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LETTERE AL DIRETTORE/Risponde Claudio Imprudente

Caro Claudio,
buongiorno!

Mentre leggevo il tuo articolo sulle tazzine da caffè un po’ storte, non so perché mi è venuto in mente il guerriero Bruce Lee che disse: “Sii come l’acqua… svuota la tua mente, sii senza forma, senza limiti. L’acqua in una tazza diventa tazza, in una bottiglia diventa bottiglia. Sii come acqua amico mio!”.
E se l’acqua (o il caffè) prende la forma a seconda dell’involucro, diventa più importante la forma o il contenuto?
Un saluto sincero,

Silvia

Cara Silvia,

quando ho ricevuto la tua bella lettera mi sono chiesto se Bruce Lee conoscesse una mia vecchia poesia, scritta nel lontano 1983 quando l’Italia aveva appena vinto i mondiali e l’urlo di Tardelli riecheggiava ancora… […] Nella baia, un’onda/si appoggia sulla/terra/e subito ritorna in mare. […] Intanto il mare/continua diventare terra/e la terra continua diventare mare.

Questa poesia è stata scritta con una voluminosa Olivetti grigio-verde, la mia amica macchina da scrivere, fedele compagna di viaggio tra realtà e fantascienza che hanno portato alla scrittura della maggior parte delle mie immaginazioni e dei miei pensieri. Mi piace pensare che a ognuno di quei tasti ne sia rimasto attaccato uno… Al tempo scrivevo con il solo uso del mio naso, non c’erano i computer né tablet, né ipad… L’inchiostro diventava carta e la carta inchiostro, nel senso che l’inchiostro si modellava sulla carta e la carta si lasciava modellare con fluidità. È proprio quello che succede qui, con l’acqua-caffè di cui parli tu citando Bruce Lee e con le tazzine dell’uomo con i baffi che descrivevo io qualche tempo fa in un articolo pubblicato sul Messaggero di Sant’Antonio. 

Bisogna imparare a diventare elementi plasmabili e adattabili, sia che questo riguardi la forma (la tazzina e la bottiglia per intenderci) o il contenuto (l’acqua e il caffè). La disabilità è un contenitore affascinante proprio perché ci chiama alla trasformazione, a farci cioè materie duttili a cambiare le nostre forme, a entrare di volta in volta in sagome e figure sempre diverse.

Bisognerebbe spiegare questo concetto a Bruce Lee, che, anche se per lui è difficile da comprendere, va comunque spiegato…

L’uomo con i baffi

Ciao Claudio, sono Francesca, una delle gemelle dell’articolo, meglio la gemella disabile.

Sono entusiasta dell’articolo pubblicato, perché hai perfettamente capito cosa volevo dire e non hai stravolto nessun significato.

Quando Federica torna dall’Università glielo faccio leggere e poi ti dico il suo commento.

A presto “collega disabile”

Francesca Aggio 

Cara Francesca,
sono molto contento che l’articolo uscito su www.superabile.it ti sia piaciuto e che ti sia riconosciuta nelle mie parole. Riuscire a descrivere il complesso rapporto che esiste tra fratelli, soprattutto quando si parla di disabilità, non è cosa semplice e tu sei riuscita a farlo davvero con grande freschezza e immediatezza.
Mi piace per questo citare le tue parole quando, a proposito di te e della tua amata-odiata gemella Federica, scrivi: “Appeso al frigorifero in cucina c’è una calamita con su scritto: sorelle per caso, amiche per scelta. È proprio quello che penso, alcune volte ci riusciamo, altre un po’ meno…”.
A parte il fatto che io vado matto per le calamite e che ne ho il frigo letteralmente tappezzato, tante quante i miei avventurosi viaggi in giro per il mondo, questa frase mi ha colpito perché sintesi perfetta delle contraddizioni e dei contenuti più delicati di un tema così affascinante e importante.
Il rapporto simbiotico infatti che quasi sempre si viene a creare, nonostante ci si trovi, come tu sottolinei, a essere uniti un po’ per caso, spesso rischia di degenerare in gelosia da entrambe le parti. Amore e odio, iperprotezione e indifferenza in questi casi sono spesso faccia della stessa medaglia proprio come il nord e il sud dei magneti. Come poli magnetici cioè, ci si attrae e ci si respinge costantemente.
Così come tu aggiungi: “A volte creiamo insieme delle alleanze per combattere i nostri genitori, in due otteniamo risultati migliori, oppure ci diamo una mano a vicenda nella scelta dei regali per i rispettivi fidanzati. Ci capita anche di andare a passeggiare e chiacchierare”.
Il limite tra complicità e conflitto è talmente labile e sottile che, come ci insegna la vostra calamita, diventa una questione di scelta, con cui imparare a misurarsi insieme giorno per giorno.
Che dire? Grazie ancora una volta, Francesca, per le tue parole e per aver condiviso con noi la tua esperienza. Che ne dici, mi porti una calamita?
Claudio Imprudente



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