E’ opinione diffusa che la telematica stia vivendo una piccola rivoluzione. Da una prevalente “utenza degli esperti” si sta passando via via ad una prevalente “utenza degli inesperti”. In questo quadro avanza quella società civile impegnata nel campo del volontariato e dell’informazione sociale. Perché? Non è difficile intuirlo: la telematica offre un’inedita capacità di socializzazione dei messaggi e di coordinamento delle iniziative.
Il mondo del volontariato è una sorta di "arcipelago" fatto di tante isole autogestite. Ed è avvertita la mancanza di un sistema informativo comune. Infatti per molti mass media il mondo del volontariato "non fa notizia" e dunque non se ne dà informazione o se ne dà pochissima. La telematica appare quindi un "medium alternativo", un mezzo che può raggiungere un target civico "speciale", costituito da attivisti, insegnanti, tecnici, operatori dell’informazione. Le BBS (le cosiddette "bacheche elettroniche"), con i loro sistemi di "computer conference", costituiscono una risposta telematica già disponibile e tutto sommato economica.
Dal fax al modem
Il disagio di non riuscire a comunicare tramite giornali e tv, sta spingendo il mondo del volontariato ad un "fai da te" della comunicazione: dall’uso massiccio dell’editoria da tavolo per realizzare bollettini al "bombardamento" via fax per gli annunci urgenti. Ma il fax è una risposta adeguata? Molti lo dubitano. Il fax è un mezzo della comunicazione uno-a-uno: lo riceve solo una persona per volta ed il costo è sostenuto da chi invia.
Nella telematica il sistema della computer conference è invece un mezzo della comunicazione molti-a-molti ed i costi sono ripartiti fra chi invia e chi riceve. Un messaggio può essere letto da decine, centinaia, migliaia di persone. Per chi è abituato alla "democrazia assembleare" (ed è il caso di molte associazioni di volontariato) la differenza balza agli occhi subito e c’è anche chi vede nelle tecnologie telematiche le opportunità di un ’68 elettronico.
Un rapido confronto sui costi della comunicazione via fax e via modem rivela anche qui la differenza: un messaggio telematico può costare 200 lire e può essere letto da 200 persone (una lira a testa) mentre 200 fax possono costare mille lire l’uno e quindi 200 mila lire in tutto.
Inoltre stiamo assistendo ad un crollo dei prezzi dei modem: con meno di 300 mila lire si può portare a casa un modem a 14.400 bit al secondo con funzione di fax ultrarapido. Tre anni fa i costi erano dieci volte superiori. Se a ciò sommiamo il fatto che ormai quasi in ogni città c’è una BBS (Bulletin Board System) a cui potersi collegare in tariffa telefonica urbana, il quadro è completo. Per le associazioni di volontariato più attente e attrezzate tutto ciò appare una straordinaria opportunità. Per chi oggi controlla i media tutto ciò appare un’insidiosa minaccia. Punti di vista.
Le bacheche elettroniche delle associazioni
Non è azzardato prevedere che da qui a poco alle bacheche murali delle associazioni di volontariato si affiancheranno sempre più le bacheche elettroniche: le BBS. Quello che sta avvenendo è qualcosa di ben più profondo rispetto a ciò che è derivato dall’introduzione dell’editoria da tavolo e dei database all’interno delle associazioni. Sta cioè mutando il profilo comunicativo del volontariato, la rete di rapporti fra centro e periferia.
Si diffondono realtà di coordinamento in sperduti paesi della provincia mentre prima Roma o Milano costituivano il fulcro di tutto.
PeaceLink è ad esempio una rete telematica nata a Taranto e le BBS centrale sta lì. Con le reti telematiche, mutando la nozione di centro e di periferia, cambia la percezione stessa delle iniziative e della loro portata: se l’attivismo per alcuni gruppi si limitava al quartiere, ora diventano possibili rapporti globali con quartieri di altre città, confronti di esperienze, scambi di solidarietà e risorse, collegamenti nazionali e internazionali prima impensati o improponibili.
Telematica calda
Il villaggio globale vive in questo momento l’esplorazione di una nuova opzione etica: quella dell’impegno per gli altri come conferimento di nuovi significati alla propria vita. La telematica sperimenta il passaggio dalla categoria dei media "freddi" a quella dei media "caldi", vissuti con partecipazione e trasporto umano.
Diverse realtà ispirate a questa opzione etica hanno scelto di creare un circuito telematico comune; è spettato alla rete telematica PeaceLink dare voce a questo fermento in un recente convegno dal titolo "La telematica dei cittadini, le idee per un volontariato dell’informazione, le azioni per una società solidale".
E’ stato infatti il primo convegno del genere in Italia e ad aderire e animare il dibattito c’erano giornalisti di settimanali noti (Avvenimenti, Il Salvagente), mensili antimafia (I Siciliani, fondato da Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia), giornali allo stato nascente e telematizzati (Sottovoce, Barbecue), realtà note dell’informazione eco-pacifista (Azione Nonviolenta, Guerre & Pace, Il Giornale della Natura, Qualevita), gruppi "storici" di impegno religioso (Pax Christi, Movimento Internazionale della Riconciliazione, Centro Interconfessionale per la Pace), reti telematiche (Italia Online, MC-Link), parlamentari, movimenti per i diritti telematici (ALCEI, Associazione per la Libertà nella Comunicazione Elettronica Interattiva), centri di ricerca e documentazione (osservatori per la riconversione dell’industria militare), ed ancora obiettori di coscienza, disabili, volontari per il Terzo Mondo e altre realtà ancora del poliedrico universo del volontariato e dell’impegno civile.
Nell’appello che apriva il convegno si leggeva: "Quest’uso alternativo ed indipendente della telematica rappresenta una realtà nel panorama fortemente concentrato dei mezzi d’informazione. La "telematica dei cittadini", gestita "dal basso", dà sicuramente fastidio, come ogni cosa indipendente e libera. Questa telematica è e sarà nel mirino di chi vorrebbe fermarla, toglierle voce, con qualsiasi mezzo e con qualsiasi scusa".
Diritti telematici: conto alla rovescia?
A conferma di tali preoccupazioni al convegno si è diffusa l’indiscrezione (avvalorata da un’intervista apparsa sulla stampa specializzata) secondo cui alcuni "tecnici governativi" starebbero approntando un provvedimento ad hoc per le reti telematiche in cui si attribuirebbe ai SysOp (i system operator che gestiscono le banche dati telematiche) la responsabilità penale e civile dei messaggi degli utenti.
Se ciò dovesse concretizzarsi saremmo di fronte ad un deliberato sovraccarico di responsabilità dei SysOp (quanti chiuderanno la propria BBS?) e ad una manovra di controllo (se non di vero e proprio soffocamento) della telematica sociale a tutto vantaggio della sola telematica commerciale. Ma è realistico questo ipotetico "contenimento" della telematica libera?
Fa riflettere ciò che ha scritto il giornalista americano Howard Rheingold: "Le bacheche elettroniche crescono dal basso, si propagano spontaneamente e sono difficili da sradicare: tutte le interreti ad alta velocità finanziate dai governi del mondo potrebbero sparire domani e le comunità delle bacheche elettroniche continuerebbero a crescere rigogliosamente".
Se negli Usa la telematica sociale sembra ormai avere una forza non più contenibile, qui da noi l’"altra Italia" – quella che lotta contro la mafia, il razzismo e la violenza, quella dei cittadini elettronici, quella dei SysOp libertari – sarà disposta a lasciarsi sfuggire di mano il modem e i propri diritti telematici?