La classe: un gruppo al lavoro
- Anno e numero: 2003/4 (monografia sull’integrazione scolastica)
Un apologo
“Tanti e tanti anni fa, gli animali decisero che dovevano fare qualcosa per affrontare i problemi del ‘mondo nuovo’ e così organizzarono una scuola. Essi adottarono
un curricolo di attività consistenti nel correre, arrampicarsi, nuotare e volare e, perché ne fosse reso più facile lo svolgimento, tutti gli animali presero tutte e quattro le materie. L’anatra era un’alunna eccellente nel nuoto, migliore di fatto dello stesso istruttore, e fece dei buoni passi in avanti nel volare, ma era una frana nella corsa. Dato che era così lenta in quest’ultima materia fu costretta ad andare al doposcuola e anche a saltare il nuoto per praticare la corsa. Questo finché le sue zampe membranose si consumarono in malo modo e fini per diventare mediocre anche nel nuoto. Ma la mediocrità a scuola la si accettava pure, sicché nessuno se ne preoccupò tranne l’anatra stessa. Il coniglio fu dall’inizio il primo della classe nella corsa, ma ebbe un crollo nervoso tanta fu la fatica che dovette porre nel nuotare. Lo scoiattolo era bravissimo nell’arrampicarsi, finché non sviluppò una grave frustrazione nella classe di apprendimento del volo, dove il suo insegnante lo fece cominciare dal basso in alto, anziché dalla cima dell’albero in giù. Si beccò pure, a causa della iperesercitazione, delle contrazioni muscolari e fini quindi per avere un "buono" nell’ arrampicamento e un "discreto" nella corsa . L’aquila era un bambino problema e si dovette sottoporla a severa disciplina. Nella classe di arrampicamento batteva tutti gli altri nel raggiungere la cima dell’albero, ma insisteva nell’usare il suo proprio modo di arrampicarsi. Alla fine dell’anno, un’anguilla anomala che poteva nuotare straordinariamente bene, e un poco anche correre, arrampicarsi e volare ebbe la media più alta e, promossa, ebbe l’onorifico incarico di tenere il discorso di commiato”.
(Favola del curricolo, o delle differenze individuali, di. G.H. Reavis, pedagogista celebre e fondatore della PhiDelta Kappa Educational Foundation)
Che cosa è un gruppo?
"I gruppi di lavoro si caratterizzano per la compresenza di vincoli derivanti dal sistema di attività e dalla stessa natura degli obiettivi considerati. Hanno natura contrattuale nel senso che attività e obiettivi ne definiscono l’ ambito operativo, la durata, la connotazione organizzativa. Intervengono altri fattori che consentono di descrivere il funzionamento, la natura dei problemi affrontati, i fattori di contesto interno – esterno, le risorse impiegate, i soggetti coinvolti, I ‘organizzazione delle responsabilità. I gruppi di lavoro sono ‘gruppi in apprendimento’ in quanto i loro membri sperimentano la capacità che le relazioni hanno di suscitare intuizioni, di mettere a confronto chiavi di lettura, esperienze, motivazioni, metodi, appartenenze. I processi comunicativi ne rappresentano il tessuto nervoso e regolano l ‘utilizzo delle risorse e delle potenzialità. Stanno anche alla base di molte patologie quando non si fa manutenzione delle motivazioni e delle responsabilità quando non si costruiscono condizioni organizzative per fare della comunicazione un tessuto connettivo fra parti diverse, chiamate ad operare per conseguire gli stessi obiettivi. (T.Vecchiato, Tipi di gruppi per diversi problemi in Servizi Sociali n. 4/1995 pp. 7-22) Sono possibili molte definizioni che aiutano ad avvicinare la dimensione del gruppo. Nel brano proposto viene sottolineata come caratterizzante un gruppo di lavoro la questione comunicativa. I processi comunicativi costituiscono il vero e proprio tessuto nervoso del gruppo e ne regolano la vita. E’ attraverso il funzionamento del sistema comunicativo che si possono far coesistere all’interno dello spazio/tempo del gruppo aree molto diversificate che fanno riferimento sia all’area socio-emotiva (storia , vissuto, competenze dei partecipanti), all’area del metodo (procedure di lavoro che si utilizzano) che a quella del contenuto, correlata al tipo di compito che ci si prefigge. Che cosa è un gruppo classe?
