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Pubblicità… a muso duro

“La pubblicità va presa con le molle perché si sovrappone a culture preesistenti e si rischia di essere fraintesi”. Intervista a Pierangelo Bertoli sul rapporto tra pubblicità e handicap.Pierangelo Bertoli, cantautore modenese, poliomelitico dall’età di undici mesi, è stato il protagonista di una campagna realizzata da "Pubblicità Progresso". Questa la scena: Bertoli è testimone di un incidente motociclistico. Cerca di prestare soccorso telefonando da una cabina. Inutilmente: le barriere architettoniche glielo impediscono e la sua mano si ferma a pochi centimetri dalla cornetta.
D. Come mai ha collaborato a questa pubblicità?
R. Sono probabilmente l’handicappato più famoso d’Italia; perciò mi ha contattato un’associazione di Milano che riteneva che la mia persona andasse bene.
La cosa mi è molto piaciuta; a dir la verità io ero per un finale molto più violento, avrei buttato giù la cabina telefonica ma dal punto di vista legale saremmo andati incontro a delle noie.
D. Cose ne pensa in generale delle pubblicità che hanno come protagonista un handicappato?
R. Io ho fatto solo quella pubblicità; non è facile fare bene questo tipo di cose, in modo che non sia solo pietistico e che quindi ottenga l’effetto opposto a quello desiderato.
D. Ma secondo lei queste pubblicità servono a cambiare certi atteggiamenti, a modificare delle situazioni?
R. Sì, servono in generale; questi messaggi penetrano nella testa della gente ma purtroppo vengono dimenticati in fretta e perciò devono essere ripetuti massicciamente.
La pubblicità va presa con le molle perché si sovrappone a culture preesistenti, si rischia di essere fraintesi. C’è un grosso lavoro da fare perché la sensibilizzazione non sia solo pietismo che rimane fine a se stesso: bisogna fare cose pensate bene e campagne di lunga durata.
D. Non è pericoloso usare lo stesso mezzo, la pubblicità, che propone determinati modelli di uomo e di donne e determinati schemi mentali ben lontani dalla realtà del disabile?
R. E’ vero, ma la gente poi sa che tutto quello che si vede è falso, che sono tutte favolette e che nella realtà non esistono.
D. Non ha mai fatto pubblicità per altro, come un sapone o un dentifricio?
R. No, ma la potrei fare un giorno, tutto dipende dall’oggetto da pubblicizzare e dal modo; non sono contrario alla pubblicità, sono contrario a che si prenda in giro il pubblico.




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