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Amore ideale e rapporti reali

Che cosa cambia nel corpo durante lo sviluppo sessuale?
“Diventano più grandi i piedi”. “Cambia il colore degli occhi, mia madre mi ha detto che nei bambini piccoli cambia”. “Crescono i capelli”.
Alcuni dei ragazzi con cui lavoriamo hanno risposto così a questa domanda.

Non si tratta di mancanza quasi totale di comprensione della realtà perché essi hanno un grado di handicap lieve che consente loro di lavorare, avere una buona autonomia e relazioni interpersonali; diversamente dagli adolescenti "normali" però essi non hanno avuto luoghi sociali in cui trovare, magari da un coetaneo con più esperienza, risposte ai loro interrogativi o condivisione dei dubbi e delle angosce relative alla sessualità.
Molte delle ragazze con cui abbiamo parlato non sapevano se anche le altre provavano quei loro stessi desideri che magari hanno sempre vissuto come inadeguati e riprovevoli. Altre, nell’aspirazione ad avere un rapporto di coppia come la maggior parte delle loro coetanee, si sono costruite una relazione fantastica piena di dettagli e frasi amorose di cui parlano con tutti e di cui solo raramente riconoscono l’inesistenza.
Venendo a contatto così spesso con tali realtà abbiamo proposto ad alcuni di questi ragazzi di partecipare ad un gruppo di educazione alla sessualità che fosse una sperimentazione sia per loro che per gli operatori che lo hanno progettato, mancando nel territorio materiale relativo ad analoghe esperienze a cui riferirsi.
L’intervento, organizzato dall’Usl 28 di Bologna, è stato condotto da uno psicologo e da due educatori con un gruppo di nove utenti.
Basandoci sul presupposto che all’inizio dell’adolescenza le prime informazioni relative alla sessualità e lo scambio delle esperienze avviene solitamente con i coetanei dello stesso sesso, abbiamo deciso di lavorare separatamente con i ragazzi e le ragazze e di proporre solo in un secondo tempo l’incontro con il gruppo dell’altro sesso, appena se ne evidenziasse l’esigenza.
Questa scelta metodologica ha forse maggiormente sottolineato le differenze di atteggiamento nei confronti dell’argomento fra i ragazzi e le ragazze, sia rispetto alla parte informativa, sia a quella relativa alle emozioni che erano i due aspetti che il progetto voleva affrontare.

Domande maschili e domande femminili

Fin dal primo incontro in cui si è discusso degli argomenti di cui parlare il gruppo maschile ha richiesto un’informazione di tipo scientifico, mentre quello femminile ha espresso il desiderio di parlare dell’amore, della famiglia e dei fidanzati. Di fatto le ragazze hanno mostrato una maggiore conoscenza del proprio corpo, ma, al tempo stesso, hanno tutte mostrato un certo disagio nell’accettare i propri organi genitali e le loro funzioni.
E’ stato quindi importante affrontare ogni aspetto della sessualità, compreso il piacere e la masturbazione, attribuendo ad esso sia una funzione biologica, sia un valore di completamento all’interno della personalità adulta. Il tema delle emozioni e dei sentimenti che accompagnano e suscitano le sensazioni più fisiche della sessualità è stato introdotto dopo la parte informativa nel gruppo maschile in cui, a differenza di quello femminile, non era ancora emerso spontaneamente. Ecco alcune delle loro affermazioni: "C’è più emozione quando sto vicino a una donna che quando vedo un film porno. Quelle sono cose inventate, una ragazza è vera". "Io se ho un’amica posso anche fare l’amore, ma voglio anche innamorarmi. Con le puttane no, si prendono le malattie". "Le puttane sono sempre donne, uno può provare delle emozioni".
Nelle riflessioni relative all’amore e ai sentimenti è emersa da parte delle ragazze la tendenza a portare sempre la discussione su situazioni fantastiche che esprimono più o meno direttamente il desiderio di vivere nel ruolo e nella funzione sociale tradizionale della donna (matrimonio, procreazione) e il disinteresse riguardo a soluzioni diverse.
L’atteggiamento nei confronti dell’uomo oscilla fra l’idealizzazione e il rifiuto conseguente alla paura dello stereotipo maschile penetrante e aggressivo: "Io vorrei un uomo bello e muscoloso come Rocky, che mi sappia amare, che abbia un carattere buono come il mio, che non sia volgare, che sia dolce ed educato".
"Vorrei una persona seria che soprattutto non metta le mani addosso e non ti violenti, che sia tranquillo, non agitato, che mi aiuti a non essere sola".
Da tutto questo emerge come il gruppo maschile abbia una visione più realistica delle proprie possibilità e dei propri limiti.

Tra fantasia e realtà

Quando si è cercato di chiarire la differenza fra fantasia e realtà si è ancor più evidenziato lo scarto esistente fra l’immagine dell’amore ideale e i rapporti reali dell’esperienza quotidiana, in particolare delle persone portatrici di handicap. Ancora le parole dei ragazzi: "Nella realtà gli uomini che ho conosciuto erano normali fisicamente, non come Rocky, oppure quelli che sono muscolosi diventano nervosi e non sono gentili, come un amico di mio fratello". "Nella realtà ho conosciuto degli uomini che erano dei gran maiali. Mettono sempre le mani addosso nelle parti genitali". "Nella realtà non finisce sempre bene perché può capitare che una che ti piace non ti vuole bene". "Anche per me non va a finire sempre bene, anche io ce l’ho un problema: quello delle crisi. E’ che se una ragazza non mi vuole non so mai se è per le crisi o perché non le piaccio. Comunque deve decidere lei".
Lungo tutto il percorso, comunque, in particolare nella fase dedicata alle emozioni, la problematica della diversità è stata presente in modo più o meno manifesto: dalle curiosità sui motivi della nascita di persone handicappate, agli interrogativi sulla possibilità di avere una vita sessuale e affettiva normale, alle paure di non accettazione dell’handicap da parte degli altri.
I ragazzi hanno mostrato una più chiara consapevolezza del proprio handicap, presente sia nei discorsi sia nell’immagine che hanno di loro stessi, mentre nel gruppo femminile questa problematica è emersa in modo più impersonale e indiretto, in particolare in alcune di loro che sembrano operare una vera e propria rimozione. C’è chi, ad esempio, ha rifiutato l’incontro con il gruppo maschile con la motivazione di non voler avere a che fare con persone handicappate. .
Ancora una volta la verifica del lavoro svolto non può che essere lasciata ai loro commenti. Irene ad esempio ".. Non è stata un’attività né noiosa né pesante, però c’era qualcosa di strano. L’ho sentito di più in alcuni incontri… provavo forse fastidio, non è che mi angosciasse. Forse questa cosa strana è un po’ paura…".
Diversa l’opinione di Carla .

(*) Psicologa consulente Usl 28. Hanno collaborato Alessandra Albericci e Lauro Borsato (educatori Usl 28)




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