L’ANEP (Associazione Nazionale Educatori Professionali) di Bologna organizzaun seminario, gratuito, organizzato e gestito da educatori. Il numero massimo dipartecipanti previsto viene superato immediatamente, si pensa quindi adorganizzare un seminario parallelo per consentire a tutti di partecipare.
Cosa spinge così fortemente gli educatori a partecipare ad attività formative?La risposta è stata in parte cercata attraverso un questionario consegnatoall’inizio del seminario in cui venivano proposti diversi facilitatori cheavrebbero favorito la partecipazione all’iniziativa: la gratuità, i temitrattati, le informazioni contenute nell’opuscolo, il fatto di essereorganizzato dall’ANEP e patrocinato dall’Istituto Minguzzi, ecc. .
Le risposte pervenute assegnano alla gratuità il primato su tutti gli altrifattori, aspetto questo che a prima vista può stupire ma che indica ancora unavolta come gli educatori non abbiano una retribuzione che consenta e gliriconosca di dover sostenere una formazione a proprie spese.
Ci sono però altri motivi che spingono gli educatori a domandare formazione:quello che emerge maggiormente all’interno delle situazioni formative è dovutoproprio al tipo di lavoro che, richiedendo un notevole impegno emotivo, portacon sé la necessità di parlare, discutere, confrontarsi, anche sfogarsi,raccontare ad altri cosa è successo quel giorno a lavorare, o il giorno prima:quasi sempre succedono eventi, incontri, situazioni degni di essere raccontati.
Questa necessità, caratteristica di tutte le professioni d’aiuto, si affiancaper gli educatori ad una ancora instabile identità professionale. I diversiambiti in cui si trovano ad operare, inoltre, rendono necessarie una serie diconoscenze a cui non si è data una risposta esaustiva all’interno dei corsi diriqualificazione sul lavoro, e forse anche all’interno dei corsi di base. Moltoapprezzabile a questo riguardo il percorso di auto-formazione proposto al Corsodi riqualificazione organizzato dall’Ex-USL 27 di Bologna; l’intento era quellodi fornire agli educatori uno strumento, l’auto-formazione appunto, che potesseconsentire loro di portare avanti autonomamente la propria formazione una voltafinito il corso. Ed è proprio in continuità con l’esperienza dei corsi diriqualificazione che si pone la proposta dell’ANEP: auto-formazione condivisa,allargata, partecipata (dagli educatori).
Il coinvolgimento degli educatori
Ritornando al questionario, vediamo che un’ottima preferenza è stataaccordata al fatto che sia stato pensato e organizzato da educatori. Questascelta iniziale si è riflessa nella conduzione del corso che ha visto ogniincontro così caratterizzato: due brevi relazioni (fatte da educatori) pensateper offrire materiale di discussione e approfondimento. I partecipanti al corso,divisi in piccoli gruppi, dovevano poi discutere, integrando con il proprioapporto quanto emerso dalle relazioni e producendo un lucido che venivapresentato e discusso all’interno del gruppo allargato (corsisti, formatori,relatori e supervisione). Presentare una relazione rispetto al proprio lavoro èstata un occasione per alcuni educatori sia di vedersi in un ruolo diverso, siadi mettersi al lavoro in un compito di scrittura "offertocollettivamente" ed è stata un’occasione per rivedere la propria immagineprofessionale anche per chi ha ascoltato un collega relazionare.
Parlando di scrittura e di educatori che scrivono non possiamo non riferircinuovamente agli atelier di scrittura creativa proposti all’interno del corso diriqualificazione e attualmente proposti in forma seminariale all’Università.L’obiettivo? Fare "rappacificare" gli educatori con la scrittura,facendogli ricordare quello che la scuola spesso ha fatto dimenticare: scrivereè un piacere, un divertimento, uno strumento per conoscersi meglio e perconoscere meglio quello che si fa. E non sempre la scrittura"formalizzata" del tema o del riassunto sono lo strumento migliore perpotersi raccontare, ma esistono scritture "altre", che maggiormenteassecondano e dipanano lo svolgersi di una storia, quella di una relazione.
Il gruppo documentazione
Un ulteriore coinvolgimento dei corsisti si è avuto quando il gruppo deiformatori ha richiesto la partecipazione di alcuni di loro per la gestione ladocumentazione che nel frattempo si era andata raccogliendo.
La documentazione con cui ci siamo trovati a lavorare è costituita dallerelazioni presentate, dal materiale prodotto nei sottogruppi, dalleregistrazioni delle discussioni plenarie . Come rappresentanti dei corsistiavremmo potuto lavorare su quanto emerso nelle discussioni all’interno deisottogruppi, ma purtroppo non eravamo rappresentative avendo partecipato allostesso sottogruppo.
Ci è sembrato allora interessante provare a rileggere le relazioni da unparticolare punto di vista: per esempio, individuando lo specifico professionaleo ricercando i riferimenti teorici; o ancora, si poteva fare una ricercastorica, evidenziando l’evoluzione nel tempo del ruolo degli educatori,confrontando quanto emerso dagli incontri con altra documentazione prodotta incorsi precedenti.
Tra le diverse possibilità abbiamo scelto una modalità di lettura che provassead incrociare più aspetti: da una parte individuando strumenti e/o metodiinnovativi, non più quindi nell’ottica di trovare un comune denominatore allavoro dell’educatore, ma elementi nuovi, inventati all’interno dei servizi;dall’altra osservando il reciproco rapporto tra evoluzione del ruolodell’educatore ed evoluzione dei servizi entro cui opera.
Abbiamo quindi riletto alcune relazioni che ci sembrava si prestassero a faremergere questi aspetti lasciando al lettore la possibilità di applicare questeed altre griglie a tutta la documentazione allegata.
Proponiamo quindi di seguito alcune riflessioni che hanno preso spunto dallerelazioni presentate in uno degli incontri seminariali, che proponeva i temidell’uscita dal servizio.
Le relazioni sono state presentate da Alberto Manzoni di Fandango e GisbertoCornia per il Centro Beltrame.