Il rap, la musica ribelle per eccellenza
di Tyrone Nigretti, critico musicale e scrittore
È proprio il caso di dire che le diverse espressioni artistiche si incontrano… In primavera Lucia, Tommaso ed io, Emanuela, partiamo per andare a presentare le poesie del nostro collega Mario, tra i protagonisti del Festival Internazionale della poesia di Milano. Mai ci saremmo immaginati di incontrare lì in mezzo anche un “critico musicale”, e che critico! Tyrone Nigretti, questo è il suo nome, un nome buffo, ma che incuriosisce: il suo significato è “terra di Eoghan”, una delle 32 contee di Irlanda.
Abbiamo scambiato qualche chiacchiera e dalla poesia siamo passati alla musica. “Vuoi vedere che è appassionato di musica celtica?” – mi sono detta.
Eh no, il nome non ha contagiato il suo alter ego. È la musica rap la sua passione, quella che lui definisce la musica ribelle per eccellenza.
Ed ecco cosa ci racconta Tyrone sul rap.
Ogni genere musicale, volendo, potrebbe essere in grado di comunicare tanto ai propri ascoltatori, ma il rap è la musica ribelle per eccellenza, capace di abbattere muri e frontiere, capace di cambiare situazioni che necessitano una nuova prospettiva. Il rap è un microcosmo facente parte di una cultura più vasta: l’hip hop. L’hip hop nasce in America, dal Bronx, intorno agli anni ’70. Questa musica, e ancor di più questa cultura, non si impone di inventare nulla, bensì di reinventare; come spiega Grandmaster Caz in “The Art of Rap”. I beats hip hop (le basi su cui i rapper cantano) sono sempre frutto (o quasi) di hit già conclamate.
Ma non è solo questo ciò che fa del rap una musica che si reinventa sempre, ma è anche l’obbligo di rimanere sempre giovane, di essere aperto a nuovi suoni e nuove culture.
È un genere duro, che, purtroppo, in Italia, la massa accetta solo nella forma più docile e mansueta, rifiutandone la vera natura aggressiva e senza peli sulla lingua.
Solo nel 2006, il rapper Fabri Fibra, con l’album Tradimento, è riuscito a portare il rap a un livello più alto, a un pubblico più ampio, senza snaturarne la sana durezza. Ancora, le radio, nonostante dischi d’oro e di platino dei vari rapper, si rifiutano di passare il rap, almeno che non venga addolcito.
Avevo un desiderio: volevo fare il rapper, e non ci sono riuscito. Poi volevo fare il beatmaker (colui che produce la musica hip hop), ma non ce l’ho fatta… Insomma, volevo far parte della cultura hip hop; disabile dalla nascita, ero l’“emarginato” per eccellenza. Intuivo che quella musica e quella cultura così piene di rabbia (ma anche di voglia di riscatto) avrebbero potuto farmi bene.
Iniziai l’ascolto di alcune hit, una su tutte, appunto, fu proprio “Applausi per Fibra” (dell’album Tradimento). Percepivo il malessere dentro quella canzone, ma anche una forte voglia di riscatto sociale. Era la mia musica. Approfondii quell’interesse che oggi è divenuto una vera passione.
Prima YouTube, poi i dischi, e infine i live mi hanno permesso di conoscere persone, di dialogare, di confrontarmi, di scoprire la mia vera vocazione: la scrittura in prosa.
Cominciai, con scopo ludico, a recensire dischi e vari progetti rap italiani. Pubblicavo le recensioni su Facebook, giusto per farle leggere agli amici e ad altri fan del genere, e a loro piacquero. Ogni volta che mi trovavo un disco tra le mani dovevo recensirlo, era divertente. Fino a che le mie recensioni non arrivarono all’occhio attento di Paola Zukar (Big Picture Mngmnt), manager di Fabri Fibra, Marracash, Clementino e Tommy Kuti. Non è esagerato dire che: se oggi il rap è riuscito a conquistarsi una buona fetta del panorama musicale in Italia, oltre che agli artisti sopracitati, è grazie a lei. Ma in che modo questa donna c’entra con me?
Il mio malessere, durante l’adolescenza e poco dopo, diventava sempre più pressante e rischiava di lasciarmi interdetto, senza la voglia di reagire o sapere cosa fare.
Nel 2011 arrivò una vera e propria sveglia per la mia coscienza: Dietrologia – I Soldi Non Finiscono Mai, libro di Fabri Fibra.
Grazie a quel libro compresi che essere hip hop significa farcela con le proprie forze, fare un balzo in avanti, salire più in alto. Per questo mi misi a scrivere un libro, in prosa, come mi riusciva meglio e come mi piaceva di più.
Lo comunicai su Facebook, sempre agli amici, e la notizia piacque, ancora.
Paola mi comunicò il suo interesse di leggerlo, ed è grazie a lei, e ovviamente a Rizzoli editore, se nel 2015 ho pubblicato il mio primo libro: Fattore H – Slalom di un disabile nella nostra società.
Credete sempre in ciò che vi appassiona, e non smettete mai, anche se avete tutti contro. Perché se riuscirete a credere in voi stessi, anche altri cominceranno a credere in voi.
Per saperne di più: www.facebook.com/tyrone.nigretti