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Prostituzione: una proposta inaccettabile?

Partendo dal presupposto che in qualsiasi contesto culturale, almenooccidentale, l’handicappato ha sempre avuto grosse difficoltà ad esprimere lapropria sessualità, e quindi è stato per così dire costretto a ricorrere alla"puttana del villaggio", cerchiamo adesso di capire se e in che misuratale fenomeno è valido ancora oggi come fenomeno abituale. Nel fenomeno dellaprostituzione esiste o no uno "specifico" dell’handicap?Ovvero, imotivi che portano una persona handicappata, ad avere rapporti con prostitute ela relazione con esse, operano in un contesto particolare riferibile solo allapersona handicappata fisica o possono essere generalizzati anche per le altrecategorie di clienti non disabili? Cerchiamo indirettamente di rispondere. Quasiimmancabilmente nei convegni e nelle sedi in cui si parla di handicap esessualità emerge puntuale la problematica che vede l’handicap legato quasi afilo doppio con la prostituzione. Del resto i luoghi comuni che si riferisconoalla figura del cliente della prostituta lo mostrano spesso come un individuocon forti problemi psicologici o difetti fisici.
Per motivi di spazio e tempo abbiamo limitato la nostra piccola indagine alcampo dell’handicap fisico lasciando scoperto tutto quel filone assai complessoche è la diversità psichica. Non è molto il materiale che siamo riusciti araccogliere sul tema e siamo stati costretti a "crearci" i datitramite delle interviste da noi elaborate, diverse a seconda delle categorie dipersone interpellate. Abbiamo individuato tre categorie: persone disabili, operatori/educatori e, infine, prostitute. I tre soggetti socialimaggiormente coinvolti, nonché interagenti tra loro. I limiti del nostro lavorosono fondamentalmente due: il primo si riferisce al genere di personehandicappate intervistate che ha come principale caratteristica un livelloculturale medioalto, sono quasi tutte persone ben inserite nel contesto sociale;il secondo, collegato al primo, è il numero ridotto di persone intervistate.

Le persone con handicap

Ogni persona da noi intervistata vive una propria situazione di rapporto con sestesso e con il mondo, che traspare dalle risposte date alle varie domande. Ilprimo gruppo di domande verte sul modo in cui gli intervistati vivono ilrapporto con l’altro sesso. Dalle risposte emerge una varietà diatteggiamenti: "A" giudica abbastanza buoni i suoi rapporti conl’altro sesso, con il quale però riesce ad avere solo rapporti di caratteresentimentale e sessuale; per "B" sembra che l’handicap non sia ungrosso ostacolo a questo fine. "C" mostra una discreta sicurezza neirapporti con le ragazze, ma al momento di instaurare una relazione’di caratterepiù intimo, puntualmente l’altra persona si tira indietro. "D" è uncaso atipico nell’universo dei nostri intervistati, in quanto pur avendo unrapporto di coppia vi ha rinunciato per motivazioni di carattere religioso.Questo fatto lo si può vedere anche nei rapporti che ha instaurato con l’altrosesso che sono di tutta tranquillità. Con "E" si entra in unaconflittualità molto accesa in cui la donna è vista allo stesso tempo comemeta e
come nemico. "F" attualmente è sposato, vive il suo rapportofelicemente anche se in passato aveva avuto esperienze relativamente tranquille."G" afferma di trovarsi abbastanza bene e di non avere problemi conl’altro sesso. Il secondo gruppo di domande tocca direttamente l’argomento,specifico dei rapporti mercenari; anche in questo caso emerge una varietà diatteggiamenti e risposte al problema. "A" dice: "Non sono andatoancora a puttane, qualche volta ci ho pensato, ma ho concluso che lasoddisfazione era solo sessuale e non affettiva… ma la cosa rimane una ipotesiaperta in futuro".
"B" afferma: "Ho preso in considerazione questa possibilità manon ci sono mai andato, perché non ne ho mai avuto bisogno, ho potuto sfogarmicon altre ragazze". Per "B" è meglio avere rapporti sessuali conla propria ragazza, anche se andare cpn delle prostitute può servire a sentirsipiù "uomo", nonostante l’handicap.
La risposta di "C" è molto conflittuale al suo interno, nel senso chepur non escludendo l’ipotesi, non la mette in atto per motivi etico-religiosi;del resto ci si rende conto che un rapporto mercenario non può certamentesoddisfare le proprie esigenze psico-affettive. Come "B" pensa checomunque possa servire ad affermarsi come uomo nella sfera sessuale e fisica."D" rifiuta in modo categorico l’ipotesi: "Non vorrei avere unamore barattato, l’amore è un valore più grande… e poi non risolve i tuoiproblemi, quando hai scopato sei daccapo". Con "E" si passa allaconcreta attuazione dell’ipotesi: ci va da otto anni,
una volta alla settimana accompagnato da amici. "Quando incontro una che mipiace più delle altre le chiedo dove abita, chi è, vorrei avere un piccolorapporto di amicizia, però è difficile… Ultimamente ho avuto una storia conuna ragazza carina ma dopo dieci volte mi ero rotto i coglioni, mi viene vogliadi cambiare, lo scelgo… Mi sento soddisfatto dopo il rapporto, senti di averefatto una buona scelta…".
"F" dice no: "Non mi piace, mi fa schifo, non mi basta come tipodi cosa, lo trovo molto riduttivo… Faccio fatica a separare il discorsoaffettivo da quello sessuale!". Per "G", "tutti quanti lohanno pensato, sì anch’io, per forza, se una persona non riesce a trovare unapproccio con l’altro partner… allora se li inventa, se li crea con la suafantasia… ma io non voglio, perché ci devo andare per forza, io quellasoluzione la rifiuto personalmente, con tutte quelle belle malattie che ci sonoin giro… Non è l’amore vero, è artificiale". Con "H" si tornaalla concretizzazione del rapporto mercenario: ci va da 10 anni con i soldi el’aiuto di amici. Ci va perché non ne può più di stare senza donne e dopo ilrapporto si sente scaricato. "Preferirei un rapporto normale, ma se ciònon viene continuerò". In ultimo a tutto abbiamo domandato cosa nepensassero dell’istituzione, come avviene in altri paesi, di apposite operatricisessuali per persone handicappate, operatrici anche con una adeguatapreparazione sul problema dell’handicap. Mentre "D", "F" e"G" rifiutano questa possibilità equiparando le operatrici sessuali adelle prostitute, gli altri giudicano favorevolmente la cosa anche se con sfumature diverse, in ogni modo certi problemi, come le esigenzeaffettive, rimangono.

Una prostituta

Questa intervista è stata effettuata in casa della professionista. È stataresa possibile dalla mediazione di una terza persona che l’ha realizzatamaterialmente. È l’unica testimonianza del genere che siamo riusciti araccogliere.
D. Le è mai capitato di lavorare con una persona handicappata fisica?
R. Si, ho due utenti fissi da quindici anni, uno accompagnato dal padre e unodall’operatore.
D. Che tipo di emozione le ha suscitato il suo primo rapporto con una personahandicappata?
R…. con lui (si riferisce all’operatore che ha mediato la nostra intervista,ndr) avevo una conoscenza profonda di fiducia e affetto perché mi aveva risoltoproblemi pratici di ricovero in Istituto per alcuni miei bambini… di frontealla sua richiesta di prestazioni per rallegrare qualche ragazzo che non avevamai avuto delle donne, ho ritenuto di provare, come maestra. In un primo momentol’operatore mi ha umiliato dicendo che avrebbe pagato il servizio, lo lo facevoper fargli un favore. In seguito conoscendo i ragazzi ho avuto meno problemi.
D. Che tipo di prestazioni ha di solito? Come sono i preliminari?
R. Li metto a loro agio, si deve sempre parlare, il tempo è molto più lungorispetto agli altri clienti. Lavorando in casa, nell’attesa, li faccioaccomodare in salotto dove c’è la televisione; poi sono a loro disposizione, lirilasso sul letto con massaggi vari mentre parlano dei loro problemi.
D. La persona handicappata le ha nai fatto confidenze sul perché la venga acercare? Per lei, perché viene?
R. Mi viene a cercare perché non ci sono donne che lo vogliono, le donne nonvogliono una scopata con l’handicappato perché gli fa schifo.
D. Nota delle differenze di comportamento nei suoi confronti tra una persona"normale" e una persona handicappata?
R. L’handicappato è più sensibile nei preliminari ed è molto pudico nellospogliarsi e nella prestazione. Anche se è molto svelto non ha problemi e nonchiede perché se gli metto il preservativo, non fa problemi come gli altri.
D. Ha dei rapporti extraprofessionali con loro?
R. No, sono tutti portati dall’operatore.
D. Cosa ne penserebbe di operatrici sessuali che lavorano in maniera specificacon persone handicappate?
R. Non sono competente, tutto andrebbe delegato alla disponibilità dellasingola persona, salvaguardando la sua situazione personale.


Gli operatori

Gli operatori sono parte attiva nell’eventuale rapporto tra persona handicappatae prostituta per quanto riguarda i problemi logistico-organizzativi (il contattocon la prostituta, il trasporto…). Naturalmente non sono solo gli operatori asvolgere queste funzioni, poiché come trapela dalla nostra inchiesta, moltevolte sono gli amici, o addirittura i familiari, a farlo. Abbiamo però sceltodi ascoltare gli operatori poiché il problema li coinvolge nella loroprofessione.
La sfera della sessualità è ritenuta da tutti gli intervistati come unproblema "aperto", un problema che li ha coinvolti più volte e a cuisi è fatto fronte con difficoltà e mancanza di mezzi. E che sovente li hacolti alla sprovvista. A proposito dell’uso della prostituta per risolvere le esigenze sessuali dei loro utenti, L dice: "non avrei impedimentimorali, fondamentalmente sarei d’accordo, cercherei però di salvare un po’ dicontenuto nel rapporto… comunque non potrei farlo con una persona (utente) checonosco a malapena, ci vuole un minimo di confidenza".
Aggiunge M.: "Individualmente queste sono cose difficili daaffrontare". In altri operatori ritorna la distinzione già incontrata trasfera sessuale e sfera affettiva, che in tale rapporto rimane comunque scoperta.In generale tra gli operatori c’è una certa disponibilità a sperimentare ognistrada che possa essere utile se non alla soluzione comunque a sollevare ilproblema.




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