Tutti in gol! Camminando
- Autore: Luca Cenci e Alessio Plona
- Anno e numero: 2016/7 (monografia sui 30 anni del progetto Calamaio)
di Luca Cenci e Alessio Plona
Il calcio camminato è arrivato a Bologna! Grazie al comitato di Bologna della Uisp è ora possibile scendere in campo e far valere la propria classe!
Ma cos’è il calcio camminato? Il Calcio Camminato o Walking Football nasce in Inghilterra nel 2011 e propone un nuovo modo di pensare il calcio per consentire a uomini in età avanzata di poter scendere ancora sul rettangolo verde. In seguito a un sondaggio effettuato nei vari circoli di anziani (over 50) è emerso non solo l’incredibile volontà di dedicarsi ancora alla pratica sportiva ma una passione speciale per il football. Peter Reddy, professore e ricercatore presso l’Aston University di Birmingham, tramite una ricerca sui benefici di questa pratica sportiva tra gli over 50, ha constatato come il Walking Football produca divertimento e benessere anche se sostenuto a ritmo blando.
Ma con quali le regole? La più importante: è vietato correre! La corsa viene considerata fallo di gioco! Inoltre è essenziale tenere la palla bassa (non può superare l’altezza della vita, dunque il pallone a rimbalzo controllato è altamente consigliato). La gara si svolge in un campo da calcetto e si gioca in sei contro sei per circa trenta minuti, divisi in due tempi. Risultati? I benefici riguardano principalmente la salute e la socialità. Secondo i ricercatori “gli studi condotti finora hanno dimostrato che il calcio può essere efficace nei casi di lieve o moderata ipertensione e che l’elevata attività aerobica ad esso connessa produce notevoli miglioramenti nell’ossidazione dei grassi e nella potenza aerobica”. E quindi “Il calcio rappresenta un modo fantastico per stare in forma e godere di buona salute”. Noi del Centro Documentazione Handicap non potevamo non sperimentare questa nuova attività che permette di togliere le scarpe dal chiodo anche ai più anziani o a chi ha degli acciacchi fisici.
L’esperienza di Alessio Plona, volontario del Servizio Civile al Progetto Calamaio del CDH di Bologna
Giocare a calcio è sicuramente la cosa più bella del mondo, non c’è dubbio, ma se non si potesse più correre, se si potesse solo camminare, cosa accadrebbe? Il calcio camminato stravolge tutto, ma non per questo rende meno entusiasmante e ricco di emozioni questo sport. Le gambe faticano a non partire, qualche scatto involontario è inevitabile, soprattutto all’inizio quando ancora si necessita di assimilare le novità. I movimenti devono essere rapidi e pronti a dare un aiuto, un’opzione al proprio compagno. L’intelligenza calcistica si accentua per poter permettere di sbloccare la situazione, per riuscire a trovare uno sbocco verso la porta avversaria. Le differenze di età si assottigliano per lasciare spazio all’esperienza, in un clima di socialità e felicità che si rifanno ai veri valori, almeno quelli che dovrebbero essere, del calcio.
La mia esperienza in quel di Castelmaggiore (BO) è stata decisamente bagnata, ma come si dice “sposa bagnata… sposa fortunata”. Appena ho visto le squadre, la prima cosa a cui ho pensato è stata le differenze di età degli attori in campo.
Non mi era mai capitato di giocare con un range di età così ampio, ma come ho poi imparato questa differenza nel calcio camminato si assottiglia, fino quasi a dissolversi. Mi sono divertito parecchio a giocare, ma ammetto di essere stato in grande difficoltà. La scuola calcistica da cui provengo è decisamente provinciale: palla lunga e pedalare. Per non parlare del quasi assente stretching e della scarsissima mobilità articolare e posturale, poco rassicuranti dato i miei venticinque anni e decisamente opposti alle qualità richieste da questo sport. Tra un istinto naturale nel partire con la corsa e l’impresa di trovare il passo veloce e rapido negli spazi, ho avuto modo di sperimentarmi aguzzando quelle strategie poco utilizzate prima e poco consone alla mia impronta calcistica. Il campo di calcio a 5 implica di per sé spazi più stretti e un gioco fatto di movimenti brevi e rapidi che creino spazio e inserimenti, con il pallone che deve girare per aprire alla possibilità di segnare. L’atto del camminare sembra non essere compatibile con queste caratteristiche, invece giocando ci si accorge che non è assolutamente vero. I movimenti per andare incontro al pallone, per allargare il gioco e creare gli spazi sono innumerevoli, così come quelli difensivi per creare una ragnatela entro cui imbrigliare la squadra avversaria. Quello che più mi ha colpito e che forse meno mi sarei aspettato sono gli uno contro uno. Nella prima partita la mia lentezza di movimento mi obbligava, almeno così ero convinto, a staccarmi dall’area per venire a raccogliere la sfera e cercare il tiro da fuori area, con scarsissimi risultati peraltro. A un certo punto però, dopo essermi fatto superare con disinvoltura con dribbling da un allegro signore over 60, che mi ha lasciato fermo come un sasso mentre lo guardavo dirigersi verso la porta, ho capito che poteva esserci il posto a qualcosa di più. Purtroppo le mie doti non combaciano esattamente con quelle del classico numero 10, ma la gioia di aver macchiato la mia prestazione con un gol dopo una finta di corpo in area non me la toglie nessuno. Alla fine il risultato non ci ha sorriso, ma come amo spesso dire “ha vinto lo sport”. È stata davvero una bellissima esperienza che suggerisco a tutti, ma vi do un consiglio: non pensate che sia una passeggiata!
Per saperne di più: http://www.uispbologna.it; uispbologna@uispbologna.it
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