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SPAZIO CALAMAIO/Sullo stesso binario

Nonostante abbia più di vent’anni, il Progetto Calamaio rimane un luogo che suscita domande e riflessioni interessanti.

Forse perché si pone l’obiettivo, ideale ma anche molto concreto, di essere uno spazio culturale dove l’integrazione si fa. Nel quale si affrontano le difficoltà e i limiti di una realtà inclusiva dove, davvero, ognuno, con ruoli diversi, ha le stesse opportunità degli altri. Non solo da un punto di vista assistenziale o per quanto riguarda l’accessibilità degli spazi, soprattutto per ciò che riguarda la costruzione di relazioni alla pari, nelle quali il pensiero di tutti sia valorizzato e la diversità diventi il punto di vista da cui guardare la realtà.

Uno dei cardini del Progetto Calamaio è l’aver costruito un gruppo nel quale si è tutti sullo stesso piano, con ruoli diversi ma senza gerarchie.

“Siamo colleghi” è una delle espressioni che gli educatori e gli animatori usano maggiormente quando raccontano di cosa si occupa il Progetto.

Ma essere colleghi cosa significa?

È davvero possibile instaurare una relazione lavorativa nella quale ci si senta davvero alla pari? Corresponsabili allo stesso modo delle idee e dei progetti per realizzarle?

Sentiamo cosa ne pensano due veterane del gruppo.

“Cosa vuol dire per me essere sullo stesso piano? 

Ragionare allo stesso modo, secondo certi criteri, mettere in comune questi criteri, andare molto d’accordo, pensare, agire, reagire, per il bene del gruppo, avere le stesse opinioni, su alcuni argomenti, avere lo stesso stile di lavoro! Condividere gli stessi contenuti, avere due modi di pensare che viaggiano sullo stesso binario, usare lo stesso metro, utilizzare la stessa misura, capirsi al volo. Andare sugli stessi discorsi, essere sulla stessa lunghezza d’onda, avere lo stesso linguaggio, intuire il discorso ancora prima che l’altro finisca la parola, la frase, usare le stesse parole, viaggiare all’unisono. Ognuno in modo personale.

Ancora, essere colleghi vuol dire avere obiettivi comuni e condividerli, avere contenuti comuni, la diversità. Avere opinioni diverse ma simili! Agire insieme, reagire in modo congruo, comportarci e agire in base ai contenuti che affrontiamo e proponiamo!                                           

Per me essere colleghi significa poter proporre argomenti di discussione che vengano valorizzati, facendo domande per il bene del gruppo, rifletterci sopra e farlo crescere”. Stefania B.

                       

“Quando si è in un gruppo numeroso come il nostro, io penso che sia inevitabile avere dei conflitti. Il nostro gruppo continua ad aumentare sempre di più e questo significa avere da parte mia un maggior impegno nell’accettare nuove persone, sia animatori disabili che tirocinanti vari. 

Siamo tutti una grande risorsa ma ciò comporta comunque la nascita di problemi organizzativi. 

La vita lavorativa sarebbe in ogni modo una grande noia se non ci fossero conflitti, questi rappresentano una grande crescita per noi stessi, anche se, ovviamente, devono essere limitati.

So che per tutti noi non è facile fare relazione. Se ci sono conflitti, penso anche che sia importante capirne i motivi e cercare di risolverli”. Stefania M.

Dalle riflessioni delle due animatrici, possiamo estrapolare tre concetti che ci permettono di fare sintesi rispetto al tema dell’essere colleghi.

Avere due modi di pensare che viaggiano sullo stesso binario

Nel nostro modo di interpretare la relazione tra colleghi è importante permettere a ognuno, secondo le proprie abilità e i propri tempi, di partecipare in modo specifico al lavoro. Per fare ciò è altresì importante definire un binario comune sul quale viaggiare, altrimenti il rischio che si corre è quello di sprecare le energie dietro obiettivi e progetti diversi e, quindi, disperdere anche la diversità che, da ricchezza, si trasforma in ostacolo. L’immagine dei due modi di pensare che viaggiano sullo stesso binario, descrive perfettamente l’idea di inclusione che vive il gruppo Calamaio.

Persone diverse, con differenti abilità e modi di ragionare, che però viaggiano, non solo metaforicamente, verso un medesimo obiettivo, su un percorso comune che si costruisce con il contributo di tutti.

Comportarci e agire in base ai contenuti che affrontiamo e proponiamo

Una delle cose a cui teniamo di più, come gruppo, è la coerenza. Ciò che raccontiamo negli incontri di animazione o formazione, deve essere ciò che viviamo quotidianamente. Come persone singole e come gruppo di lavoro. Non negare le difficoltà bensì offrire un’esperienza che sia di stimolo perché altri possano costruire il loro percorso di integrazione. In questo, l’essere colleghi vissuto della quotidianità del gruppo di lavoro, diventa uno dei principali strumenti di lavoro e autovalutazione, uno dei principali contenuti perché vita vissuta.

I conflitti rappresentano una grande crescita per noi stessi.

Questo articolo è frutto di un percorso di autoformazione, che stiamo svolgendo come gruppo dopo un contrasto nato tra due colleghi, un educatore e un animatore con disabilità.

Apparentemente banale, il contrasto è diventato l’occasione per affrontare, nuovamente, soprattutto con gli animatori con disabilità più giovani, l’argomento e, come dice Stefania B., trasformarlo in un’occasione di crescita. 

Perché, diciamocelo, non è per nulla scontato.

Un ragazzo con disabilità che esce dal mondo della scuola ed entra nel mondo dell’adultità (lavoro, centri diurni, comunità…) difficilmente si pensa alla pari o riesce a immaginarsi come collega. Per tanti motivi comprensibilissimi.

L’esperienza del Progetto Calamaio rimane unica anche per la capacità che ha nel valorizzare il ruolo di tutti, indipendentemente dalle abilità o dalle disabilità.

Ovviamente, ci vuole tempo, pazienza e un grande coraggio, sia per chi è formato come educatore sia per le persone con disabilità.

Gli educatori devono scendere un gradino e le persone con disabilità salirne uno, per incontrarsi a metà strada, in quel luogo particolare dove i diritti e i doveri, come le responsabilità e le possibilità, sono uguali per tutti.



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