Skip to main content

Le competenze educative dei genitori

Protagonismo dei genitori
Dai racconti che presentano l’itinerario della vita scolastica e sociale degli handicappati emergono come protagonisti persone la cui presenza conferisce spessore

 

e sostanza a tutte le attività necessarie ad una corretta integrazione. Se nessun uomo è un’isola, la vita di un diversabile fa emergere con forza l’interconnessione delle nostre vite. Nessuno è autosufficiente, attorno a noi si intrecciano rapporti che determinano non solo la nostra esistenza materiale, ma soprattutto quella spirituale ed umana. Le persone cosiddette normali possono mascherare o occultare la rete sociale che li sostiene; l’esistenza del diversabile mette a nudo questa situazione e sottolinea la necessità per tutti della cooperazione. Tra le persone che determinano lo sviluppo umano delle persone in situazione di handicap emergono agenti sociali che più degli altri rendono possibile il complesso processo dell’integrazione. Occorre riconoscerne l’azione, valorizzarla, analizzarne la specificità del contributo, conoscerne le caratteristiche migliori sulle quali poter far affidamento. Ci lamentiamo della mancanza di risorse, riferendoci spesso a quelle materiali. Senza sottovalutarne l’importanza, questa richiesta dipende da un atteggiamento consumistico che ci induce a non tener conto della risorsa uomo. Si considera risorsa solo quella validata ufficialmente, garantita da un titolo ufficiale, da uno studio spesso basato solo sui libri. Non ci rendiamo conto che studio non è solo quello teorico ed astratto, è anche l’esperienza umana codificata nella pratica quotidiana. Questa risorsa è importante, perché si radica nella continuità dei rapporti e nella specificità delle conoscenze, ponendoci in grado di fare analisi concrete di situazioni concrete. Il riconoscimento di queste capacità nelle scienze umane valorizza le competenze relazionali dirette. Studi generici ed astratti rischiano di ingessare le persone, di classificarle con diagnosi che spesso si rivelano autoavverantisi. Creare unità di misura per l’uomo ha portato all’aberrazione del Quoziente di Intelligenza, che in Italia fortunatamente non ha avuto larga diffusione; comparazioni prive di senso conducono a comode ma disperanti diagnosi di età mentale, che tolgono speranza a chi desidera impegnarsi nella direzione di una sempre maggior promozione umana. La ricerca scientifica ha preso atto che dietro le risorse umane definite aspecifiche, grezze, esistono chiarezze e competenze che devono ottenere validazione da parte di tutta la comunità scientifica ed esser accettate con lo stesso rispetto che si ha per quelle dei “tecnici”. I genitori sono esperti a pieno titolo per i loro figli e per le scelte che li riguardano. Nella pedagogia scientifica della Montessori, accanto al riconoscimento educativo della validità della soggettività dell’alunno, espressa nella formula “il bimbo è il maestro dell’adulto”, si pongono le basi per il necessario rispetto per le scelte dei genitori.

 

Validazione della Pedagogia dei Genitori
Vi è la necessità di presentare e fissare le basi scientifiche delle competenze dei genitori, perché venga riproposta la fiducia nella loro attività educativa. Gli esperti devono rendersi conto che occorre collaborare ed anche imparare dalle famiglie . Una studiosa americana mette a fuoco l’approccio degli esperti con le famiglie: “Tradizionalmente il prevalente approccio alle famiglie, in particolare quelle con figli disabili, è derivato dagli ambiti della medicina, della psicologia, dell’educazione e dell’assistenza. Collegandosi ai metodi delle scienze sociali gli esperti hanno esaminato la famiglia allo stesso modo col quale un medico esamina un ammalato. Il risultato è che la maggior parte degli esperti sostengono che le famiglie sono impegnate in una continua lotta per affrontare i devastanti problemi che riguardano, ad esempio, la presenza di una persona handicappata. I genitori e gli altri membri del nucleo familiare vengono giudicati dalla maggior parte degli esperti in base alla loro debolezza e mancanza piuttosto che per la loro forza e le loro risorse .” Fortunatamente questo paradigma sta cambiando: ”Sono messi in discussione i modelli ‘deficitari’ che accompagnavano la pratica degli esperti, sostituiti da teorie che sostengono la competenza delle famiglie… Chi desidera capire (e rispettare) l’esperienza dei genitori sempre di più si rivolge ai genitori stessi per ottenere la loro interpretazione della situazione che stanno vivendo. Invece di assumere una visione dall’esterno, questi ricercatori dipendono dai genitori per definire il significato delle loro scelte e del mondo che li circonda ”.

Dignità dei genitori
Occorre generalizzare questo atteggiamento, invitando educatori, personale sanitario, docenti a porsi all’ascolto dei genitori, per imparare da loro. Ridare significato di apprendimento reciproco e paritario a questa parola che, per la medicalizzazione e la patologizzazione dei rapporti, ha acquisito un’accezione terapeutica. L’ascolto è diventato quello dello psicologo che si pone su di un piano diverso, mai paritario, terapeutico. Ascoltare significa interpretare (nella situazione peggiore), oppure auscultare, porgere l’orecchio a chi ha problemi, cercare sintomi, indizi per individuare patologie. “Persone non problemi”, è il titolo di un libro di Don Ciotti; persone con competenze ed esperienze in grado di arricchire chi li interpella. Le narrazioni dei genitori non sono testimonianze, sono analisi in cui non è racchiuso solo un sapere oggettivo, ma vi sono decisioni ed un progetto. Sono indicazioni per l’azione che un giudice, un operatore sanitario, un docente deve accettare, perché l’esperto di quel ragazzo è il genitore, è lui che ne ha la responsabilità oggettiva per il futuro, è lui che ha elaborato un progetto di crescita. Le decisioni degli operatori vanno prese paritariamente coi genitori, titolari di un sapere educativo e formativo. Attualmente a qualsiasi livello viene tolta loro dignità e, di conseguenza, autorità.




naviga: