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autore: Autore: Jean Marie Bouroche

12. Una gita come le altre. L’esperienza di Trekking Italia di Bologna

di Jean Marie Bouroche e Piero Vetturini, Trekking Italia Sezione Emilia Romagna

Nello statuto di Trekking Italia è previsto lo sviluppo di attività con persone disabili di tutti i tipi, il nostro obiettivo è di fondere la disciplina fisica con gli aspetti culturali e sociali. Anche se lo statuto è comune, c’è una grande autonomia tra le varie sedi regionali. La sede di Bologna da alcuni anni sta portando avanti iniziative che coinvolgono le persone con disabilità; alcune non sono riuscite a proseguire, altre invece hanno trovato il modo per farlo.

Non sempre è facile coinvolgere gruppi misti
Ci aveva contattati un liceo perché avevano una ragazza con disabilità motoria e ci avevano chiesto di fare un trekking considerando anche un percorso adatto per le carrozzine. Però la scuola ci ha messo molti paletti: partire e tornare in orario scolastico, andare con mezzi pubblici. Per cui li abbiamo portati in un’area naturale situata poco fuori Bologna. Si chiama area del torrente Dosolo, un triangolo fatto da due torrenti, che è stato rinaturalizzato con due zone umide e un macero. Non lo conosce nessuno, ma è interessante anche se molto piccolo. All’interno di questo spazio c’è un percorso che si può fare per osservare le zone umide, c’è un macero e ci sono delle chiuse che gestiscono questo equilibrio. C’è anche un museo tematico sulla bonifica dell’acqua organizzato molto bene. La ragazza in carrozzina si è divertita moltissimo, mentre tutti gli altri hanno detestato l’attività. Del resto per portare in giro ragazzi in carrozzina servono o strade asfaltate con poco traffico o strade bianche forestali non sconnesse, tenute bene. Da noi sono pochissimi gli itinerari, per cui questa cosa è finita subito. È successo cinque o sei anni fa e dopo quell’esperienza di carrozzine non ci siamo più occupati.
Abbiamo fatto delle uscite con ragazzi non udenti dell’Istituto Gualandi. L’iniziativa era stata chiesta da due operatrici che volevano fare delle attività con ragazzi adolescenti, sordi e non, mescolandoli, e avevano identificato il trekking come un’attività che favorisse questa integrazione. Abbiamo fatto due o tre uscite, poi siccome venivano solo ragazzi non udenti e non veniva nessun altro, anche questa esperienza è finita. È finita perché non sono riusciti a coinvolgere degli adolescenti udenti e a fare un gruppo misto.
Altre esperienze però sono riuscite bene. L’associazione “Volhand” di Crespellano ci ha chiesto di portare fuori delle persone con deficit intellettivi di varia entità. Programmavamo un giro non troppo lungo, 3 ore di cammino e con poco dislivello. Poi loro lanciavano l’iniziativa e i ragazzi si iscrivevano. A seconda del numero e del tipo di ragazzi che si iscrivevano, avevamo gli accompagnatori, a volte con rapporto 1 a 1, a volte meno se c’erano ragazzi più gestibili.
Quest’esperienza è durata più a lungo, più di un anno. Facevamo 1 giro ogni 2 o 3 mesi, abbiamo fatto 4-5 giri complessivamente. Andavamo a Monteveglio, in val Samoggia, Tolè, Vedegheto, in genere nelle zone collinari bolognesi.
La maggior parte dei ragazzi che venivano all’escursione erano molto ubbidienti, poi ce n’era qualcuno che non aveva tanto il senso dello spazio, cioè da soli andavano fuori sentiero e bisognava riacchiapparli, bisognava stare molto attenti.

Un omone grande e grosso e la sua mamma
L’esperienza che ci è parsa molto interessante è stata però un’altra. Ci ha contattato il servizio handicap adulto dell’ASL per coinvolgere nelle nostre attività persone che avevano ampie autonomie. Il principale problema di queste persone è il tempo libero: le vacanze, le ferie, per loro sono una cosa terribile. Le loro patologie peggiorano quando sono in ferie. L’urgenza era organizzare il tempo libero.
Abbiamo deciso di provare a inserire nel gruppo un paio di queste persone con il loro accompagnatore, e abbiamo fatto un’escursione insieme ai nostri soci. Non sapevamo come avrebbero reagito i nostri soci o se i nuovi inserimenti avrebbero creato problemi durante l’escursione. In quell’occasione è venuta solo una persona con sua madre: era un omone grande e grosso con la madre piccola piccola. Questa esperienza, seppure limitata, è andata molto bene, nessuno dei soci si è lamentato ed è stata un’escursione inserita nella normale programmazione. Nessuno degli altri miei colleghi accompagnatori di Trekking Italia se l’è sentita di ripeterla. A me piacerebbe far partire un gruppo di famiglie con persone con deficit intellettivi ma bisogna capire come organizzarsi. L’esperienza migliore è non fare gruppi separati, ma provare un inserimento.