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autore: Autore: Fabrizio Galavotti

La sottile linea rossa

Esistono due campionati: quello che tutte le settimane entra nelle nostre vite attraverso la televisione, i giornali, le radio, le discussioni da bar, i dialoghi in piazza, e quello meno rumoroso che ci vede sudare con la squadra degli amici, che riempie di roba sporca i nostri cesti per la biancheria e accende un sorriso o un pianto nello sguardo dei nostri figli. Sono due campionati che spesso hanno punti di contatto, ma sono allo stesso tempo molto diversi, in uno strano sistema che a volte sembra quasi porli l’uno contro l’altro o l’uno dipendere dall’altro. È difficile capire dove stia questo confine, a me piace pensare che sia tracciato dalle righe di un campo da gioco: le stesse righe per tutti, sia che disputino partite di serie A con stipendi fantasmagorici, sia per quelli che rimediano figuracce davanti agli sguardi di pochi intimi o addirittura solo davanti a se stessi, in qualche sperduto campetto o palestra di periferia.
Nel film di Terence Malick “La sottile linea rossa”, la linea demarca il confine tra la natura incontaminata dell’Isola di Guadalcanal e l’orrore più deturpante dell’uomo, la guerra; tra il mondo idilliaco dell’immaginario dei soldati e la cruda realtà della battaglia. Anche nel mondo dello sport una sottile linea rossa divide lo sport dell’amicizia tra i popoli, della forza e del coraggio, della lealtà e della gioia da quello del razzismo, del doping, della violenza e delle scorrettezze. Occasioni di gioia e di felicità, come seguire la propria squadra del cuore, si trasformano in tragedie, sogni di ragazzi alla ricerca dei propri miti si trasformano nell’incubo della vittoria a tutti i costi.
Ora voglio raccontarvi un episodio. Dopo trent’anni (o forse più) hanno rifatto il fondo del campo di gioco della polisportiva dove ormai da dieci anni gioca la mia squadra di electric wheelchair hockey (hockey per disabili con carrozzina elettrica): al posto di un ormai sbrindellato linoleum è stato messo un bellissimo parquet. Mi chiedono di andare a parlare con il geometra della ditta che sta realizzando i lavori, per parlargli delle righe del campo. Quando arrivo in palestra lo trovo alle prese con il disegno del campo da gioco di hockey, che alcuni giorni prima avevo consegnato al segretario della polisportiva, mi mostra il disegno, poi mi dice: “Ma tutte queste linee sono necessarie? Sa, qui ce n’è proprio una che va a incrociarsi con la linea dei tre punti della pallacanestro, la dobbiamo proprio fare?”. In quel momento mi sono passate per la testa una serie di innominabili risposte, ma incredibilmente con una naturale serenità gli ho risposto: “ Sì, sono tutte necessarie!”. La discussione è finita lì e il giorno dopo sul luccicante parquet risplendevano le linee rosse del campo di hockey, tutte le linee rosse necessarie! Non credo che in questi giorni stiano confondendo i cestisti o i pallavolisti che le vedono sotto le suole delle proprie scarpe da tennis; loro sono ben concentrati sul confine delle linee sulle quali devono gareggiare.
Quelle linee rosse sono un confine da superare, magari per avere il coraggio di essere come gli altri; non sono un recinto dove essere rinchiusi, o peggio un rifugio per fuggire dal mondo, sono parte di questo “grande sasso”(citazione dal film).
Solo oggi le strutture sportive in Italia cominciano ad adeguarsi alle esigenze di tutti gli sportivi, seppur le resistenze, soprattutto culturali, sono ancora forti e per spettatori e atleti disabili il traguardo della normalità è ancora lontano.
È importante nella scuola, nelle parrocchie, nelle polisportive creare per tutti la possibilità di confrontarsi con gli altri e con se stessi, a volte basta solo qualche riga in più, questo vale nello sport come nella vita.
Io sono uno di quelli che sogna una Olimpiade per tutti e di tutti, sono certo che ci arriveremo.

