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autore: Autore: Francesco Ghighi di Paola

Un fantasma in pizzeria: è la sindrome di Down

Il lavoro nobilita l’uomo e la donna, lavorare con lentezza, l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, il posto di lavoro è aggregazione, lavorare meno lavorare tutti, ma lavorare stanca e stancarsi è un diritto.

Da alcuni anni in rete gira una e-mail che racconta di una pizzeria di Roma che usa un ingrediente in più: una prospettiva lavorativa per persone con la sindrome di Down.
Incuriositi e attratti da un’esperienza di questo genere, alla prima occasione siamo approdati alla Locanda dei Girasoli.
È un Ristorante-Pizzeria nascosto tra le stradine del Quadraro a Roma, situato tra la Tuscolana e gli importanti e meravigliosi resti degli acquedotti romani, dove abbiamo incontrato Antonio Anzidei, nuovo responsabile della Locanda, socio e membro del CDA della Cooperativa Sociale I Girasoli che gestisce il locale.
La storia del locale è strettamente legata all’iniziativa di un gruppo di persone che all’interno del proprio nucleo familiare ha dei figli con la sindrome di Down.

Una possibile risposta alla struggente riflessione dei genitori, di tutti i genitori, “Cosa faranno i nostri figli dopo di noi?” viene dall’incontro con il mondo del lavoro, che diventa “integrazione lavorativa” per le persone che hanno anche dei deficit, una risorsa che significa comunque aggregazione ma anche autonomia, economica e manuale.
Avere un lavoro non è mai solo svolgere determinate mansioni o rivestire un ruolo; per le persone che hanno anche un deficit vivere un’esperienza professionale significa ricevere un’apertura di credito e fiducia, riavere indietro un’idea di sé adulta e capace di “reggere” e andare oltre l’immagine sociale più accreditata di persona da accudire o sistemare.

Cinque anni fa, sulla forte spinta della mamma di una persona con la sindrome di Down, nasce La Locanda dei Girasoli e un’idea di investire nel futuro, in tutti i sensi; viene costituita una cooperativa sociale che acquista un Ristorante chiuso da un paio di anni, per farne una Pizzeria con personale costituito anche da soci con la sindrome di Down.
Ovviamente non è una cosa facile.

Impresa sociale, integrazione lavorativa, lucro e non profit, rapporti umani ed efficienza, momenti di crisi economica e periodi di stabilità, insomma felicità e preoccupazioni sono i difficili equilibri tra diverse contraddizioni che si sono alternati sino alla primavera di quest’anno quando il rischio di chiusura per debito è stato molto forte.
Fortunatamente le istituzioni cittadine in questo caso non sono state a guardare e con l’impegno del sindaco Walter Veltroni, del presidente del X° municipio Sandro Medici, dell’Assessore ai Servizi Sociali Fabio Galati e della solidarietà di un quartiere con un forte tessuto sociale si è scongiurato il rischio di chiusura e di perdita di una forte esperienza anche di integrazione lavorativa.
Sono stati anche ristrutturati i locali: l’entrata principale è accessibile anche a chi si sposta in carrozzina e la prima sala, molto accogliente, è totalmente accessibile; da qui si raggiunge facilmente il bagno a norma.
Mangiare non è più un bisogno, andare a mangiare fuori poi significa stare con le persone con cui esci ma anche incontrare dei luoghi, dei cibi e anche le persone che ti servono quello che mangi: alla Locanda si trova la pizza sia romana che napoletana e quella speciale Girasole, una pizza bianca con intorno i fiori di zucca e al centro funghi porcini per riprodurre il girasole; primi piatti e zuppe; verdure tutte certificate di provenienza biologica e pane cotto al forno a legna. Una particolare attenzione è dedicata anche alla preparazione delle portate che tiene conto delle segnalazioni (telefonare prima) su possibili intolleranze alimentari o di ordine etico, religioso e sanitario.
Ad esempio ci si può anche portare da casa la pizza senza glutine che verrà cotta nel forno a legna al momento, in teglie in cui non è stata usata farina in precedenza.

