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autore: Autore: Stefania Baldi Aggio

11. Tanto è ancora possibile

di Stefania Baldi Aggio, mamma di Francesca, animatrice con disabilità del Progetto Calamaio

“Ciao, io vado. Mamma, ti sei ricordata la mia borsa con il computer?”.
“Perché poi devo ricordarmela io, non l’ho ancora capito, comunque sì, è già dietro alla tua carrozza. Aspetta Frency, almeno un bacio e buona mattinata!”.
Questo accade al lunedì, al mercoledì e al venerdì.
Questo non sarebbe mai stato nemmeno pensato fino a qualche anno fa.
Oggi Francesca ha 25 anni e, come lei ama dire a tutto il mondo, lavora, ha dei colleghi e impiega il tempo delle sue mattine in attività che adora e che le permettono di avere quel sorriso.
Tutto ciò non è assolutamente scontato, perché Francesca è una ragazza-donna diversamente abile, con gravi deficit motori e con tanto desiderio di conoscere e vivere la sua vita. Le piacerebbe decidere, programmare, organizzare, pianificare le sue azioni, ma accade rare volte.
Però, c’è un luogo dove ciò accade, un posto dove sentirsi al posto giusto ed è proprio al Centro Documentazione Handicap che Francesca va al lunedì, al mercoledì e al venerdì mattina.
Quando parlo con lei scopro ogni volta che tanto è ancora possibile, perché grazie al CDH Francesca ha iniziato a emergere come persona. Provare a confrontarsi e mettersi in discussione era impresa ardua per lei, nel senso che all’interno della famiglia e del suo stretto giro di conoscenze ha quasi sempre la ragione, si cerca per riguardo nei suoi confronti di assecondarla il più possibile e le si mostra il più possibile le sue possibilità, nascondendo garbatamente i suoi limiti, che mai saranno superati.
Ora, sta imparando, grazie ai colleghi, agli educatori, ai volontari e a chiunque passi dal CDH, a stare bene anche con i diversamente abili come lei, e a parlare di tutti quegli argomenti che la spaventavano tanto.
Parole come sesso, corpo, affettività, autonomia, crescita, confronto, indipendenza sono normali nel gruppo Calamaio, se ne parla, con semplicità, ma con grande profondità. Francesca ha partecipato a laboratori che l’hanno provata, ma sicuramente cambiata: più stima verso se stessa, più consapevolezza, più coraggio, nel senso di audacia a parlare e a imporsi, più capacità di gestire le proprie emozioni. Questo è stato un grande traguardo e un grande successo, perché quando il tuo sistema centrale nervoso non funziona a meraviglia, provare emozioni può diventare quasi un problema. Non era in grado di controllare la gioia o il dolore, era troppo per lei, e allora meglio evitare. Ora, grazie anche agli incontri con le scuole di qualunque grado, anche se i piccoli delle elementari rimangono i suoi preferiti, riesce a mostrarsi e a parlare, ridere, scherzare delle sue imperfezioni.
Io, da mamma, ho impiegato tempo ad adattarmi alla nuova Francesca, nel senso che lei cambiava e capivo che i meriti questa volta non erano miei, cercavo di scovare degli errori nel percorso che Francesca aveva intrapreso al CDH, ma mi sono arresa quasi subito. Andava e continua ad andare bene, io ho tanti ruoli nella vita di mia figlia, ma non dovevo avere quello di educatore e non dovevo permettermi di dare consigli o peggio istruzioni a Francesca per quello che riguardava il suo lavoro. Lei mi racconta quasi tutto quello che accade nelle sue mattine, mi rende partecipe, senza però chiedere il mio permesso; e ciò è ancora un altro grande successo.
Sono finalmente tranquilla quando Francesca non è con me, per esempio non accadeva quando frequentava il liceo, e ritrovarci anche solo dopo poche ore di distacco rende migliori le nostre giornate e ha contribuito moltissimo a ridurre la nostra dipendenza dell’essere nello stesso momento nello stesso posto insieme.
Grazie per avermi permesso di scrivere e condividere con voi questo mio pezzo di vita.