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autore: Autore: a cura di Annalisa Brunelli

9. Legislazione e vita indipendente

A cura di Annalisa Brunelli

L’art.19 della Convenzione ONU (Vita indipendente e inclusione nella società) recita testualmente: “Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere; le persone con disabilità abbiano accesso a una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e impedire che siano isolate o vittime di segregazione; i servizi e le strutture sociali destinati a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattati ai loro bisogni”.
La Convenzione è stata ratificata dall’Italia nel 2009 e il diritto per le persone disabili ad avere una vita il più possibile autonoma è sancito anche da una Legge dello Stato, la Legge n.162/98 recante “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave”.
In attuazione di quanto stabilito dalla Legge n. 162 e facendo riferimento al “Programma d’Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità” discusso a luglio 2013, a Bologna, in occasione della “IV Conferenza Nazionale sulle Politiche per la Disabilità”; poi approvato dal Consiglio dei Ministri e infine adottato, lo scorso ottobre, con un Decreto del Presidente della Repubblica, in corso di registrazione presso la Corte dei Conti, la “Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha emanato il Decreto n.134/2013.
Si tratta delle “Linee Guida” per la presentazione, da parte delle Regioni e delle Provincie Autonome, di Progetti sperimentali per l’implementazione dell’autonomia e dell’inclusione sociale delle persone con disabilità.
Tra le sette “Linee Guida” una, in particolare, fa riferimento alle politiche, ai servizi e ai modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società delle persone con disabilità, favorendo il processo di de-istituzionalizzazione e lo sviluppo di interventi che riguardino l’“abitare in autonomia” e che coinvolgano piccoli gruppi di persone, come supporto alla domiciliarità e alla residenzialità.
Le persone con disabilità devono essere messe in grado di poter scegliere, come gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere.
Poco più di tre milioni di euro per il 2013 che serviranno a finanziare quaranta progetti, della durata di dodici mesi, riferiti ad ambiti territoriali (stabiliti in base alla popolazione regionale residente): per ciascun progetto l’importo finanziabile non può superare gli 80 mila euro. La Regione deve garantire il co-finanziamento per una quota non inferiore al 20% del totale.
Fra gli aspetti critici, la durata dei progetti e le risorse finanziarie. Dodici mesi sono troppo pochi mentre “la vita indipendente non può essere ‘a tempo’– sottolinea l’avvocato Angelo Marra, esperto di disabilitystudies– e per poterla sperimentare davvero servono più risorse: quelle messe a disposizione sono poche e la loro allocazione, poi, è un po’ imprecisa perché s’identificano gli ambiti territoriali finanziabili ma in realtà i progetti di vita indipendente sono individuali. Inoltre, non esistono in tutte le Regioni gli uffici per la vita indipendente che hanno il compito di dare supporto alla progettazione individualizzata. Nel documento si afferma poi che le sperimentazioni sono subordinate alla disponibilità delle risorse finanziarie, un problema soprattutto per le Regioni con onerosi piani di rientro dovuti al forte indebitamento nel Settore della Sanità. Di sicuro, però, un progetto di vita indipendente, oltre a essere a misura d’uomo, porterebbe più salute alla persona interessata e comporterebbe anche un risparmio rispetto all’istituzionalizzazione e al ricovero”.

Link utili:

•ENIL European Network Independent Living Italia
Rete Europea per la Vita Indipendente Sezione Italia
www.enil.it

•ENIL European Network Independent Living
Rete Europea per la Vita Indipendente
www.enil.eu

•ILI Independent Living Institute
Centro studi per la Vita Indipendente – Svezia
www.independentliving.org

•Center for Independent Living
Centro studi per la Vita Indipendente Berkeley California (USA)
www.cilberkeley.org

La guerra è guera – Introduzione

Il primo numero 2003 della rivista HP/Accaparlante è dedicato ai bambini e la guerra, tema che viene affrontato attraverso la proposta di una serie di percorsi bibliografici fra i testi rivolti al l’infanzia e all’adolescenza.

