Lettere al direttore
- Autore: Claudio Imprudente
- Anno e numero: 2014/2 (monografia sul cinema e la disabilità)
Risponde Claudio Imprudente claudio@accaparlante.it
Ciao Claudio,
devo raccontarti un paio di cose sperando di non occupare troppo del tuo tempo… Dai, concedimi questo lusso! Sono alcuni anni che ti leggo e ascolto e, in seguito all’emergere della solita problematica del le ore di sostegno scolastiche, tre anni fa, mi sono chiesto: ma sono l’unico genitore ad avere questi problemi? No, mi è stato riferito… Allora ho incomin ciato a girare nelle scuole della mia valle e a contat tare altri genitori formulando sostanzialmente la se guente proposta: se abbiamo tutti gli stessi proble mi, perché non ci uniamo per condividerli? Così ho preso spunto dalla tua idea di “Accaparlante” per for mare il gruppo Genitori Acca.
In questo modo sono riuscito a cogliere e raccontare l’esperienza della sofferenza e della diversità, come padre e come uomo; tuttavia non sono stato in grado di descrivere appieno le parole “integrazione” e “inclusione” fino al momento in cui, durante una tua conferenza, hai chiesto a ognuno di noi in platea di scambiarci di posto con il vicino… E mi hai illumina to in merito!
Ci sono due persone che mi hanno fatto cambiare di posto senza un “apparente” motivo (dico apparente…): una sei tu, l’altra mia figlia Miriam tredici anni fa; la prima in modo gentile, la seconda invece facendomi fare un doppio carpiato indietro, con un atterraggio per nulla morbido.
Non è facile cambiare di posto, bisogna fare lo sforzo di alzarsi e spostarsi, mettersi nello spazio caldo di qualcun altro, che non è mai come il nostro. Cambiare di posto significa lasciare quella posizione, che in qualche modo avevamo scelto, per andare verso l’altro; cambiare di posto vuol dire rimanere nello stesso luogo ma adottando una visuale nuova e compagni diversi… è movimento, è attenzione.
Ecco allora che sono più chiare anche le parole di Pablo Neruda quando dice “lentamente muore chi diventa schiavo delle abitudini, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, lentamente muore chi non capo volge il tavolo, chi non rischia la certezza per l’incertezza, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce”.
E “lentamente muore chi non cambia mai di posto”, aggiungo io… ed è per questo che ad oggi come Ge nitori Acca dobbiamo ringraziare i nostri figli per non averci fatto morire lentamente nelle nostre abitudini. Il nostro augurio è che ognuno possa davvero avere l’opportunità e la determinazione di cambiare posto ogni qualvolta la vita ne offrirà l’opportunità.
Luca, Genitori Acca
Caro Luca,
quando leggo lettere come la tua mi rendo conto di non parlare sempre a vuoto e questo rappresenta una bella soddisfazione per me!
Mentre scorrevo le tue riflessioni mi sono tornati subito alla mente i bei romanzi di Massimiliano Verga, Zigulì, un caso editoriale noto a tutti, e il più recente Un gettone di libertà, editi da Mondadori. Perché torno a citarlo? Perché, oltre ad avere affrontato una tematica così delicata come il rapporto con un figlio disabile in maniera diretta, a tratti violenta e senza ipocrisie, Massimiliano ha dato finalmente voce a tutti quei padri che solitamente, e questo è un dato di fatto, restano ai margini della questione.
I padri, si dice, mollano prima delle madri: questo rappresenta, almeno fino a questo momento, se non un dato antropologico almeno un dato statistico e di letteratura comune.
La tua bella lettera, tuttavia, dimostra come le cose stiano in parte prendendo una nuova forma, se non altro in termini di una maggiore attenzione e comunicazione da parte dei diretti interessati, che, come scrivi tu, hanno molto da dire in materia, come il fatto che anche chi è più cresciuto e pensa di averle già viste tutte nella vita si ritrova improvvisamente a es sere costretto a cambiare e a sovvertire le proprie convinzioni.
In più c’è la sempreverde questione di genere, la di visione dei ruoli maschili e femminili, una disparità che ancora condiziona la vita familiare, personale e normativa del nostro Paese da entrambe le parti. Quanto, ad esempio, mi chiedo, i padri si sentono oggi costretti dentro falsi stereotipi di virilità, gelosia, forza e disinteresse nei confronti dei figli o nella vita in generale? Sono molto curioso di sapere cosa ne pensate.
Caro Claudio,
innanzitutto grazie per ciò che hai scritto sul mio li bro Impossibili possibilità… Mi ha fatto molto piace re. Sì, io e i miei genitori abbiamo scelto di usare l’immagine del camaleonte proprio perché rappresenta il cambiamento e crediamo che la narrazione della nostra storia familiare rappresenti un piccolo esempio di trasformazione e cambiamento che ogni giorno abbiamo dovuto affrontare e continuiamo a farlo.
La mia mano su cui il camaleonte è appoggiato co me dici tu può farsi camaleonte, è vero. A seconda del contesto e del momento la trovo rilassata, tesa, incrociata o rigida, in base anche al mio stato psico fisico, emotivo e al contesto in cui mi trovo.
Nella mia vita (e spero di averne ancora tanta), an che se nel percorso ho sperimentato diverse difficoltà, credo di essere riuscita a trovare delle strade nuove, alternative, da percorrere insieme alle perso ne che hanno creduto nelle mie possibilità, non na scondendo i limiti ma dimostrando i cambiamenti… A proposito di camaleonte!
Un saluto
Tatiana
Cara Tatiana,
ti ringrazio per avere risposto così prontamente alla mia recensione sul tuo bel libro, Impossibili possibilità (Trento, EricksonLIVE, 2014), per l’appunto, pubblicata qualche tempo fa sul portale Superabile.it. A colpirmi è stata proprio l’immagine della copertina di cui parli, il camaleonte, classico simbolo di cambia mento, emblema di adattamento a nuove forme e co lori a seconda delle sfide che ogni giorno si troverà ad affrontare. Certo le sfide sono tante, non solo per il camaleonte ma anche per chi lo ha visto nascere, crescere e ha imparato con lui a cambiare pelle. Lo testimoniano i racconti dei tuoi genitori, che io cono sco molto bene, come tuo padre Iader, che, pur ac cettando inizialmente con difficoltà la tua disabilità, ha saputo trasformarla in pura invenzione, costruen do personalmente ogni giorno un nuovo ausilio a se conda delle necessità. Quella della vostra famiglia è una storia che si è trasformata in avventura, un bel l’esempio per tanti, una lettura che consiglio al Signor Bonaventura e a tutti i papà.
naviga:
Ricerca libera
Argomenti
Associazione “Centro Documentazione Handicap” – Cooperativa “Accaparlante” – via Pirandello 24, 40127 Bologna. Tel: 051-641.50.05 Cell: 349-248.10.02