzione, certamente, che ha portato a questa trasformazione del rapporto della società, in particolare della società italiana, verso coloro che sono chiamati disabili e che ripeto, come Claudio ha detto, avremmo invece considerati diversamente abili.
Il passaggio è stato forte, lo vediamo, io lo considero praticamente compiuto. E’ chiaro che, come tutte le conquiste nel rapporto della società, anche queste debbano quotidianamente essere nuovamente conquistate, cioè riaffermate con decisione e con la nostra vita nei rapporti quotidiani.
Non c’è dubbio che le condizioni di miglioramento fisico richiedano un’assistenza, e approfitto per ringraziare tutti coloro che si dedicano all’assistenza. Una cosa è assistenza per consentire a chi ha una menomazione fisica di poterla superare, altra cosa è vedere esaurito il rapporto dell’essere normale con le diversità della società in soli rapporti d’assistenza.
Questo è il grande passaggio, l’abbiamo, l’avete voi conquistato; bisogna quotidianamente riaffermarlo con i nostri comportamenti. É importante anche che vi sia la capacità di esprimersi, di presentarsi e di interessarsi alla discussione dei problemi principali della nostra società, cioè che la vostra sia una capacità di esprimersi, e non solo che possa essere considerata una pur legittima aspirazione a veder riconosciuti i vostri diritti. Una partecipazione vera e attiva alla vita della nostra società.
Ecco, questo centro documentazione deve dimostrare che non si tratta solamente di far sentire la voce, ma anche di usare la vostra voce, usare il vostro spirito per essere parte attiva della vita della nostra società, nel campo dello spirito in cui voi avete proprio una ricchezza particolare.
Il mio invito è quello a fare sentire la vostra voce, che è ben fondamentale nella società italiana, anche attraverso il vostro centro documentazione, e penso che questo possa portare ad una ulteriore fase di questa lunga evoluzione vissuta negli ultimi 50 anni. Ed è con questo augurio che vi ringrazio di essere qui e che rinnovo il mio impegno al vostro fianco, impegno mio personale ma che vuole appunto essere testimone di un’Italia migliore.
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