Ci sono alcune ragioni che sostengono questo nostro lavoro monografico; esplicitandole vorremmo rendere maggiormente evidente il senso che abbiamo attribuito a questa ricerca nella produzione editoriale degli ultimi anni.

La prima ragione potrebbe essere ben riassunta nella frase “La guerra è guerra e i bambini (non) lo sanno”. Sì, ma allora perché non troviamo mai modi e parole per parlarne con loro? Molti adulti indietreggiano di fronte a questioni che li riportano alle responsabilità di governo del mondo. E’ il mondo adulto che sceglie, è il mondo bambino che ne paga fin troppo le conseguenze. D’altra parte siamo anche noi confusi e spauriti di fronte ad eventi che incombono e ci sovrastano. Spesso è meglio il silenzio, il cambio di canale. Ma i bambini, quando ancora possono essere tali, domandano, chiedono anche solo con gli occhi, non vogliono (e non debbono) rimanere soli di fronte ai dubbi, alle domande, ai pensieri. È vitale dare spazio a questi interrogativi, non negandoli o facendo finta che non ci tocchino solo perché, a volte, sono altri paesi, altri popoli ad esserne direttamente coinvolti. I bambini “sentono” la guerra, la vivono emotivamente, senza pelle; così come percepiscono in modo totale tutti gli aspetti cruciali del vivere: l’amore, la morte, la malattia, l’amicizia. Dare parola a queste emozioni, permettere che escano allo scoperto è una strada che unisce i grandi e i piccoli in una trama che è fatta, alla fine, della stessa materia dei desideri, dei sogni e della paura di tutto ciò che li minaccia.

La seconda ragione riconduce all’idea che la guerra è un “handicap” per tutti. Questo percorso nasce all’interno di un luogo, l’Associazione Centro Documentazione Handicap, che vede fra i fondatori e i collaboratori più stretti persone cha hanno un deficit. Chiunque abbia un deficit sa che nell’incontro con gli ambienti di vita si possono generare delle situazioni handicappanti, di difficoltà e mancanza. All’inverso, quando il contesto è capace di accogliere ed integrare realmente le stesse situazioni di handicap non si producono necessariamente. La guerra è, invece, quella dimensione in cui tutti diventano vulnerabili, in cui pur non avendo nessun deficit molte persone vivono l’handicap della mancanza di cibo, di un rifugio sicuro, dell’allontanamento dalle persone care o dal luogo di origine. È una situazione devastante, che non permette a nessuno di crescere, perché viene minato il senso di sicurezza, la possibilità per i bambini di trovare una comunità adulta accogliente, perché gli stessi adulti sono spesso vittime spezzate ed indifese.

La terza ragione ha a che fare con la nostra idea di scuola e di servizio per i bambini e ragazzi in genere. Ci piace pensare che le scuole, le biblioteche, i centri di ritrovo vogliano e possano essere luoghi educativi prima di tutto. Luoghi in cui i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze imparino l’ascolto e la parola di pensieri anche distanti e diversi dai propri, possano discutere aiutati dagli adulti di cose difficili, poco affrontate eppure sempre presenti nella nostra quotidianità. La possibilità di trovare un tempo, uno spazio, dei modi adeguati diventa così una questione di attenzione concreta ai bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza: il bisogno di essere accolti in un percorso di crescita fatto di domande, di un’espressione possibile dei propri pensieri e delle proprie idee, di uno stare in silenzio condiviso. Per le questioni già accennate in precedenza non è semplice anche per un adulto disposto ad accompagnare i più giovani in una riflessione sul tema delle guerre fare ciò. Il ruolo dei libri e della lettura può essere un supporto significativo in questo senso: le storie accomunano, parlano con voce mediata ed incisiva, permettono di immaginare e comprendere. Il circolo virtuoso che si crea tra un adulto che legge o racconta e una cerchia di piccoli e giovani ascoltatori ed interlocutori è una condizione di fiducia reciproca, di voglia di venirsi incontro, di momenti di pace.