SPORT AGEVOLI/Emozioni e sensazioni di “giovane” integrazione, attraverso lo sport a scuola
Con il gruppo Calamaio RE-MO (Reggio Emilia e Modena) ho concluso nel 2011 un ciclo di tre percorsi con tema lo sport a Correggio (RE) presso le scuole medie “Andreoli. Marconi”. Ogni percorso è formato da cinque incontri: due con gli insegnanti (programmazione e verifica) e tre con tutto il gruppo classe. Sto scrivendo con una forte emozione nel cuore perché questi percorsi sono stati possibili grazie al contributo economico, donato alla scuola, dal “Trocia Beach”. Molti di voi si chiederanno cos’è il “Trocia Beach”. Per saperlo accendete il vostro computer e digitate sul vostro motore di ricerca “Trocia Beach” e vi si aprirà la home page, cliccate su “storia” e vi comparirà una foto. La foto di Trocia, ovvero Marco Ferrari, uno dei miei migliori amici, che a soli 32 anni, dopo aver giocato con il cancro è morto. Nulla di più azzeccato era quello di organizzare un torneo di beach volley per ricordare e raccontare chi era Marco. Strano associare il gioco e lo sport alla morte, ma Marco si è sempre divertito, sia in salute che in malattia, come c’è scritto da qualche parte. E anche nella sofferenza e nel dolore ci metteva quel pizzico di autoironia per far superare a chi gli era di fianco, in quei momenti, la difficoltà nel relazionarsi con lui. Una difficoltà, la paura di perdere un caro amico, ti poteva allontanare da lui, ma grazie al suo divertimento Marco ti includeva nella sua vita. Ora non voglio stare qua a descrivere la storia di Marco, perché l’obiettivo dei percorsi sullo sport non era questo, ma quello di far capire che un handicap, o chiamiamola difficoltà, se conosciuta può diventare anche divertente ed è più facile affrontarla e quindi superarla. Lo sport è pieno di difficoltà, difficoltà che a volte escludono. Ecco, noi del gruppo Calamaio di RE-MO abbiamo cercato di far capire, “macchiando” questi ragazzi, che le difficoltà sportive –
cambiando alcune regole – possono diventare divertenti e quindi includere tutti. Invece di descrivere le tappe di questo percorso voglio dar voce ai veri protagonisti di questa esperienza per far sì che le loro emozioni e la loro esperienza di integrazione “macchino” un po’ anche voi lettori.
Buona lettura.
Una studentessa, dopo il primo incontro
“Sono venuti in palestra nella nostra scuola un trio di ragazzi (di cui una sulla sedia a rotelle) che si chiamano Denny, Stefania e Tristano. I professori ci avevano detto che avremmo svolto un progetto di nome Calamaio con tema lo sport, ma noi non avevamo idea di che cosa si trattasse e sono sicura che nessuno avrebbe mai pensato di fare ciò che in realtà abbiamo fatto. Appena arrivati ci siamo riuniti tutti insieme in una parte della palestra (anche i professori della nostra classe si sono seduti in cerchio in mezzo a noi!) e ci hanno distribuito un foglietto e una biro. Dovevamo scrivere il nostro nome, il tipo di sport praticato, il nostro idolo sportivo (se ne avevamo), il perché è importante svolgere sport e i lati positivi e negativi di quest’ultimo. Dopo pochi minuti abbiamo letto le nostre risposte e sono uscite delle cose molto interessanti. Questo gioco ce lo hanno fatto fare per farci conoscere meglio, facendoci notare che anche il più diverso da noi ha delle cose in comune con gli altri. Dopo questa attività di conoscenza, tutti pensavamo che ci avrebbero fatto giocare a basket, calcio o qualunque altro sport, ma ci sbagliavamo. Uno dei ragazzi si è alzato in piedi e si è avvicinato a una parete della palestra dove erano stato attaccati quattro fogli grandi e ci disse che avremmo giocato al gioco delle “Associazioni di Idee”. Su ogni foglio ha scritto, una alla volta quattro parole: Idolo Sportivo, Pallone, Atleta e Handicappato. Con ognuna di queste quattro parole dovevamo associare e dire tutto quello che ci veniva in mente pensando ad esse, senza aver paura di offendere e senza nessuna censura. Dopo un po’ avendo esaurito le idee, abbiamo riflettuto sulla positività o negatività e abbiamo notato che nella parola Handicappato c’erano più parole negative che positive rispetto alle altre tre parole proposte dal trio del Calamaio. Riflettendo siamo arrivati a parlare dell’uguaglianza o diversità delle persone e abbiamo scoperto che siamo tutti uguali e diversi e non uguali o diversi come sostenevano alcuni miei compagni. A quel punto è arrivata la parte più divertente. Per farci capire come una difficoltà può essere divertente ci hanno diviso in due squadre che si sarebbero sfidate nella velocità, ma con un piccolo dettaglio: dovevamo muoverci sulla carrozzina, come la ragazza del gruppo Calamaio appena conosciuta. È stato divertentissimo! Abbiamo capito, grazie a queste prove di velocità, che se uno si diverte la difficoltà può essere superata e così nessuno viene escluso! Eravamo così impacciati nel muoverci con la sedia a rotelle. Poco dopo è giunta l’ora di salutarci. Ci hanno detto che il loro compito era di lasciare una piccola “macchia” dentro di noi (da questo il nome Calamaio) e di farci divertire. Li abbiamo salutati calorosamente con la speranza che anche gli altri due incontri sarebbero stati così divertenti e significativi. Mi è piaciuta l’esperienza e mi ha fatto riflettere molto. Quel trio ci ha proprio stupito, per così dire. Come dicevo prima nessuno di noi si sarebbe mai immaginato di gareggiare su carrozzine e divertirsi!”.
