Ascoltare con altri occhi, tra Berlino e Napoli
a cura di Emanuela Marasca
“Ad armi pari”. È così che Ivan Dalia, un giovane e talentuoso pianista non vedente, ha voluto intitolare
un evento realizzato circa due anni fa a Napoli. Si trattava di un concerto al buio, per ascoltare con altri occhi. Perché un concerto al buio? “Per ascoltare con altri occhi” rispose in quell’occasione Ivan. “Il buio è una condizione normale per chi non vede, ma assolutamente nuova per chi ascolta; al buio cadono le barriere, si perde la cognizione del tempo. E poi è un modo per uscire dalla schiavitù e dal condizionamento delle immagini che distraggono dalla purezza dell’ascolto”.
Ci siamo incuriositi e abbiamo contattato Ivan Dalia per porgli qualche domanda e saperne di più sulla sua vita, che al momento si districa tra Napoli e Berlino.
Il percorso
Suono da venti anni e in questo tempo la musica è riuscita a darmi confusione, visione nel senso artistico, disciplina, un po’ di saggezza, molta vita, conoscenza, analisi, una motivazione seria per vivere, apertura, bellezza… e poi credo che potrei continuare a lungo…
A dire la verità sono stati i miei genitori a spronarmi a studiare la musica. In un primo momento non volevo, mi sembrava noioso; poi a 11 anni ho sentito una forte esigenza, è stato come se si fosse aperto un mondo e da quel momento ho capito che avrei fatto il musicista.
Non ricordo bene le mie prime lezioni di piano ma ho iniziato sicuramente con la musica classica. Avevo 2 maestri, uno cieco che mi insegnava il solfeggio e un altro vedente, che mi faceva lezioni di strumento.
Ho avuto qualche difficoltà nel trovare dei libri di musica più contemporanea. Tecnicamente ho avuto bisogno di tempo per capire come muovermi sulla tastiera; poi ho incontrato dei musicisti che mi hanno aperto diversi orizzonti ma questo non significa che oggi io sia riuscito a capire tutto, anzi. La più grande difficoltà è nata quando ho incominciato a comporre.
Ho cambiato diversi maestri e mi sono confrontato con differenti pianisti in modo tale da avere un’ampia scelta; dopo un grande momento di crisi all’età di 23 anni, in cui ho pensato di abbandonare il piano, ho iniziato a pensare con la mia testa e ad avere più fiducia in me stesso.
Per quanto riguarda la composizione, il grande problema dei ciechi è scrivere e leggere. Oggi in parte sembra risolto tramite uno strumento magnifico che si chiama computer, ma io purtroppo sono una frana con il computer e questo rappresenta uno dei più grandi problemi della mia vita perché non so usarlo e soprattutto non mi piace.
Oggi sembra che ci siano molte possibilità per i ciechi per la scrittura musicale, ma un grande problema è anche la lettura e credo che questo sia un po’ più difficile da raggiungere. Oggi sono alla ricerca di un assistente fisso che possa leggere e scrivere e spero di trovarlo presto.
L’arte, l’amore e altro ancora…
Marina Abramovic ́ dice che gli amici, le persone più care, devono amare la tua arte e devono sempre darti forza perché uno dei problemi degli artisti è quello di avere alti e bassi, ma molto alti e molto bassi. In questo ritengo di essere stato fortunato, tranne per la questione “donne”: alcune non accettano il secondo posto, forse terzo, e quindi nascono i problemi…ma quando tutto ciò viene accettato significa che l’amore verso di te e la tua arte c’è e in quel momento ti senti ancora più forte.
Quando vado in vacanza devo sempre avere un piano e una tastiera a disposizione, e sapere che almeno ogni due giorni, massimo tre, posso stare da solo e suonare. Anni fa dovevo andare in vacanza con la mia ragazza, lei è greca e volevamo andare a Zante per un mese. Eravamo agli inizi della nostra relazione, io dissi: “Non posso venire se non c’è un piano” e lei rispose: “Ma sei pazzo, come faccio a trovare un pianoforte?”, ma alla fine ebbi la bellissima notizia che l’amico che ci ospitava aveva una sala prove con tastiere, batteria, casse, mixer e a quel punto feci i biglietti ed è stata una delle vacanze più belle: mare stupendo, musica, sole, cibo e bella gente.
Comporre musica per film tra Napoli e Berlino
Nella realizzazione delle colonne sonore mi faccio guidare sicuramente dal regista che mi spiega cosa vuole, cioè il senso, il carattere di cui ha bisogno, e a quel punto ci vuole una buona comunicazione.
L’impatto visivo chiaramente è molto importante nel cinema: infatti i ciechi non possono godere dell’arte multimediale perché non vedono, ma questo nella realizzazione di una colonna sonora è rilevante fino a un certo punto. Il tuo assistente deve spiegarti momento per momento cosa succede, i cambiamenti di camera di facce, tutto, minuto per minuto e a volte anche secondo per secondo, poi sta a te immaginare. Comunque la cosa più importante è capire cosa vuole il regista.
Lavorare tra Napoli e Berlino? Sono due città completamente differenti in tutti i sensi; il pubblico è molto diverso, Napoli poi è la mia città e quando suono lì fra il pubblico vedo l’amore. Per quanto riguarda i repertori, le mie composizioni sono un po’ diverse perché, passando molto tempo al nord, il temperamento cambia e questo si sente anche nella vita e in tutto.
La mia ricerca ora è finalizzata a trovare un punto di incontro con la musica più commerciale, utilizzando sonorità più vicine al rock, alla tecno, drum and bass, con armonie jazz.
Bibliografia
Ivan Dalia nasce a Capua il 3 luglio 1985. Fino all’età di 10 anni vive e cresce a Teverola, un piccolo paese di provincia a pochi chilometri da Napoli. All’età di otto anni inizia a maturare un forte interesse per la musica: dal momento che non ha ancora le idee chiare sullo strumento da scegliere, il padre gli regala un piccolo piano a muro e subito dopo gli trova un maestro di pianoforte.
A 11 anni si trasferisce a Napoli per motivi di studi e ottiene l’ammissione al corso di pianoforte classico presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Si appassiona, anche grazie alla sua insegnante, alla musica antica, ai primi strumenti a tastiera e partecipa a corsi di perfezionamento di clavicembalo e forte piano. All’età di 14 anni dapprima scopre l’improvvisazione, cominciando con la scala pentatonica blues, in seguito resta affascinato dal jazz, dalla musica etnica e dalla musica classica contemporanea.
All’età di 16 anni comincia a esibirsi davanti al pubblico in vari locali della scena napoletana, suonando musica etnica con musicisti italiani e stranieri. Dopo qualche anno inizia a formare i primi gruppi di musica jazz e all’età di 20 anni si esibisce sul palco del festival Marechiaro Jazz, con il grande artista, pietra miliare della storia del jazz, Tootz Tielemans. A 22 anni vince il Primo premio al concorso internazionale per musicisti non vedenti in Russia, dove presenta anche alcune sue composizioni. All’età di 26 anni completa gli studi di piano classico al conservatorio di Napoli con il massimo dei voti. È in questo periodo che, per continuare la sua ricerca pianistica e compositiva, si
trasferisce a Berlino dove continua a lavorare come compositore, scrivendo colonne sonore per video d’arte e musiche per teatro sperimentale.
Per saperne di più:
www.facebook.com/daliaivan