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Diverso non “stona”: buone prassi di musica inclusiva nella scuola

di Marina Penzo, insegnante di sostegno-musicista

Pinocchio andò a scuola. Figuratevi quelle birbe di ragazzi, quando videro entrare nella loro scuola un burattino! Fu una risata che non finiva più. Chi gli faceva uno scherzo, chi un altro: chi gli levava il berretto di mano; chi gli tirava il giubbottino di dietro; chi si provava a fargli con l’inchiostro due grandi baffi sotto il naso, e chi si attentava perfino a legargli dei fili ai piedi e alle mani, per farlo ballare…
(Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio)

In questi anni di esperienza professionale in qualità di insegnante di sostegno nella scuola secondaria di
primo grado, sin da subito mi sono resa conto di quanto avere una formazione musicale e specifiche
competenze nella didattica della musica permetta con maggiore facilità di aprire la porta di ambienti d’insieme inclusivi delle differenze psicofisiche e culturali. Allo stesso tempo, lavorare con la musica consente un vissuto di soddisfazione e la piena realizzazione come educatore e formatore, acquisendo il giusto grado di autorevolezza agli occhi di tutti. Prenderne coscienza significherebbe per i tanti insegnanti di sostegno-musicisti (e in Italia sono moltissimi!) impegnarsi con passione “sul campo” per dimostrare quanto la musica svolga un ruolo importante non solo sullo sviluppo mentale e fisico, ma anche sulle relazioni sociali e sul loro apprendimento; la ricerca, infatti, conferma che praticare in gruppo la musica incoraggia i partecipanti a mantenere l’attenzione verso l’altro, con una percezione uditiva e visiva costante delle interazioni collettive. Il fare musica insieme quindi crea legami sociali, induce l’emergere di uno stato emozionale comune e un senso di fiducia reciproca tra i partecipanti.
Ma affinché il concetto di integrazione scolastica e sociale non rimanga mero principio garantito dalla legislazione italiana, bisogna trovare la volontà di percorrere un cammino verso l’inclusione che, per mezzo dei suoni e della musica, consenta di incontrare, ma soprattutto “frequentare”, le diversità fino a ridurre la distanza tra le persone, abbattendo le barriere alla partecipazione e all’apprendimento di tutti, sviluppando il senso di appartenenza alla comunità.
Posso dire con assoluta certezza che tutto ciò è reso possibile a scuola solo dal coinvolgimento, oltre che
dell’insegnante di sostegno, di tutti gli altri colleghi disciplinari, modificando sostanzialmente la didattica della classe per mezzo di attività musicali laboratoriali a valenza transdisciplinare.
Diviene inoltre di cruciale importanza moltiplicare e diffondere, adattandole a nuovi contesti, le buone
pratiche di musica inclusiva osservate e validate nel nostro Paese, sia dai referenti della ricerca psico-pedagogica sui temi della musica e dell’integrazione, sia nel lavoro sul campo degli insegnanti e operatori del settore. Bisogna insomma parlarne senza mai stancarsi, affinché vengano messe a sistema in ogni realtà territoriale.
E la preziosa “occasione” mi è stata concessa in una sorta di “crescendo rossiniano” dalla rivista “Musica Domani” nella rubrica Musica per l’inclusione (articoli contenuti nei numeri 167-giugno 2013 e 168-169 settembre-dicembre 2013), dal 9° Convegno Internazionale “La Qualità dell’integrazione scolastica e sociale” (selezione della Direzione Scientifica del Centro Studi Erickson e presentazione quali “buone prassi”), dal recente Seminario nazionale di formazione Musiche inclusive presso il MIUR di Roma (presentazione nella sezione poster), e ora dalla rivista “HP-Accaparlante” nella rubrica Controtempo.
Nella speranza di riuscire a “contagiare” altri colleghi e invogliarli a impegnarsi nella progettazione di percorsi che permettano di rendere piacevole ed efficace il processo di formazione di ognuno e la realizzazione di tutti, docenti e ragazzi insieme, vi racconto due percorsi da me coordinati di composizione musicale e multimediale condotti in prospettiva inclusiva.
Proverò a riassumerli in modo schematico, ma vi invito a contattarmi per qualsiasi chiarimento e volontà di approfondimento.
Premessa: a partire dalla scuola che vede convivere assieme allievi dotati di abilità tra loro differenti, è possibile affrontare e vincere i pregiudizi sulla diversità e sulla disabilità.
Le fondamenta: sostenere il ruolo del gruppo classe nel processo di inclusione; impiegare la personale formazione musicale nella progettazione e realizzazione dei percorsi; coinvolgimento dell’intero team di classe e di tutti i ragazzi (compresi quelli “certificati”); ricercare e costruire un contesto scolastico “fertile” e recettivo; volontà di condivisione con l’esterno.
Realizzazione: s.m.s. “G.G. Felissent” – Treviso, classi seconde, A.S. 2008-09 Together is possible e
A.S. 2010-11 Diverso non “stona”.
Durata: circa tre mesi cadauno.
In comune: prerequisiti, obiettivi, strategie per l’attuazione.
Intento: trovare spazi comuni di partecipazione e di apprendimento; sviscerare e modificare stereotipi e luoghi comuni sulla diversità; avviare con le persone con bisogni educativi speciali rapporti di sostegno basati sulla reciprocità.
Strategie per l’attuazione: proporre dibattiti/discussioni su temi quali il rispetto dell’altro, la diversità, l’amicizia; utilizzare varie proposte stimolo (libri, film, ascolti, interviste); incoraggiare a esprimere il proprio punto di vista e condividerlo con la classe; valorizzare conoscenze, abilità, competenze, creatività dei ragazzi.
Fasi di lavoro: in entrambi i casi nella prima fase approfondimento del tema “diversità” (modalità multidisciplinare di ricerca-azione finalizzata a sradicare paure e preconcetti dei ragazzi); successivamente alla luce dei tanti stimoli, approfondimenti, lavori di gruppo intrapresi rielaborazione, co-costruzione creativa (alunni, docenti, esperti) di quanto vissuto per mezzo dei suoni e della musica.

