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autore: Autore: (a cura di) Nicola Rabbi e Viviana Bussadori

Quale assistenza

intervista a Don Vinicio Albanesi, CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza)

Oggi quando si parla di riforma dello Stato sociale si parla per lo più di previdenza e non di assistenza, si discute di pensioni e di riforma dell’assistenza non se ne parla. Attualmente siamo in attesa del testo unificato dell’on. Signorello.

Però se non si costituisce un fondo sociale, visto che si contrae il fondo sanitario, si corre il rischio che l’assistenza si fermi solo all’enunciazione dei principi.

Inoltre il rapporto tra pubblico e privato non è stato definito. C’è chi dice che il settore del non profit sia un vero e proprio mercato e c’è chi dice che questo settore non può sopravvivere se lo si intende solo in questo modo.

Penso comunque che lo Stato sociale non deve essere destinato solo ai poveri perché in questo modo si tradurrà nella semplice sopravvivenza dei più bisognosi.

Quale assistenza

intervista a Flavio Cocanari, responsabile settorew handicap CISL

C’è una nuova consapevolezza del fatto che l’assistenza deve concretizzarsi in servizi alla persona o alla famiglia e che devono essere gestiti dagli Enti Locali. Questa consapevolezza è ormai anche dei politici.

Se l’assistenza viene fatta dagli Enti Locali, questi devono avere però anche le fonti del finanziamento, il sistema fiscale deve essere riorganizzato in questo senso.

Un altro elemento di novità è la consapevolezza del ruolo del privato sociale senza fine di lucro: finalmente sembra essere passata l‘infatuazione verso il privato sociale che viene visto in un modo un po’ più concreto. Recentemente si era passati dall’ideologia del tutto pubblico al privato è bello fino ad arrivare all’apoteosi del privato sociale; quello che è importante è che si realizzi una forma di democrazia di soggetti in cui ognuno da il suo contributo.

Si assiste anche ad un ridimensionamento dell’assistenza economica diretta rispetto al ruolo dei servizi: è chiara l’idea che qualsiasi prestazione economica non può che essere di supporto ad una rete di servizi che deve comunque esistere.

Per quanto riguarda l’assistenza economica dietro alle definizioni come assegno sociale e assegno di minimo vitale si nascondono diversi significati che vanno chiariti.

L’assistenza significa in generale assicurare il diritto al cittadino di vivere attivamente la sua cittadinanza e quindi di ricevere tutta una serie di attenzioni che gli permettono di esprimersi liberamente; queste attenzioni possono essere declinate in servizi, in trasferimenti economici in agevolazioni fiscali.

Il problema principale riguarda il reperimento dei finanziamenti: quali risorse devono essere riconvertite? Quali interessi si devono colpire? In generale il problema è quello di mettersi d’accordo su quali devono essere le fonti di finanziamento del Welfare State.

Quale assistenza

intervista a Mons.Giovanni Nervo, Fondazione Zancan

Dipendono dalla linea culturale-politica che prevarrà nel nostro Paese nei prossimi 2-3 anni.

Se prevale la tendenza a costruire la società italiana su una economia liberista del mercato sarà accentuato il carattere emarginante dell’assistenza: ai poveri penserà l’assistenza affidata alla beneficenza dei ricchi, e alla libera iniziativa del terzo settore; i ricchi risolveranno i loro problemi con il mercato.

Se prevale la tendenza a costruire la società italiana su una economia sociale del mercato, lo Stato cioè la società organizzata che si fa carico del bene comune, cioè di tutti e di ciascuno, garantirà i servizi essenziali a tutti i cittadini, eguali per tutti: a chi manca di risorse li darà gratuitamente; a chi dispone di risorse chiederà una compartecipazione alla spesa dei servizi in base al reddito e al patrimonio, cioè alla ricchezza di cui ciascuno dispone.

Il problema è quali servizi riteniamo essenziali e con quali strumenti viene accertato il reddito e il patrimonio.

Alcune delle dieci proposte di legge che sono in discussione in Parlamento sulla riforma dell’assistenza stanno a metà strada: affermano, secondo la costituzione il diritto degli indigenti all’assistenza, ma conservano il concetto di assistenza e beneficenza della legge Crispi, e di conseguenza l’emarginazione dei poveri.

La fondazione Zancan insieme alla Caritas italiana ha elaborato una proposta di legge che è stata fatta propria da alcuni parlamentari (alla Camera dai Cristiani-sociali, primo firmatario l’on. Lucà, dal PPI, prima firmataria, l’on. Russo Jervolino, al Senato dall’on. Ersilia Salvato, unica firmataria).

La proposta si intitola: "Legge quadro sul sistema dei servizi alla persona".

Ha queste caratteristiche:

– si incentra sulla persona e sulla famiglia;

– di conseguenza propone un unico sistema di servizi, integrati, sociali, sanitari;

– si ispira alla sussidiarietà: perciò parte dai Comuni e non dal Ministero; richiede però la corresponsabilità di tutti Stato, Regioni, Comuni, per garantire la esigibilità dei diritti; la gestione dei servizi sociali e sanitari è affidata ad una sola azienda dipendente non dalla Regione, ma dai Comuni;

– nei piani di zona, che devono dare risposte puntuali ai bisogni della popolazione sono coinvolte tutte le risorse della comunità locale, quelle istituzionali, quelle del terzo settore, quelle del mercato in un programma organico di intervento.

Le prospettive dell’assistenza?

In un sistema di servizi alla persona entra nell’ombra l’assistenza, che va però rafforzata quando il bisogno è reale, e rimane in primo piano la persona che ha eguale dignità nel ricco e nel povero.