La marcia delle tartarughe ninja
- Autore: Claudio Imprudente
Quando ho accennato ai miei colleghi l’idea di scrivere un articolo su Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello devo ammettere che sono stato un po’ deriso. “Claudio, sono anni che scrivi su tantissimi argomenti, ma cosa c’entrano i grandi del Rinascimento italiano con i tuoi temi?”.
Vero. Amo l’arte, ma non posso improvvisarmi tuttologo.
Non mi avevano capito. Io volevo parlare delle tartarughe ninja.
Ammetto che fino a qualche giorno fa non conoscevo proprio nulla di queste quattro tartarughe mutanti, se non i loro nomi così affascinanti.
Poi una sera in pizzeria, seduto davanti a un bambino e a una quattro stagioni, sono stato “costretto” ad ascoltare le avventure e la storia delle tartarughe ninja e del loro maestro Splinter.
All’inizio ascoltavo distratto, poi lentamente (proprio come una tartaruga!), man mano che il bimbo spiegava la loro trama ho iniziato a pensare, a collegare… La vita ai margini, le lotte per la giustizia, una corazza come protezione, la collaborazione.
Non è che anche questi personaggi fantastici possono darci un contributo culturale? Non sono forse una metafora delle conquiste ottenute negli ultimi cinquant’anni di battaglie per un mondo più accogliente e inclusivo?
Io credo proprio di sì.
Partiamo dal loro contesto, da dove provengono: le tartarughe ninja vivono nascoste, nelle fogne, nel sottosuolo della città, lontane dagli sguardi della gente. Ovviamente ho subito fatto il paragone con il mondo dell’handicap.
Un mondo che spaventava, dunque tenuto nascosto almeno fino alla legge sull’integrazione dei primi anni Settanta. Quel mondo turbava così tanto da non dover essere nemmeno argomento di discussione. Poi qualcosa è cambiato.
È cambiata la mentalità, sia delle persone disabili che della collettività.
L’innovazione dunque è stata legislativa, ma soprattutto culturale.
Dopo tante battaglie così, la diversità non era più rintanata nel sottosuolo. Proprio come le tartarughe ninja, è uscita in superficie per mescolarsi nella società che non poteva più fingere di non vedere.
C’è di più. La metafora tartaruga ninja-disabilità offre un altro spunto interessante. La tartaruga ha una corazza con funzione protettiva, che le è indispensabile per vivere, per proteggersi fisicamente e psicologicamente dalle avversità.
Anche un disabile può avere la sua corazza: la sua carrozzina.
Questa ha una grande funzione difensiva e di sostegno, per resistere agli urti della vita, direbbe Luca Carboni. Un ausilio che dà sicurezza, quindi, sia dal punto di vista fisico che morale, sempre che venga interpretata non come una sfortuna o come un peso, ma come uno scudo. È quello che fanno le tartarughe ninja.
Tartarughe che combattono le battaglie per la giustizia, organizzate sotto la sapiente guida di un “coordinatore” ratto, che crede nel lavoro di gruppo e che ha fiducia nei suoi collaboratori (chiaramente prendo le distanze dai loro metodi di lotta…). Proprio come le molte associazioni che in questi anni hanno contribuito ad aumentare la consapevolezza delle abilità diverse.
Metafore potremmo trovarne ancora… Salutando i miei colleghi Raffaello, Michelangelo, Donatello e Leonardo vi invito a scrivere sulla mia mail claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook, alla ricerca di altre metafore…
Avanti… Marche!
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