Together is possible

Occasione: rapporto “difficile” della classe con la compagna “certificata” con grave ritardo cognitivo e scarsa autonomia personale e sociale; partecipazione al Concorso Regionale per il Veneto sulla Convenzione Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità.
Prodotto finale: i ragazzi hanno rielaborato il tema della diversità attraverso una loro canzone, ideando un testo per spiegare l’iniziale paura nei confronti del “diverso”, la progressiva presa di coscienza che ognuno ha delle potenzialità da mettere in gioco e della reciprocità della vera amicizia. Abbiamo deciso di arrangiare l’orecchiabile e accattivante Happy Phantom di Tori Amos per gli strumenti che i ragazzi sapevano suonare (flauto dolce soprano e contralto, pianoforte, violino, violoncello, percussioni), modificandone il testo con la tecnica della parodia. Infine abbiamo fatto le riprese video dell’esecuzione dove alcuni ragazzi suonavano e altri cantavano, e stabilito il montaggio decidendo di sottolineare il testo attraverso il passaggio progressivo dal bianco e nero al colore e di alternare le riprese in diretta nella strofa ad alcune animazioni con le parole del testo sincro-
nizzate con la musica nel ritornello.
Risultati: a seguito dell’intervento didattico, è aumentata la serenità con cui l’alunna ha vissuto la vi-
ta scolastica contestualmente alla disponibilità dei compagni nei suoi confronti, e alla volontà di interagire e condividere con lei esperienze formative. Vissuto di soddisfazione dell’insegnante di sostegno e riconoscimento delle sue competenze da parte degli altri colleghi. Grande soddisfazione di tutti per il primo premio assoluto al Concorso Regionale.

Diverso non “stona”
Occasione:
volontà di diffondere nella scuola la modalità inclusiva sperimentata coinvolgendo più alunni e colleghi; partecipazione al Concorso Nazionale “Andiamo incontro al diverso”; partecipazione al Concorso “Mygiffoni”.
Prodotto finale: questa volta i ragazzi si sono impegnati nell’ideazione e realizzazione di un cortometraggio, creando un soggetto dove si “parla” di diversità non tanto tramite le parole quanto per mezzo dei suoni e della musica. Abbiamo quindi costruito la sceneggiatura e chiesto l’aiuto di un giovane regista che ha assistito e guidato tecnicamente i ragazzi nell’ideazione e realizzazione dello storyboard. Il brano musicale Allegretto in Do maggiore di Diabelli è stato adattato e arrangiato nella versione classica (solo per flauti soprani e contralti) e “diversa” (con l’impiego di gesti-suoni, strumenti a piccola percussione di differente provenienza, flauto dolce “smontato” e suonato in modo non convenzionale) perché lo potessero eseguire senza problemi soprattutto i ragazzi con gravi problemi di movimento e deambulazione, ritardo nello sviluppo psico-fisico, difficoltà comunicative e relazionali. Abbiamo quindi registrato e mixato l’audio (con la collaborazione di un amico sound designer) e infine realizzato le riprese video (a cura degli esperti). Per ultimo, ma non meno importante, abbiamo lavorato alla realizzazione del video del backstage montato da un’alunna che documentasse, per mezzo di foto di scena e brevi filmati, l’intero percorso intrapreso con i ragazzi nelle sue fasi salienti.
Il cortometraggio è visibile all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=BbLw1dOz2rc.
Risultati: partecipazione entusiasta di tutti gli alunni con disabilità delle classi coinvolte. Ragazzi, docenti esperti si sono spesi con generosità, impegno ed entusiasmo, senza mai lamentarsi delle ore di lavoro oltre ogni previsione per raggiungere risultati eccellenti; concessione del patrocinio del Comune di Treviso; primi posti nelle preferenze del pubblico d’Italia al Concorso “Mygiffoni”.
Attualmente, il percorso è in fase di realizzazione presso s.m.s. “A. Martini” di Treviso dove mi trovo a lavorare da due anni; stiamo freneticamente lavorando con i ragazzi per riuscire a costruire qualcosa di altrettanto originale, gratificante e (speriamo) “dirompente” per mezzo dei suoni e della musica. Di sicuro, anche questa volta cercheremo di trasmettere il messaggio che Together is possible e soprattutto Diverso non “stona”!

Per informazioni:
marinapenzo@alice.it



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