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Prossima stazione, Topolò: la creatività in viaggio

di Moreno Miorelli, direttore artistico di Stazione di Topolò/Postaia Topolove

Topolò è un paesino particolare abbarbicato sulle pendici della Val Coderiana, tra le montagne delle valli del Natisone, nel comune di Grimacco, a pochi passi dal confine italo-sloveno. Il nome deriva dall’albero del pioppo. Ha molte rappresentanze diplomatiche quali consolati e ambasciate, una Pinacoteca Universale, la stazione dei treni, l’aeroporto, l’Officina Globale della Salute e moltissime altre istituzioni che lo rendono un posto unico. Non ci sono bar né negozi a Topolò, non ci sono collegamenti con il fondovalle e vi risiedono solo 30 abitanti.
Ogni anno a luglio è anche sede della Stazione di Topolò/Postaia Topolove, una manifestazione impossibile da descrivere, perché va vissuta percependola con le emozioni. Al Festival partecipano gratuitamente artisti visivi, musicisti e danzatori, registi, fotografi, scrittori provenienti da tutto il mondo.“Stazione di Topolò” non è solo un festival né una semplice mostra, ma piuttosto un’operazione che raccoglie lingue, culture e modalità espressive diverse.
L’idea iniziale è di Moreno Miorelli che è tuttora il direttore artistico: lo abbiamo contattato per farci raccontare la sua storia e il suo punto di vista.

Stazione di Topolò/Postaja Topolove
Stazione di Topolò/Postaja Topolove nasce, come idea, nel 1993 e vede il suo primo svolgimento nel luglio del ’94. La prima edizione aveva il suo nucleo nelle installazioni artistiche nate da sopralluoghi e dall’incontro con il luogo, i suoi abitanti, le sue peculiarità storiche, culturali e architettoniche. Ovviamente era il confine il tema che più di ogni altro attirava i primi artisti invitati. Bisogna ricordare che Topolò/Topolove condensa in sé l’intera storia del Novecento, dalla battaglia di Caporetto/Kobarid, il comune sloveno confinante, alle tragedie della Seconda Guerra Mondiale con i problemi derivati dallo scontro tra i due blocchi e la Guerra Fredda, qui particolarmente dura, pesante, con una militarizzazione massiccia, una campagna nazionalistica ossessionante e una serie di divieti che impedivano di fatto quella vita normale che era invece diventata patrimonio del resto d’Italia. Nel 1994, malgrado il “pericolo” jugoslavo avesse cessato di esistere, la situazione era ancora complessa e l’area di confine delle Valli del Natisone era ancora una zona sconosciuta, spesso non indicata nelle mappe, un luogo che non c’è…
Topolò/Topolove, posto alla fine della strada (e dell’Italia, e dell’Occidente) a pochi metri dalla frontiera con l’Europa dell’Est, era proprio un concentrato di temi attualissimi: storici, sociali, politici, etnici, oltre a essere un luogo con caratteristiche urbanistiche davvero affascinanti.
Con gli anni, l’aspetto artistico è mutato; abbiamo rinunciato alle installazioni e, di conseguenza, a ogni aspetto espositivo per privilegiare, invece, altre discipline (tutto ciò che riguarda il suono, la narrazione, il video e la fotografia) e in particolare i momenti laboratoriali, in quelli che noi indichiamo come Cantieri. A essere coinvolti sono soprattutto i ragazzi della zona che possono partecipare gratuitamente a cantieri musicali o di altro genere, coordinati da professionisti, e che diventano protagonisti della Stazione. Negli anni sono nati diversi gruppi; i più longevi sono Les Tambours de Topolò, gruppo di percussioni da strada che si è esibito, oltre che in Italia, in Slovenia, Austria, Croazia, Ungheria e Gran Bretagna e la Topolovska Minimalna Orkestra, un ensemble aperto specializzato nell’esecuzione di brani di musica minimale
(Terry Riley, in particolare).
È nato un Archivio dello Spazio, sempre creato dai ragazzi, che ha documentato edifici, interni ed esterni, e gli stessi suoni raccolti negli edifici e che quest’anno si dedicherà alla catalogazione dei moltissimi muri e muretti a secco, ormai in stato di abbandono, che circondano il paese. E molto, moltissimo altro… La parola d’ordine è sempre la stessa, dalla prima edizione: ciò che avviene deve avere un senso per il luogo in cui avviene e per le persone che lo abitano. I partecipanti, i “topolonauti”, non sono sempre artisti, diciamo che sono persone accomunate da un’inguaribile curiosità e da spirito di ricerca. Alcuni di loro sono uomini di scienza, stimolati dalle caratteristiche del luogo e della Stazione. Tutto avviene in modo informale, utilizzando ciò che c’è. I fienili sono teatro, un grande muro imbiancato è lo schermo cinematografico, i prati e le piazzette sono le sale da concerto. Tutti i partecipanti vengono ospitati nelle case del paese e non casualmente: questo era un luogo dove l’ospitalità non è stata possibile per moltissimi anni a causa del confine. Una Stazione/Postaja, luogo di passaggio, arrivo, partenza, snodo, incontro e possibile mutamento di rotta è quanto è mancato per troppi anni. La Stazione opera con piccole operazioni anche durante l’anno, il clou è nel mese di luglio, quest’anno dall’11 al 20.

