La mia formazione, sia nell’ambito della danza che della psicologia, mi ha portato a cimentarmi nell’insegnamento della danza ad alcune persone disabili.
Le persone con le quali faccio questa attività hanno diversi gradi e tipi di disabilità, spesso anche abbastanza invalidanti sia sul piano fisico che mentale, che però non toglie l’entusiasmo con il quale cercano e aspettano il momento di “ballo”.
La danza è una parte fondamentale della mia vita e, per me, è paragonabile a un quadro di una corrente artistica, che si rifà a esercizi, precisione, coordinazione, linee, espressività e determinazione a pretendere il massimo.
Con i disabili di questo gruppo il lavoro che si fa è paragonabile a una corrente artistica che parte dagli stessi materiali, ma punta a un quadro il cui effetto è dato da accostamenti differenti, pur utilizzando gli stessi elementi di base.
Non si può dire che una corrente sia meglio dell’altra. Linee, colori, luci, ombre, pennellate… Elementi essenziali che si realizzano tramite tecniche diverse, che però riassumono l’espressione dell’artista e ne trasmettono in un modo o nell’altro quello che ha dentro.
Ciò che si ottiene in entrambi i casi lascia un’emozione, permette di cogliere qualcosa che, talvolta può essere riconducibile a un soggetto-oggetto ben definito e, altre volte invece a un’impressione più astratta, meno definita, che richiede che entrino in gioco modalità di mettersi in contatto con la tela e con l’espressività dell’artista partendo da un qualcosa di percettivamente istintivo.
Nell’attività con i ragazzi mi sento di partire da due estremi: da un lato i colori, quando sono ancora sulla tavolozza, e dall’altro l’effetto finale del quadro, quando guardandolo, a volte senza un motivo per così dire “conscio”, ci si emoziona. Ecco da cosa parto: colori primari ed emozioni.
In termini “danzerecci”: movimenti semplici e divertimento.
La mia lezione si svolge così: innanzitutto un saluto caloroso a tutti, uno ad uno, modulando lo scambio sulla base di chi ho davanti. Una delle cose più belle è il ri-trovarsi, così come il ripetere in modo quasi rituale battute o gesti di complicità e di affetto.
Dopodichè tutti in cerchio e via con la musica! (bella alta, deve dare energia!). Si parte a riscaldare tutto il corpo, cercando il più possibile l’isolazione delle singole parti, in modo tale da iniziare a sentirsi, percepirsi, ri-conoscersi. Ciò su cui premo durante il riscaldamento è che tutti provino a fare i passi. Mi avvicino a ciascuno di loro per aiutare ed eventualmente modulare insieme il movimento, chiedendo prima e poi cercando, con delicatezza non intrusiva, di guidare il loro corpo. Che soddisfazione quando, dopo qualche volta, riescono da soli!
Una cosa a cui tengo, forse con un’ottica più psicologica e psico-educativa, è solidificare la loro consapevolezza della parte destra e sinistra del corpo che, oltre a essere propedeutica alla creazione stessa dei movimenti, può permette loro di raggiungere una maggiore autonomia nella quotidianità. Successivamente decido gli esercizi e le coreografie da fare, in genere richiamando i passi fatti durante la lezione e lasciandomi guidare dal clima, dall’umore del gruppo e dal numero di persone presenti. Ai ragazzi in carrozzina riservo movimenti mirati a esercitare maggiormente resistenza, forza e allungamento, ovviamente calibrati sulla base delle loro capacità.
Quando poi arriva il momento del ballo libero, è un vero scatenarsi! Tutti in cerchio a incitare chi (uno dopo l’altro) diventa il protagonista. Io porto in centro e ballo con ciascuno di loro, ma qui sono loro che possono avere l’inventiva e l’iniziativa! Io li seguo e accetto a specchio le loro evoluzioni, alcune volte guidandoli a variare eventuali schemi ripetitivi, altre stimolandoli a sperimentarsi incentivati non solo da me, ma da un contesto meno richiestivo e più spensierato.
Alla fine c’è il momento del “respiro” dove ci rilassiamo respirando con calma, con l’obiettivo di riportare a livelli adeguati anche l’eventuale sovra-eccitazione data dal movimento, seguendo una musica pacata e proponendo movimenti più lenti e distensivi (ma non meno difficili da seguire!).
Ciò che trovo impegnativo nella mia esperienza è motivare i ragazzi al movimento: a un movimento consapevole (che lo rende già di per sé più preciso) e di continuare a esercitarlo anche mentre mi soffermo su ognuno di loro per aiutare nell’esecuzione.
Essenziale è dare punti di riferimento, metafore e rinforzare ogni piccolo risultato. Non solo per raggiungere la precisione del movimento, ma anche per arrivare a capire qual è l’obiettivo ideale, averlo in testa, oltre che davanti agli occhi. Senza dimenticare di cercare di divertire e divertirsi, di ironizzare e di creare un gruppo affiatato e collaborante.
Anche chi magari tende più di altri a “perdersi” e si isola un po’ in movimenti ripetitivi e poco finalizzati (come dondolamenti delle braccia o del bacino), risulta un ottimo spunto per la lezione, perché mi permette di richiamare esattamente quei movimenti e renderli adeguati e finalizzati. Riferendoli anche in modo scherzoso direttamente al diretto interessato (“e adesso il movimento preferito di…”), si riesce ad agganciare la loro attenzione e di conseguenza la loro partecipazione e “presenza” all’interno del gruppo.
Pur traendo molta energia e soddisfazione da quest’ora di ballo, non è facile seguire tutti, non è facile catturare e mantenere l’attenzione, la motivazione all’impegno e alla concentrazione, non è facile trovare passi fattibili e modellabili su tutti. Un elemento importantissimo per la riuscita di tutto ciò è la compresenza alla lezione di operatori-educatori che affiancano i ragazzi e aiutano a svolgere al meglio l’attività, spalleggiandomi nell’affrontare le difficoltà sia di attenzione che di movimento e mantenendo sempre alto il morale del gruppo.
Ed è così che si arriva a un quadro di movimenti, colori e luci che lascia, in chi osserva, un sorriso, una bella sensazione. Data forse da quel braccio che doveva essere teso ma non lo è? Data da qualche “inghippo” di gambe in più? Può darsi, ma rimane il fatto che risuona di entusiasmo e gioia, ed è piacevole lasciarsi risuonare ed emozionare da tutto ciò.