(S)guardi e ri-guardi Il calore della lampadina spenta
- Autore: Ma. ca.co.
- Anno e numero: 2017/9 (monografia sul teatro)
di Ma.ca.co.
“Non sappiamo più guardare! Viviamo in un universo saturo d’immagini ma è come se fossimo ciechi!
Dobbiamo tornare a interrogarci sulla percezione e la memoria visiva. Solo così potremo riconquistare la capacità di guardare il Mondo!”.
(Bilal)
Ogni giorno, in ogni istante siamo investiti da una massa abnorme di informazioni, una quantità di comunicazioni nuove, monouso, a basso costo, dalle quali corriamo il rischio di essere sommersi.
L’emergenza legata allo smaltimento di parole, frasi, immagini, testi in gran parte non utilizzati ci impone un cambiamento di prospettiva capace d’indirizzarci verso un’eco-comunicazione.
La rubrica “(s)guardi e ri-guardi” si propone come esercizio di sosteni(A)bilità basato sul riuso/riciclo, sul ridare vita, utilizzo altro/diverso, opportunità ulteriore ad articoli, parole, interviste, frasi, pubblicità, foto, disegni, pagine internet, social, altrimenti destinati alla “discarica della comunicazione”.
Sarà nostra cura differenziare i prodotti, incorporare materiali riciclabili, ridurre la quantità di scarti, usare una modalità di confezionamento riutilizzabile affinché il lettore/fruitore possa acquisire suggestioni emotive e forse anche metafore didattiche che gli permettano di aumentare la propria efficienza energetica (fare meno fatica per…), facilitare l’accesso alla manutenzione (considerare altri punti di vista…), ripensare a un nuovo rapporto con le cose, i vissuti, gli altri, considerando non i problemi ma le risorse e, nell’apparente inutilità scoprire opportunità di creAzione.
Sfidare il senso comune del valore dell’informazione crediamo significhi cercare un rapporto nuovo con la comunicazione e la capacità/possibilità di autorappresentarsi nei contesti collettivi essendoci in prima persona, sfiorandosi, entrando in contatto.
Nell’editare la rivista, Quintadicopertina ha utilizzato caratteri, interlinee e spaziature che hanno reso più comoda la lettura approfondendo una sorta di ergonomia tipografica che ben si adatta all’identità di “HP-Accaparlante”.
Alla luce di questi approfondimenti risulta più che mai necessario compiere un passaggio, rivoluzionario per la quotidianità contemporanea, che consiste nel passare dal fare cose di comodo” al sentirsi comodi nel fare cose: occorre apportare al processo culturale e al movimento associazionistico, elementi di etica ed estetica della comodità (del benessere, del sentirsi bene… non “a disagio”, ecc.) individuando gli assi portanti di un’epistemologia dell’inclusione operativa.
Per implementare queste trasformazioni occorre incentivare il pensiero creativo imparando a considerare le cose non solo per quello che sono ma anche per quello che potrebbero essere. Occorre superare il ricorso esclusivo a una logica sequenziale (che presuppone la soluzione diretta di un problema partendo dalle considerazioni più ovvie) e ricercare l’acquisizione di sensibilità, punti di vista alternativi: idee, intuizioni, spunti fuori dal dominio della conoscenza e delle rigide catene della logica.
Famoso è il rompicapo de “l’elettricista pigro e i tre interruttori” di Edward De Bono. In una stanza chiusa è contenuta una lampadina a incandescenza; in una seconda, non direttamente visibile dalla prima, ci sono tre interruttori. Solo uno di questi interruttori accende la lampadina. Potendo azionare i tre interruttori a proprio piacimento e potendo andare nella stanza chiusa solo una volta per verificare lo stato della lampadina, come si può determinare l’interruttore in grado di accenderla?
Le condizioni iniziali sono: lampadina spenta e interruttori in posizione off. Come esempio per l’utilizzo dell’intelligenza creativa De Bono propone la seguente soluzione: si mettono due interruttori (che chiameremo 1 e 2) su ON, si attende qualche minuto e se ne spegne uno (noi diremo il numero 1), quindi si va a controllare la lampadina: se la lampadina è accesa l’interruttore giusto è il numero 2; se la lampadina è spenta ma calda l’interruttore giusto è il numero 1; se la lampadina è spenta e fredda l’interruttore giusto è il numero 3. L’approccio diretto al problema si rivela impossibile: da un punto di vista puramente logico una lampadina può essere solamente accesa o spenta quindi essere in uno di due stati. L’unico modo per risolverlo è utilizzare una ulteriore condizione parallela “fisica” (una lampadina accesa si scalda) che permetta di aggiungere un terzo stato differente dai due.
La nostra scommessa è quella di provare a farvi sentire, con una minuscola rubrica il calore di quella lampadina spenta.
“Non vediamo le cose come sono le vediamo come siamo”.
(Anaïs Nin)
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