La Locanda dei Girasoli è un’attività commerciale che ha un valore aggiunto, un’integrazione lavorativa particolare. “Si tratta di cogliere una realtà che c’è e che provoca, che smonta, per il fatto stesso di esistere, tutti i modelli individuali e sociali basati sull’apparire, sull’efficienza, sul successo e sul potere. Una realtà che per questo diventa risorsa per tutti, perché è oggi forse l’unica in grado di mettere in crisi questo sistema e di aprire la strada a una alternativa: è proprio attorno alle persone diversamente abili che si sono sviluppate le più significative esperienze di vita comunitaria basate su principi di solidarietà e di giustizia.” (dall’introduzione al Convegno F.A.I.P. Bellaria 18/20 settembre 2003)

Insomma, una pizzeria, come tutte le altre, ma con dietro/dentro un’occasione diversa dai luoghi riservati alla crescita per le persone con una disabilità, per provare a costruirsi un pezzo del proprio destino. Per questo fortemente sconsigliata a chi pensa ai freak come fenomeni da baraccone: “Ahò annamo a véde i Down che fanno la pizza”.

La Locanda dei Girasoli
via dei Sulpici 117H – Roma
Telefono 06/76.10.194 (chiuso il lunedì)

La sindrome di Down non è una malattia ma una condizione genetica. È inesatto parlare dunque di malattia, che è un concetto completamente diverso, che implica in sé, tra l’altro, una possibile evoluzione verso la guarigione. La SD è una condizione genetica che caratterizza la persona per tutta la sua vita. (www.aipd.it)

La Goccia che non fa traboccare il vaso: una fattoria accessibile e usabile!