Lo sport per disabili in rete

La Rete può essere il passaggio fondamentale per far conoscere maggiormente le attività sportive delle persone disabili; infatti Internet, con il suo bacino d’utenza, potrebbe diventare il territorio ideale per dare più visibilità agli sport-handicap, che spesso vivono nell’ombra.
Oggi la situazione non è delle migliori; i siti con queste tematiche sono pochi, quelli che esistono sono gestiti male, e soprattutto non vengono aggiornati con frequenza; questo comporta molti danni: perdita d’ interesse per l’argomento e mancate informazioni riguardanti gli eventi sportivi (da cui consegue la mancata occasione per avvicinarsi a questi sport facendoli conoscere ai diretti interessati).
Considerando il tipo di utenti che maggiormente navigano su questi siti, occorre che questi ultimi siano facilmente accessibili, cioè utilizzabili da persone con diversi tipi e gradi di disabilità, e agevolmente consultabili in tutte le loro parti in modo chiaro e diretto. Inoltre è necessario che essi possano essere utilizzati con tutti i browser (programmi di navigazione) e, per renderli più gradevoli, vi sia la presentazione del sito in flash, che permette le animazioni.
Per quanto riguarda il basket in carrozzina, che è lo sport più praticato in Italia, sottolineo che ha un portale, www.basketincarrozzina.it, attualmente chiuso per ristrutturazione fin dal settembre 2005; avrebbe dovuto riaprire per l’inizio di campionato in novembre, ma ciò non è ancora avvenuto. Comunque, anche nel periodo in cui era funzionante, per quanto riguardava la suo struttura interna, questa lasciava alquanto a desiderare: ad esempio, non si potevano leggere direttamente i risultati e la classifica, perché occorreva prima cliccare su un link che permetteva di accedere a un file in formato pdf, che senza il programma Acrobat non è possibile aprire. Inoltre mancavano completamente i tabellini riguardanti le statistiche sui singoli giocatori e sulla squadra.
.Le principali informazioni riguardanti lo sport-disabili sono comunque reperibili nel sito del CIP, Comitato Italiano Paralimpico (www.comitatoitalianoparalimpico.it), nel quale vengono giornalmente fornite le notizie sportive.
Personalmente, credo che il sito più stimolante sia quello della FIWH, la Federazione Italiana Weelchair-Hockey, ovvero hockey su carrozzina elettrica (www.fiwh.it).
Esso contiene non solo tutte le informazioni inerenti a questo sport, comprensive dei risultati del campionato e delle varie classifiche, ma anche articoli sulle partite e un forum dove ci si può scambiare opinioni su vari argomenti.
La community, cioè gli utenti del sito, è formata da giocatori, da loro amici, da addetti ai lavori, da tifosi.
Per questi sportivi, il più efficace strumento per comunicare velocemente e direttamente, è la chat. Io lo so bene, considerando il fatto che faccio parte della squadra di wheelchair hockey Antal Pallavicini Rangers (www.rangersbologna.it).
Molto spesso chatto e mi “incontro” con ragazzi anche di altre squadre tramite messenger o skype; in tal modo abbiamo la possibilità non solo di scriverci, ma anche di videochiamarci grazie alla webcam e al microfono.
Ora voglio raccontarvi due episodi. Durante una videochiamata con un giocatore della squadra di Milano, egli ha voluto mostrarmi la propria abilità con mazza e pallina tra le pareti di casa. Potevo osservarlo mentre schizzava velocemente tra una parete e l’altra della camera. Un’altra volta ha voluto passare dalla sedia da ufficio alla carrozzina, al fine di sistemarsi comodamente sul divano; improvvisamente non l’ho più visto… in effetti era caduto per terra. Scherzando, gli ho chiesto se era ancora vivo (so bene che riesce a rialzarsi da solo!); con un po’ di fatica, e con mio grande sollievo, il mio amico è riuscito a rimettersi seduto.

Spesso, specialmente tra compagni di squadra, preferiamo questo mezzo al telefono. Molte comunicazioni all’interno della squadra, specialmente quelle tra la dirigenza o l’allenatore e i giocatori, avvengono tramite e-mail.
Sicuramente queste tecnologie sono fondamentali per i disabili motori, considerando il fatto che molti di essi sono spesso in casa, e questo risulta quindi il metodo più semplice per relazionarsi con gli altri, specialmente quando le difficoltà di movimento delle braccia sono notevoli (per scrivere con la tastiera virtuale e la trackball basta un dito!).
È indubbiamente importante anche l’impatto sull’informazione offerta dalla pubblicazione di un articolo riguardante uno sport-handicap su giornali telematici.
L’intervista del sottoscritto a Claudia Bedin, allenatrice della squadra di minibasket in carrozzina del circolo ATC Dozza di Bologna, avvenuta all’inizio di novembre e pubblicata su Bandiera Gialla, il giornale on line di informazione sociale (www.bandieragialla.it/articolo.php?id=1968) ha fatto sì che moltissime persone abbiano avuto informazioni su questo sport (il pezzo è stato letto circa 700 volte). Biagio Salduto, dirigente sportivo della squadra, mi ha confermato che in molti l’hanno informato dell’avvenuta lettura dell’articolo. Al di là di tutto ciò, la squadra pare abbia comunque reperito due nuovi giocatori: ciò è estremamente importante per la sopravvivenza della stessa, anche perché, chi raggiunge il diciottesimo anno d’età, deve comunque ritirarsi, a meno che non si tratti di un giocatore con un alto grado di disabilità.
Il futuro dell’informazione resta comunque sempre più legato a Internet, tramite siti web, quotidiani, blog e portali, anche perché rappresenta il modo più rapido per ottenere notizie.