Di recente anche le cronache dei giornali si sono occupati di insegnanti di sostegno, cosa che peraltro non fanno mai, in occasione della riapertura dei corsi di formazione gestiti da associazioni private; di seguito un articolo tratto dal quotidiano L’Unità del 4.9.99Ricordiamo che i corsi di specializzazione universitari previsti dalla legge 341/90 avrebbero dovuto partire quest’anno per terminare nell’anno accademico 2001/2002 e seguenti; per ora non sono stati attivati da nessun Ateneo.

“L’handicap vale miliardi. Molte università hanno stipulato convenzioni con alcune associazioni private per corsi ai docenti dai costi faraonici. La denuncia della Cgil scuola E rano bloccati dal 1991 ma ora che si sono riaperti, per i corsi di specializzazione sull’handicap è caccia grossa. E il bottino rischia di essere cospicuo dal momento che, a conti fatti, si tratta di un affare di decine e decine di miliardi. I conti – e la denuncia – li ha fatti Enrico Panini, segretario nazionale della Cgil scuola che in una nota tira le somme: “Per ogni 100 persone iscritte a una prova, un ente incassa dai 13 ai 20 milioni. In alcuni casi si parla di 1.000 iscritti per cui le cifre lievitano a 130/200milioni solo per la prova di selezione”. Ma ben oltre la selezione, per ciascuno dei 40 docenti che seguirà interamente il corso la cifra a suo carico è stabilita, nel biennio, tra gli 8 e i 9 milioni. Il che porta gli incassi dell’ente ad una cifra compresa tra i 320 e i 400 milioni. “Ovviamente – chiarisce Panini – gli importi vanno moltiplicati per il numero di corsi attivati con ogni convenzione”. E, dulcis in fundo, “in alcuni casi sarebbero stati ‘vivamente’ consigliati – conclude il segretario Cgil – corsi propedeutici a pagamento. Per un corsista la speranza di un posto di lavoro costa circa 10 milioni”.” Falsi puritani”, tuona il presidente dell’Aias di Napoli, l’Associazione italiana di assistenza spastici, contro la denuncia della Cgil.” Si sono scatenati perché sono stati esclusi dalle convenzioni. Comunque, noi abbiamo le carte in regola, non come quelli dell’ Ansi che non si capisce come siano riusciti a farsi assegnare 400 corsi in tutta Italia”. Dall’elenco fornito dal sindacato, infatti, risulta che la parte del leone negli appalti è sbilanciata verso il sud e in favore di associazioni molto vicine con la più antica e incistita tradizione democristiana. Un bel boccone, infatti, lo ha divorato l’Ansi, l’Associazione della scuola italiana, nata nel1946 e per anni oscuro ma solidissimo baluardo Dc. Il business della formazione queste e altre consimili associazioni lo hanno gestito per anni ma dal ’91 – anche a causa dello scandalo che ha travolto tutto il mondo della formazione professionale – il rubinetto si era chiuso. Ora, e sembra per l’ultima volta, è stato riaperto (decreto ministeriale 460 del 27/11/98) e può far scorrere quattrini come l’acqua. Ma perché è così ambito un pezzo di carta che fornisce un titolo di specializzazione per insegnare a bambini e ragazzi portatori di handicap? Soprattutto dal momento che questi docenti sono stati, negli anni, ridotti a qualche sparuto drappello? La ragione è senza dubbio il bisogno di lavorare ed acquisire titoli in più, ancorché effimeri. Ma aleggia anche l’idea che, dopo questa ultima tornata, i corsi non si faranno più, sostituiti da un apposito corso di laurea. E, in terzo luogo, c’è il miraggio dell’ultimo contratto che concede qualche centinaia di migliaia di lire in più ai docenti che seguono gli studenti che nessuno vuole. Un combinato destinato ad alimentare le peggiori “vocazioni”.”

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