“Tutto il mondo è paese non vuol dire che tutto è uguale: vuol dire che tutti siamo spaesati rispetto a qualcosa e a qualcuno”, scriveva Carlo Ginzburg, ed è proprio grazie a questo “spaesamento” – tipico di quando si viaggia – che si è portati ad afferrare qualcosa di più profondo e di più vicino alla natura.
Ciò significa anche che non tutti gli agriturismo sono uguali: in un periodo in cui il significato – e il bisogno profondo – del naturale è stato riassorbito quasi completamente dalla moda del “biologico” non è così scontato incontrare una situazione in cui davvero le due parole, turismo e agricoltura, si fondano veramente.
La Fattoria La Goccia è un agriturismo, un’azienda agricola e un piccolo borgo senza barriere architettoniche immerso nelle verdi colline umbre.
Il gruppo che gestisce e abita questo luogo incantato – Riccardo, Debora e Fabrizio – ha una lunga esperienza nell’intreccio tra sociale e natura, di vita di campagna e produzione dei più svariati prodotti sia freschi che trasformati, tra integrazione e lavoro concreto per una qualità della vita pensata, non casuale.
Con loro troveremo anche Patrizia che è la cuoca, i bimbi Asia, Alessio, Sirio e Nicolò sino alla “socia-fondatrice” Milly – la cavalla più anziana della fattoria.
Il borgo – fatto di piccoli casolari di pietra e legno – è stato curato e ristrutturato in piena armonia con l’ambiente e può ospitare 18 persone, singole o in gruppo, in stanze da 2, 3, 4 posti, con bagno in camera.
C’è un’ampia sala ristorante, una comoda sala comune e il menù proposto è legato ai sapori tradizionali umbri e sceglie prevalentemente prodotti di agricoltura biologica.
La Goccia ha caratteristiche di accessibilità pensate e progettate sin dall’inizio della ristrutturazione dei locali del vecchio borgo: gli spazi tra i tavoli, la cucina disposta con adeguati disimpegni, la possibilità di muoversi agevolmente nella sala comune e i bagni attrezzati rendono fruibili gli spazi anche a chi ha problemi di mobilità, così come le barriere architettonico-naturali sono state addolcite con attenzione e grande impegno.
Ma La Goccia è anche una sorta di “fattoria-didattica”, dove la didattica smette i panni pedanti della cattedra per indossare quelli comodi e coinvolgenti del lavoro diretto, della sperimentazione personale, e la proposta di soggiorno negli stupendi spazi del luogo è arricchita dalla possibilità di usare davvero il luogo ed entrare in contatto diretto con la natura circostante attraverso le più svariate iniziative: dalla passeggiata aromatica nel giardino delle erbe aromatiche alla possibilità di partecipare alla trasformazione alimentare.
Bisogno di silenzio, desiderio di cibi migliori, il verde che distende i pensieri ma anche un progetto che è molto importante per la vita della fattoria: il “connettivo TerraTerra” che ha nei suoi obiettivi il tentativo di ristabilire un rapporto diretto tra il venditore e il consumatore.
Avere maggiore consapevolezza di quello che si mangia significa saperne di più e conoscere meglio quello che si compra; chi lo ha prodotto, da dove viene e come è stato trattato, lavorato, trasportato e venduto.
E così nascono gruppi di offerta di produttori e gruppi d’acquisto per un consumo critico, attento anche al rispetto di condizioni lavorative e sociali, con prodotti che possono essere acquistati a Prezzo Sorgente, ossia senza i ricarichi imposti dalla grande distribuzione.
Tutto questo in cinque ettari di terra biologica che ospita ulivi, un vasto e variegato frutteto, un orto, un percorso aromatico e un maneggio; dove si allevano mucche e vitelli, api, animali da cortile, cavalli, cani e gatti; dove si produce pane, carne, olio, miele, tisane, frutta; dove la partecipazione alla vita della fattoria è aperta e gli ospiti coinvolti a partecipare in maniera organizzata.
La fattoria infatti si propone con tante iniziative e diverse modalità d’uso, con soggiorni estivi e fine settimana, giornate a tema, vacanze mirate con valenza terapeutica e forme di autogestione.
Tanti anche i laboratori proposti: avvalendosi del metodo della dott.ssa Guerra Lisi, si possono concordare interventi mirati alle richieste degli ospiti che soggiornano nel borgo come “LaboRaToriAMO” o “Musicoterapia nella globalità dei linguaggi”.
La fattoria permette davvero la piena fruizione dello spazio, aperto a molteplici usi e bisogni, con progetti dedicati come “A scuola in fattoria” e “Ippoterapia” che mette la relazione con i cavalli in primo piano: si può imparare a conoscerli accarezzandoli e prendendo parte ai loro gesti quotidiani; si possono pulire, spazzolare, dare loro da mangiare e scoprire quanto sia facile diventare loro amici, amarli ed essere amati e giocare con loro.
E così la campagna non sarà più solo “quello strano posto dove le galline vanno in giro crude”. (C. Baudelaire).
È proprio una casa/fattoria accogliente, con camere accessibili e luminose, situata in loc. Poggente – il poggio della gente – vicinissima a Orvieto e a 100 km da Roma.
La strada per arrivarci è semplice: dal casello di Orvieto alla prima rotonda seguire a destra per Ciconia, poi alla successiva rotonda girare a sinistra per la statale SS71 (la Orvieto-Fabro-Ficulle) e dopo poche centinaia di metri girare a destra per via delle Robinie. Proseguire per circa 5 chilometri immersi in uno splendido paesaggio e una indicazione sulla sinistra vi indicherà la casa e il poggio incantato. Che ci aspetta. Tutti. Da 0 a 99 anni.
Per tutti i servizi, l’organizzazione dei gruppi, le attività e i costi ecco l’indirizzo del sito web: www.fattorialagoccia.it, che oltretutto è visitabile anche in forma accessibile.

Fattoria La Goccia
Loc. Poggente 37 – Orvieto (TR)
Tel. e Fax 0763/21.50.34
Rif. Riccardo Gilardini
Cellulare 347/140.58.76
E-mail: info@fattorialagoccia.it
Sito web: www.fattorialagoccia.it