Domenica 29 ottobre 2006 tra i servizi della trasmissione Report, di Rai Tre, la conduttrice e autrice Milena Gabanelli annuncia una Good news: si tratta di Tv Glad "tele contenta", una tv danese fatta da persone disabili mentali (a esclusione dei tecnici). Il servizio di Stefania Rimini, giornalista del programma, l’intervista pubblicata sul sito e alcuni brevi articoli usciti sulla stampa specializzata (soprattutto on line), la definiscono “la prima televisione al mondo costruita e pensata in questo modo”. In questi termini, attira certo l’attenzione, perlomeno per andare a scoprire più da vicino le logiche che ne hanno determinato la costituzione e le spinte che ne organizzano quotidianamente il lavoro.
Tv Glad ha un sito (www.tv-glad.dk), strutturato in diverse sezioni nelle quali sono ben descritti il palinsesto, le puntate dei singoli programmi, i testi delle interviste giornalistiche condotte, coronate da alcune pagine contenenti le informazioni generali che la descrivono nel dettaglio. È questa l’unica sezione a essere tradotta in inglese, mentre il resto è solo in lingua danese. E da qui si ottengono preziose informazioni.
Tv Glad dunque è la prima televisione al mondo realizzata da persone disabili mentali: sono circa centotrenta le persone che vi lavorano, distribuite in sei filiali; la maggiore è quella di Copenhagen che raccoglie più della metà degli addetti ai lavori (circa settanta). I programmi prodotti vengono trasmessi in una striscia quotidiana di trenta minuti (notturna o diurna, dipende dall’emittente) in diverse televisioni locali danesi, fino a raggiungere un terzo della popolazione della Danimarca. Obiettivo imminente è quello di espandere il bacino di utenza in patria ma anche all’estero. Sono già in essere alcuni tentativi riusciti con successo; Tv Glad infatti riesce a trasmettere in diversi paesi dell’America Latina, grazie alla filiale di Madrid, e ha in corso numerose trattative per aprire studi in Lituania, Svezia, Norvegia, Spagna, Turchia, Cuba, Equador e Cina.
Libertà di espressione e di opinione
“Tv Glad vuole assicurare, incrementare e mantenere il diritto democratico della libertà di opinione e di espressione delle persone disabili mentali” – si legge nel sito – perché essere capaci di esprimere in modo autonomo la propria vita quotidiana e il saper raccontare storie, sono elementi essenziali per l’autonomia personale e per la creazione di un’identità. Il mezzo televisivo è stato scelto come strumento privilegiato, per fornire a queste persone la possibilità di comunicare il loro mondo e il mondo che tutti abitiamo, pur non sapendo né leggere né scrivere, nella maggioranza dei casi.
Il servizio mandato in onda da Report mostra bene questa caratteristica, più volte sottolineata all’interno della presentazione che si legge sul sito. Vediamo una giornalista all’opera, mentre conduce un’inchiesta sugli alcolisti. Lo fa andando a parlare con persone alcoliste in un parco di Copenhagen: non sono certo argomenti difficili a spaventare le troupe di Tv Glad! Gli operatori disabili che lavorano all’interno della testata raccontano il loro handicap alla giornalista di Report e spiegano come non sapendo leggere e scrivere, riescano a esprimersi proprio attraverso le interviste grazie alle quali possono “dire qualcosa”.
Tv Glad dunque, oltre a compiere un importante compito di natura strettamente culturale, svolge anche un’azione fortemente formativa per le persone stesse che la realizzano. Innanzitutto un’esplicita volontà di immettere questo personale nel mercato del lavoro (perché in fondo di questo stiamo parlando), proponendo loro un impiego in un settore che vi rientra a pieno titolo. Ogni mese, infatti, esiste uno stipendio che, in molti casi, va a integrare la pensione di invalidità. Non solo. Oltre a lavorare a pieno titolo nel settore delle comunicazioni televisive, tutte le persone disabili mentali che vi sono impiegate, assumono ruoli significativi e di rilievo: sono giornalisti che decidono come strutturare le interviste, le inchieste o i reportage; così come sono loro stessi a condurre, per esempio, i dibattiti o le tavole rotonde mandati in onda. Ma sono anche loro a decidere gli argomenti, le scalette e l’agenda della striscia quotidiana. Certamente è importante l’azione di supporto del personale tecnico e qualificato che si arricchisce della presenza di qualche volontario. Sono stati buoni, dunque, i risultati ottenuti finora: sia dal punto di vista “commerciale” (la striscia quotidiana infatti è vista da un grande bacino di utenza, e sta vivendo una fase di notevole espansione), ma anche e soprattutto dal punto di vista educativo per le persone disabili che vi lavorano (imparano a pieno titolo un lavoro).
È interessante concentrarsi su questo secondo aspetto che più volte gli autori del sito sottolineano: chi lavora a Tv Glad impara a fare un mestiere. Quando si pensa alla persona disabile, e disabile mentale, che sta imparando a fare un lavoro si è soliti pensare a un tipo di occupazione che abbia a che fare molto più con il concreto. Con il fare qualcosa in modo meccanico e ripetitivo, forse. Difficile pensare che la persona disabile mentale venga educata e avviata alla carriera televisiva, perché quello della comunicazione e dell’informazione è sempre un terreno delicato che si riserva ai pochi che ne abbiano le competenze.
In realtà la sfida duplice messa in atto da questa televisione danese dimostra proprio come, operando un attento lavoro sulla persona, formandola ed educandola ad aprire il proprio mondo interiore alla manifestazione dei propri interessi e alle manifestazioni del mondo, lo si operi, più o meno direttamente, sulla collettività nel suo insieme.
E gli argomenti?
Il pensare a programmi come Glad Food o Glad magazine condotti da disabili mentali è abbastanza rivoluzionario. Il primo un programma sui gusti alimentari. Sì, perché negli istituti o nei centri diurni, i disabili non hanno alcuna facoltà di scegliere il cibo e così non ne hanno mai avuto una coscienza. Non sanno in autonomia cosa preferiscono o cosa è meglio preparare; ora che i tempi sono cambiati, che molti cominciano a vivere nei gruppi appartamento, o addirittura in casa soli, diventa necessario che qualcuno sproni a questa fantasia sui gusti alimentari. Ecco il programma. Di una originalità e ironia incredibile, a pensarci bene.
Il secondo invece, un programma di dibattito sui tanti argomenti di attualità; non solo e non necessariamente legati alle tematiche o al mondo della disabilità, anzi. Essendo un programma di dibattito, sono anche ospiti esterni, esperti convocati appositamente, a parlare di temi quali l’educazione, la scuola, il mondo dell’informazione, la vita della famiglia, la cittadinanza attiva, temi legati all’andamento politico e amministrativo del paese. E, perché no, talvolta si parla anche di diritti delle persone disabili. Oppure Novotny Corner, un programma culturale in cui è soprattutto l’arte a essere protagonista, di qualunque tipo: la cinematografia, la pittura, la musica…
Quando sul sito si legge che il presupposto dal quale parte il lavoro è il riconoscimento della “normalità” di queste persone e l’affermazione del principio della liberà di espressione e di opinione, probabilmente ci si convince della positività che Tv Glad porta quotidianamente sul piccolo schermo. Tele contenta, sarebbe in italviano. Forse è contenta proprio perché cosciente, in qualità di mezzo “massa” per eccellenza, di diventarlo a pieno titolo. Nessuno escluso, dunque. Né dagli argomenti né, soprattutto, dagli studi dove, con microfono e telecamera, si arriva nelle case della gente.