Il Codice Da Vinci della solitudine
- Autore: Stefano Toschi
Dal Trattato della pittura di Leonardo da Vinci: “E se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo, e se sarai accompagnato da un solo compagno, sarai mezzo tuo”.
Leonardo è da considerarsi fra i capostipiti dell’epoca moderna sia per le sue invenzioni, sia per il suo pensiero che si contrappone a quello medioevale.
In particolare, in questa sua frase è evidente l’anelito dell’uomo moderno e contemporaneo a non dipendere da nessuno, a essere l’unico protagonista del suo destino e a vivere in completa autonomia per essere “tutto suo”.
Questa è anche l’ambizione delle persone con deficit, o almeno di quelle con difficoltà fisiche. È un desiderio che, anche se è naturale, viene ingrandito molto dai modelli di vita proposti dalla società di oggi. Bisogna fare una distinzione tra la solitudine dell’artista o del letterato e quella di vita. Ad esempio io, per “creare i miei capolavori”, ho bisogno anche di stare un po’ da solo, ma nella vita quotidiana mi piace stare in compagnia e questa per me non è soltanto una necessità dovuta ai miei bisogni concreti, ma rappresenta un piacere.
Scrive Steiner nelle sue Grammatiche della Creazione: “Nelle arti, nella musica, nella filosofia e in quasi tutta la letteratura seria, la solitudine e la singolarità sono essenziali. Affermano che soltanto nella solitudine austera si può percepire la pulsazione della vita nella sua vibrazione più intensa”. E Bichsel: “Scrivere è un lavoro solitario, leggere è un lavoro solitario. La letteratura è una forma di solidarietà fra solitari”.
Queste affermazioni sono vere, se si tiene conto della distinzione fatta prima. In questo caso si fa riferimento a ciò che si potrebbe definire un luogo comune, quello della solitudine e dell’esclusione sociale di animi sensibili e introversi quali quelli degli artisti, dei poeti e dei geni. Tuttavia, nel mio caso, la lettura e la scrittura non sono lavori solitari: anche se l’idea per scrivere o per leggere è solo mia, nella pratica io scrivo e leggo sempre con qualcuno e questa non è per me soltanto una questione di necessità concreta, ma il confronto con chi scrive e legge per me mi arricchisce. Questo dialogo mi aiuta a trovare nuove fonti di ispirazione o ad approfondire le mie argomentazioni, grazie al confronto diretto e immediato con chi scrive per me e, magari, intanto commenta le mie parole.
Anche la psicologia clinica riconosce che, nella solitudine, esistono moltissime sfaccettature: talvolta essa è forzata, imposta dalle circostanze della vita. Altre volte la solitudine è cercata, come fuga dagli affanni della quotidianità o, come dicevamo prima, come fonte di ispirazione creativa. Vi sono anche solitudini imposte dalla società. I mezzi di comunicazione, spesso, invitano a isolarsi, a distinguersi, accentuando l’individualismo. Ma, come dice Aristotele, l’uomo è animale sociale. Per sua stessa natura non è fatto per vivere isolato, non è autarchico, ma ha bisogno dei suoi simili non solo per vivere meglio la propria vita sociale, ma ne ha necessità proprio per sopravvivere. Anche l’artista, lo scrittore, il creativo si ispirano alla vita quotidiana, che è fatta di relazioni di tutti i tipi. Quindi senza queste relazioni anche la solitudine creativa non porterebbe risultati. Inoltre, l’arte è creata perché tutti ne possano fruire: nessun artista dipinge per se stesso, nessuno scrittore si aspetta di essere l’unico a leggere i propri scritti.
L’isolamento volontario diventa una forma di egoismo: il non voler ricevere nulla dallo scambio col prossimo implica necessariamente il non mettersi a disposizione a propria volta, a non condividere con la società tutta i propri carismi, le proprie abilità. La solitudine può essere un momento utile per la meditazione, per elaborare i pensieri e le emozioni, ma solo se questo porta frutti che siano condivisibili con gli altri, e arricchiscano non solo noi stessi ma anche chi ci sta vicino. La solitudine feconda non può prescindere dalla relazione con l’altro senza scadere in isolamento, poiché condurrebbe al rifiuto dell’altro come diverso da sé.
Vivere autonomamente è di certo una grande conquista per la persona con qualche difficoltà e, grazie ai progressi della tecnica, oggi non è più un’utopia. Ma l’autonomia non significa isolamento. Si può essere autonomi anche se si vive in compagnia di qualcuno. Per essere “tutto tuo” è necessario confrontarsi con gli altri, perché solo grazie al confronto con chi ci sta vicino si forma e si prende coscienza della propria individualità e personalità
La frase di Leonardo è come il Codice Da Vinci: bisogna interpretare bene le parole del grande maestro. D’altra parte i suoi capolavori non sono mai soli!
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