Uno studente, dopo il secondo incontro
“Appena siamo arrivati, gli animatori del gruppo Calamaio ci hanno chiesto di leggere le consegne che ci avevano detto di fare. Che emozione leggere le proprie impressioni davanti a tutti!
Tra l’altro è stato molto interessante sapere cosa avevano scritto gli altri e ci siamo accorti che ognuno di noi aggiungeva un pezzo come se fosse un puzzle che si andava completando man mano che i miei compagni leggevano. Finito di leggere tutti ci hanno spiegato la differenza tra deficit (mancanza) e handicap. Abbiamo scoperto che handicap non vuole dire altro che difficoltà. Quindi abbiamo ripreso un po’ i concetti del primo incontro. Dopo ci hanno divisi in tre squadre e fatti mettere in cerchio e fatti giocare a Palla Cerchio. Il gioco consisteva nel portare la palla da un lato all’altro della palestra senza farla uscire del cerchio formato da noi. Facendo questo gioco ci siamo accorti che tra di noi non comunicavamo, che ognuno faceva quello che voleva senza condividerlo e che non sempre velocità è sinonimo di vittoria. Infatti la prima prova è stata vinta dal gruppo dove c’era Stefania, l’animatrice in carrozzina perché il pallone è uscito meno volte”.
Gli studenti, dopo il terzo incontro
Il terzo incontro si è aperto con una domanda: “Quando lo sport integra davvero?”. Ecco le impressioni degli studenti, dopo aver provato a mettersi in gioco.
“Abbiamo partecipato all’ultimo incontro del Progetto Calamaio, credo che in generale sia stato il più emozionante perché abbiamo giocato a Basket, cambiando molte regole e facendo in modo che tutti avessimo un ruolo ben preciso, e che nessuno venisse escluso. Questa serie di incontri mi sono molto piaciuti perché hanno un aspetto molto originale rispetto ad altri progetti”.
“Io mi sono sentita coinvolta nel gioco, a differenza delle altre volte, in cui spesso venivo isolata”.
“Questo Progetto mi è piaciuto molto, ed è stato divertente e utile per capire che anche se non sei molto brava in uno sport, non vuol dire che tu non possa giocarci. Molte volte quando si gioca, anche tra amici, se non sei brava vieni esclusa. Con questo Progetto ho capito che le regole di un gioco si possono anche adattare a te e alle tue esigenze”.
“Ho trovato difficoltà ma poi con l’aiuto dei miei compagni sono riuscita persino a giocare a palla. Infine abbiamo cambiato le regole al Basket, e per la prima volta mi sono divertita in una partita di Basket. Ognuno aveva il proprio compito già stabilito in precedenza, anche Stefania ha giocato e io sono riuscita persino a fare tre canestri! Quindi come ci hanno detto loro all’inizio: sono davvero riusciti a lasciarci una macchia dentro!”.
“L’ultima lezione del Progetto Calamaio mi è molto piaciuta, perché siamo stati noi i veri protagonisti della lezione, giocando nel vero senso della parola. Cambiando le regole ogni volta che ci stavamo annoiando. L’ho trovato molto bello e interessante”.
“Per me è stato molto eccitante e interessante, perché ci siamo messi in gioco e abbiamo esposto le nostre opinioni, su vari argomenti. Mi dispiace che questo Progetto lo abbiamo fatto solo quest’anno”.