Avviare una riflessione sulla gestione della classe significa in primo luogo interrogarsi sulla natura della stessa tentando di metterne a fuoco caratteristiche e variabili che ne definiscono la fisionomia. Si tratta senza dubbio del sottosistema più significativo all’interno del sistema relazionale più generale che si crea tra le componenti che agiscono nella scuola. Gestione della classe rimanda alla necessità di analizzare quel contesto interattivo ricco di scambi emotivi e cognitivi, con una storia e una stabilità notevole di rapporto nel tempo. Di questo aspetto fanno parte: • le caratteristiche del gruppo classe • la comprensione e sviluppo delle relazioni nel gruppo • l’interazione alunno-insegnante • i materiali mediatori per imparare e per vivere una situazione di gruppo finalizzata • la comprensione della propria cultura e di quella altrui. La valorizzazione delle differenze. Il gruppo classe è un gruppo in cui, ad un’analisi più approfondita, coesistono a livello di organizzazione una struttura organizzativa di superficie che è quella che persegue gli obiettivi didattici e nella quale gli individui investono le proprie motivazioni alla realizzazione e una struttura sub-istituzionale, caratterizzata da sentimenti di attrazione e repulsione, nella quale gli adulti, i bambini e i ragazzi investono le motivazioni di aggregazione e di potere. E’ soprattutto a questo livello che emergono problemi di gestione e adattamento reciproco proprio perché entrano in gioco gli aspetti emotivi e le problematiche nei rapporti. La vita di una classe procede e si sviluppa all’interno di una ampia gamma di relazioni sociali e di rapporti tra i membri del gruppo che incrociano regole, divieti, obblighi, comportamenti attesi, propri di quella particolare istituzione. La dimensione istituzionale non basta a spiegare la complessità degli eventi e situazioni che si manifestano ogni giorno tra i banchi di scuola. Accanto, talvolta anche in contrapposizione a questa, si scorgono esigenze di tipo socio-emotivo che si connettono con quella che è definibile in linguaggio tecnico la struttura sub-istituzionale del gruppo. La classe appare allora una realtà socio-dinamica e in evoluzione, al cui interno vivono problematiche di accettazione, stima reciproca o rifiuto…
Il gruppo classe come sistema complesso
In uno studio compiuto a livello internazionale da Anderson nel 1987 si sono valutate le variabili che esercitano un influsso sull’ambiente in classe, eccole: – caratteristiche della comunità – caratteristiche della famiglia di origine e della scuola – caratteristiche dell’insegnante – percezioni dell’insegnante – caratteristiche di entrata degli studenti – caratteristiche della classe – quantità di istruzione e capacità di orientamento degli studenti – attività di insegnamento e di valutazione – tipo di conduzione degli alunni – percezioni degli studenti – partecipazione degli studenti all’apprendimento e risultati dell’apprendimento. Analisi più approfondite hanno poi posto l’accento sull’influenza della percezione che insegnanti e studenti hanno della classe. Le percezioni di quanto succede in classe possono essere vissute in modo diverso da quanto effettivamente avviene. L’influenza delle attività e degli eventi della classe è mediata dai pensieri e sentimenti degli studenti stessi e i comportamenti e le percezioni degli studenti sono influenzati dal contesto di vita scolastico e dalle richieste che sono loro poste. In molte situazioni formative abbiamo ragionato con insegnanti e figure educative sul “peso” di queste percezioni reciproche, su come esse incidono positivamente e negativamente nella costruzione del ruolo insegnante e anche nell’immagine di ogni singolo allievo. Forse anche per questo è sempre molto apprezzata questa piccola metafora.
Il peso sulle spalle
Due monaci zen stanno camminando verso il loro monastero in una strada fangosa e piena di pozzanghere, quando incontrano una giovane donna che chiede aiuto per attraversare senza bagnarsi. Il monaco più giovane la prende in braccio, attraversano la strada e arrivati all’altra parte, la mette giù e la saluta. I due monaci proseguono il cammino in silenzio. Arrivati a destinazione il monaco più anziano dice al giovane: ‘Non avresti dovuto prendere in braccio quella donna, i monaci non devono toccare le donne’. E il giovane risponde ‘Io l’ho fatta scendere subito, tu l’hai ancora con te’.”.
(Consuelo Casula, I porcospini di Schopenhauer. Come progettare e condurre un gruppo di formazione di adulti, Milano, FrancoAngeli, 1997)
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