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Le famiglie raccontano: “crescere” insieme

di Giovanna Di Pasquale e Luca Baldassarre

Il servizio
Ricevo il servizio di assistenza socio educativa domiciliare dal settembre 1992.
Mi sono rivolto al servizio per il trasporto e il rientro al lavoro dopo l’incidente che ho avuto nel marzo del 1991. Io lavoro come medico presso l’Igiene Mentale, e avevo bisogno di un operatore che potesse stare con me e aiutarmi negli orari lavorativi, per non impegnare infermieri e colleghi che lavorano con me. Le prestazioni partivano da casa mia; il primo operatore non sapeva guidare, e quindi avevamo un autista che mi accompagnava e ci veniva a riprendere. Inizialmente c’era un orario ridotto, di 3 giorni la settimana, per un totale di 4/5 ore al giorno compreso il viaggio.
Le prestazioni del servizio sono state concordate con le referenti del servizio; hanno fatto un progetto ad hoc di rientro lavorativo part-time (3 giorni la settimana con orario parziale), e l’hanno concordato con la mia responsabile.
Oltre al servizio di assistenza (socio-educativa) domiciliare residenziale fruisco di altri servizi che riguardano gli ausili, ogni tre mesi vado a Corte Roncati, per sacchi da letto e da gamba per l’incontinenza urinaria – è una fornitura dell’ASL per invalidi che non rientra nel progetto personalizzato. Per il resto mi organizzo per conto mio.

Le risposte, gli adattamenti, i cambiamenti
La risposta che ho ottenuto è stata quella che mi aspettavo di ricevere.
Il servizio si è adattato alle mie esigenze, e mi sono sempre chiesto se è lo stesso per tutti o se il fatto di lavorare in sanità come medico è stato in qualche modo un privilegio.
Il servizio negli anni si è anche modificato innanzitutto per gli orari, se non erro nel 1999 il servizio è stato esteso a 6 ore al giorno, dalle 8 alle 14, per 5 giorni la settimana. Il mio orario di lavoro attuale verte su 4 ore e 20 minuti lavorativi dal lunedì al venerdì, e con il trasporto si arriva alle 6 ore. Una volta al mese, il venerdì, partecipo come medico specialista alla Commissione Invalidi Civili, e quindi l’orario del servizio si sposta dalle 11.30 alle 18.30 per coprire la riunione e la Commissione. Altri interventi differenziati riguardano l’aggiornamento obbligatorio, 8/10 volte l’anno, in sedi diverse in altri Comuni della provincia.
Tutte queste necessità lavorative sono coperte dal servizio.
Inoltre, visto che la mensa ha delle barriere, l’operatore ha la mansione di andarmi a prendere il pasto con un contenitore termico e aiutarmi a consumarlo in ambulatorio.
Oltre all’aumento di orario, l’operatore di ora inoltre guida anche il furgone per il trasporto, e questo è una facilitazione.
Gli operatori sono cambiati in questi anni, ne ho avuti una decina, ma ho sempre mediato con la coordinatrice del servizio di assistenza domiciliare della cooperativa che gestisce il servizio per avere un operatore con determinati requisiti. Siamo a contatto con il pubblico, quindi ho sempre richiesto persone con buona presenza, capacità di relazione e un livello di studio (studenti universitari o laureati) tale da consentire di aiutarmi nelle operazioni lavorative, e il fatto di essere medico mi ha probabilmente agevolato.
Nei primi anni ci sono stati dei problemi legati alla necessità di capire di che tipo di supporto sul lavoro avevo bisogno, ma poi, una volta “cresciuti insieme”, le scelte degli operatori sono state sempre molto mirate. Nel tempo, infatti, è stata garantita una sempre maggiore professionalità, nel senso che l’operatore sa usare il computer e può così aiutarmi nell’espletamento tecnico del mio lavoro, come l’inserimento dati, la battitura delle cartelle cliniche e delle relazioni o la ricerca di informazioni.

I punti di forza, le criticità
In tanti anni non ho da muovere un appunto, il servizio è stato sempre molto efficiente. Inoltre gli operatori hanno sempre assicurato puntualità, discrezione e educazione, e in generale alta professionalità.
In passato, non più di 8 o 10 volte in questi anni, è successo che, per indisposizione dell’operatore, io mi trovassi “scoperto” la mattina, e questo implicava dover trovare al momento qualche amico che potesse accompagnarmi e venirmi a prendere, e comunque gravare durante le ore di servizio sui miei colleghi. Poi, da circa sei mesi, un operatore della cooperativa funge da supervisore rispetto agli operatori, e oltre al mio operatore fisso ci sono due “jolly” che all’occorrenza vengono contattati la mattina e nell’arco di mezz’ora possono arrivare come sostituti. Questo sistema mi mette al riparo da spiacevoli “sorprese” mattutine.
Oggi posso dire che il servizio risponde al mio bisogno in modo completo.
Senza il servizio dovrei pagare direttamente un operatore, oppure il mio colf potrebbe accompagnarmi la mattina, ma poi dovrei gravare sui miei colleghi – per un giorno un infermiere può vicariare, ma oltre diventerebbe un disservizio per la struttura. La mia possibilità di lavoro è strettamente correlata al fatto di avere con me un operatore.

Il futuro
Il servizio di cui fruisco per come è adesso è perfetto, non vedrei come possa migliorare.
Sono molto preoccupato per i possibili tagli a tutti i livelli. Se c’è bisogno di tagli, sarebbe insensato farli nei servizi erogati a disabili, ad anziani o all’infanzia. Tagliare sul piano della sanità o dell’aiuto alle persone più deboli è un controsenso folle e assurdo.
Vedo che anche in ambito sanitario sempre più cose vengono delegate a cooperative (ad esempio le pulizie), per cui credo che sia nella natura delle cose. Se effettivamente questa modalità implica un risparmio, perché all’Azienda costa meno pagare una cooperativa che avere dei dipendenti a tempo pieno, e se il servizio erogato è buono come quello che ho io, credo non ci sia niente da eccepire.
Il problema è se la qualità del servizio viene a cadere – io però ho sempre avuto operatori di cooperative, e della decina di operatori che ho avuto solo con uno ho avuto difficoltà, perché era il meno affidabile e il problema di essere “scoperto” la mattina è capitato la maggior parte delle volte con lui, e comunque oggi con il nuovo sistema non sarebbe più un grave problema.
 




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