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autore: Autore: Daniele Barbieri (a cura di)

5. Alienità dei corpi

Sull’handicap e dintorni nella fantascienza devo necessariamente rimandare al mio dossier Umano è che fu pubblicato nel 2001 su questa rivista “HP-Accaparlante” ma che si può leggere anche nel sito del Centro Documentazione Handicap (http://www.accaparlante.it/articolo/umano-è…come-la-fantascienza-racconta-luniverso-dellhandicap). C’è chi allora si è stupito che la science fiction abbia dedicato tanta attenzione – e consapevolezza – a questo tema. Per me la ricerca fu solo una conferma di quanto questo “magazzino” sia vitale e spesso possa dire quello che censuriamo o auto-censuriamo nel nostro mondo reale (il quale era stato ribattezzato, con sarcasmo, da Isaac Asimov il “cosiddetto mondo reale”, a significare che forse negli altri mondi, quelli della fantascienza, c’era più verità). 

Dunque al riguardo farò solo un brevissimo accenno storico prima di passare al paragrafo successivo.

Il ribaltamento iniziato da Brown con Sentinella tocca forse il suo apice con due romanzi di Theodore Sturgeon: Cristalli sognanti del 1950 e Nascita del superuomo (ma il titolo originale suonava Più che umano) del 1953 che, non a caso, hanno diviso – e tuttora dividono – gli appassionati di fantascienza in due schiere non riconciliate. Solo scavando dove gli uomini impauriti vedono qualcosa di incomprensibile e dunque orribile possiamo scoprire una nuova, diversa umanità. Se ci sentiamo una super-razza (o l’unica razza pensante o “il popolo eletto”) risulta impossibile accettare la sfida che Sturgeon ci propone. Se il preteso super-uomo possiede una super-scienza o super-armi in qualche modo possiamo fare i conti con lui (magari per arrenderci) ma se invece qualcosa di sovra-umano, magari qualche umano mutante, avesse una super-empatia, una super-solitudine o magari una superiore capacità di amare allora scatterebbe un antico meccanismo: la paura che prevale sul desiderio e dunque… io devo sopprimere quel che non capisco.

È curioso che anche un filosofo letto e osannato come Friedrich Nietzsche quando ha affrontato il tema del superuomo sia stato frainteso, se non addirittura arruolato (del tutto a torto) fra i precursori del nazismo. Invece basterebbe questa frase in Ecce Homo per farci riflettere: “L’uomo è una corda tesa fra l’animale e l’oltre-uomo, una corda sopra l’abisso”. E altrove – mi ricorda sempre il mio amico Fabrizio, “nicciano doc” – ha scritto: “Anche l’anima deve avere le sue determinate cloache nelle quali far defluire la sua immondizia; a ciò servono persone, relazioni, classi, o la patria oppure il mondo oppure infine – per quelli molto boriosi (voglio dire i nostri cari ‘pessimisti’ moderni) – il buon Dio”. Il superuomo nietzschiano è un “sentito dire” o un fraintendimento che venne incoraggiato dalla sorella Elisabeth, antisemita e sostenitrice del nazismo, nel risistemare gli scritti del fratello. Sarebbe interessante ragionare sui legami fra Nietzsche e i supereroi del fumetto statunitense ma sarà per un’altra volta.