ToBe Continued
Un’altra iniziativa organizzata dall’Officina Globale della Salute di Topolò e da Stazione di Topolò è la maratona sonora sul web “ToBe Continued”, giunta quest’anno alla sua quinta edizione.
Si tratta di un concerto dalle dimensioni davvero notevoli: 48 concerti di 30 minuti l’uno, senza interruzione, né presentazioni, né pubblicità, come una staffetta, lungo l’arco di 24 ore: dalle 00.00 alle 24.00 del 24 marzo, Giornata Mondiale per la Lotta alla Tubercolosi. La particolarità di “ToBe Continued”sta anche nel fatto che i concerti, tutti dal vivo, provengono da luoghi diversi, precisamente, nel 2014, da oltre 40 Paesi del mondo: India, Cina, Iran, Perù, Nuova Zelanda, Sud Corea, Giappone, Sud Africa, Australia, USA, Libano, Venezuela, Cile, Brasile, Messico, Canada, Turchia, Georgia e molti Paesi europei dell’Est e dell’Ovest, inclusi Russia, Ucraina, Bielorussia, Islanda.
Anche nell’ultima edizione, dello scorso marzo, i musicisti sono tutti nuovi rispetto alle passate edizioni e anche questa volta non sono mancati i “monumenti” della musica internazionale non commerciale, a iniziare dall’ottantenne Hans Joachim Roedelius, icona del “krautrock”, prima e poi, sotto la sigla Cluster, compagno di viaggio di Brian Eno e Moebius; per l’Italia la tromba di Paolo Fresu; la vocalist americana Dafna Naphtali in compagnia del percussionista Hans Tammen e Al Margolis. Negli anni trascorsi, si sono susseguiti Phill Niblock, Alvin Curran, Teho Teardo, Rhys Chatham, Pauline Oliveros, Eyvind Kang, Amelia Cuni, Gianni Gebbia, Julia Kent e molti altri. La curiosità è però per quei musicisti che, anche per la loro collocazione geografica, non hanno una notorietà internazionale, come nel caso dei musicisti di Perù, Cile, Iran, Libano. Tante storie dietro ognuno di questi interventi, anche problemi di censura internet da superare come si evince dai nomi di alcuni dei Paesi coinvolti. A coordinare “ToBe Continued” ci sono il musicista udinese Antonio Della Marina e lo scrivente, Moreno Miorelli (direttore artistico di Stazione di Topolò), supportati dal grafico Cosimo Miorelli (autore anche delle locandine) e Maria Silvano che tiene i contatti skype con i vari musicisti durante le dirette.
La trasmissione avviene nei locali del Centro Culturale Universitario di Klagenfurt, gentilmente messi a disposizione per eliminare ogni problema di connessione. Lodevole il sostegno di Lilly-MDR TB Partnership e di Otsuka, che permettono lo svolgimento del progetto. La 24 ore viene rimbalzata anche da web radio e dal coinvolgimento di molti punti d’ascolto tra i quali il MART di Rovereto, maggior polo italiano per l’arte contemporanea, la Fondazione Pistoletto di Biella, la Vodnikova Domacija di Lubiana, oltre a musei, centri culturali, locali, in diversi luoghi del mondo.
L’idea è nata dalla volontà di fare qualcosa che unisse creatività e scienza/salute, com’è nello spirito dell’Officina Globale della Salute,“ente simbolico” nato a Topolò nel 2009 per volontà di Mario Raviglione, massima autorità mondiale nel campo della lotta alla TBC e direttore del dipartimento StopTB presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità di Ginevra. Il coinvolgimento all’interno della Stazione (laboratorio per le arti e il pensiero che si svolge nel mese di luglio nel paese di Topolò, al confine italo-sloveno) di molti musicisti ha fatto scattare l’idea di coinvolgerli in un progetto possibile solo via web. Il passaparola e la ricerca sul web hanno poi fatto il resto, allargando a macchia d’olio il parterre.
I contatti nell’arco delle 24 ore sono intorno ai 25.000, moltissimi se si pensa che si tratta di musica non commerciale, anzi decisamente sperimentale nell’80% dei casi. Ma ci sono anche i punti d’ascolto e le web radio che rilanciano l’ascolto, realtà dalle quali ci è difficile reperire dati attendibili. I musicisti coinvolti in questi cinque anni sono stati numerosi, più di 500 se pensiamo che spesso il concerto è eseguito da un ensemble.

La diversità è una maschera
Sull’idea di diversità… che dire? Si spendono fiumi di retorica, la televisione, soprattutto quella di fascia mattutina e pomeridiana, ultimamente ne ha fatto una bandiera per un buonismo lacrimevole davvero imbarazzante. Personalmente, ma è appunto un mio esclusivo sentire, è una parola che inizia a dare fastidio, come “identità” (vivo su di un confine). Parole che non costa nulla spendere e che creano una maschera presentabile a chiunque se ne impossessi. Sono cresciuto con un padre cieco, poi diventato non-vedente (quanto si arrabbiò quando ci fu il passaggio da una definizione all’altra! Fu forse il momento in cui ebbe la netta sensazione di non essere mai stato considerato una persona normale, visto che “cieco” era diventata una “parolaccia”) e forse gli è stato risparmiato un ulteriore passaggio (diversamente vedente?). Ecco, proprio in questa affannosa ricerca della parola giusta, in questi cambi di definizione nella disperata ricerca di un politically correct, vedo come la diversità sia vissuta come una patata bollente. A me, avendola vissuta quotidianamente in famiglia, vengono subito alla mente una serie di strategie pratiche per dribblare certi ostacoli pratici; grandi o piccole strategie secondo la gravità del problema fisico ma nulla che invada altre sfere del vivere, l’emotività e quant’altro. Però, lo ripeto, forse sono stato privilegiato dalla mia esperienza personale.

Per contatti:
Moreno Miorelli
morenomior@gmail.com



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