La salute mentale, nonostante le significative evoluzioni della psichiatria e della cultura negli ultimi decenni, resta per molti associata a un servizio destinato ai “matti” – una categoria ben definita e nella quale si sarebbe sdegnati di essere inclusi. Eppure l’Unione Europea, citando alcuni studi, indica che il 27% dei cittadini europei affronta nella propria vita problemi di salute mentale. Più che individuare la numerosità di un gruppo, questo dato indica la labilità dei suoi confini; di qui la necessità di un approccio positivo e generale alla salute mentale, come componente della salute di tutti i cittadini e perciò da promuovere nell’intera popolazione.
In questa prospettiva si colloca ProMenPol, un progetto europeo avviato nel gennaio 2007 che punta a rendere disponibili conoscenze standardizzate per la promozione del benessere mentale, come parte integrante delle politiche sanitarie e sociali complessive. Del progetto, e di questo nuovo approccio al tema della salute mentale, abbiamo parlato con Katrin Zardo, psicologa dell’Istituto Federale tedesco per la Sicurezza e la Salute Lavorativa di Dortmund che coordina il progetto.

Che cos’è in breve il progetto ProMenPol?
ProMenPol (Promoting and Protecting Mental Health – a sostegno della politica attraverso l’integrazione di ricerca, approcci e pratiche attuali) è un progetto di 36 mesi intrapreso da partner di Germania, Austria, Irlanda, Finlandia, Estonia, Grecia, Belgio e Paesi Bassi. Il progetto è un’Azione di Coordinamento finanziata dalla Commissione Europea entro il 6° Programma Quadro di ricerca. È guidato dall’Istituto Federale per la Sicurezza e la Salute Lavorativa tedesco (BAuA – Bundesanstalt für Arbeitsschutz und Arbeitsmedizin).
Il progetto mira a sostenere le pratiche e le politiche per la promozione della salute mentale nel periodo 2007/2009 in questi tre contesti: scuole, luoghi di lavoro e residenze per anziani. Obiettivi specifici di ProMenPol sono:
• identificazione e ri-confezionamento degli strumenti per la promozione e protezione della salute mentale entro tre contesti – scuole, luogo di lavoro e residenze per anziani;
• produzione di un sistema di gestione delle conoscenze sistematico e facilmente navigabile, popolato di informazioni utili, fonti chiave e collegamenti web importanti;
• organizzazione di una serie di progetti pilota di implementazione per valutare e recensire la base di conoscenza e gli strumenti di lavoro;
• produzione di un insieme di principi di politica multi-settoriali progettati per promuovere e sostenere iniziative sulla salute mentale più fattive e mirate in ognuno dei settori;
• creazione di collaborazione sostenibile tra gli attori chiave del progetto per diffondere i risultati nelle fasi finali del progetto e oltre.
Ogni anno ProMenPol organizza una conferenza per operatori professionisti cui segue un laboratorio di politiche per decisori politici nazionali ed europei. Questo consentirà un mutuo scambio di informazioni a proposito della salute mentale positiva tra esperti e un opportuno feedback per i responsabili della progettazione di servizi e politiche. Nel nostro sito web, www.mentalhealthpromotion.net, è possibile avere informazioni, iscriversi alla nostra newsletter trimestrale e consultare un volantino in italiano del progetto.

Come descrivereste gli obiettivi del progetto in relazione alla promozione del benessere mentale e alle altre linee guida proposte dalla UE nel campo della salute mentale?
Molte delle politiche, della ricerca e dei materiali pratici disponibili nel campo della salute mentale trattano della malattia mentale nelle sue varie forme. Comunque, il progetto ProMenPol si concentra sulla promozione e protezione positiva della salute mentale, cioè il mantenimento di un buon benessere mentale e la protezione della salute mentale da influenze dannose.
Pertanto, il progetto sta utilizzando l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Salute e della Disabilità) per categorizzare gli strumenti nel suo database online. A differenza della ICD (Classificazione Internazionale Statistica delle Malattie e dei Problemi di Salute Collegati), l’ICF mette le nozioni di “salute” e “disabilità” in una nuova luce. Riconosce che ogni essere umano può sperimentare un decremento nella salute e di conseguenza sperimentare un certo grado di disabilità. La disabilità non è qualcosa che capita solo a una minoranza dell’umanità. L’ICF quindi rende “tendenziale” l’esperienza della disabilità e la riconosce come una esperienza umana universale. Spostando la messa a fuoco dalla causa all’impatto, essa colloca tutte le condizioni di salute su una medesima posizione, consentendo loro di essere comparate utilizzando una metrica comune – il “righello” di salute e disabilità. Inoltre, l’ICF prende in considerazione gli aspetti sociali della disabilità e non vede la disabilità solo come una disfunzione “medica” o “biologica”. Includendo fattori contestuali, in cui sono elencati i fattori ambientali, l’ICF consente di registrare l’impatto dell’ambiente sul funzionamento della persona.
Parlando in generale, l’approccio del progetto è molto in linea con concetti rilevanti della UE, come la salute in ogni approccio alle politiche o la prospettiva della durata della vita. In aggiunta, il progetto si concentra particolarmente sul collegare decisori politici, professionisti e ricercatori attraverso i nostri eventi, ad esempio il nostro workshop annuale sulle politiche. In questo modo ProMenPol aiuta a identificare gli obiettivi politici e a contribuire all’azione.

A partire dalla vostra esperienza, pensate che politiche e buone pratiche sulla salute mentale nei diversi paesi UE siano ben integrate, o c’è ancora un forte bisogno per l’integrazione e il confronto tra operatori?
Molti paesi nella UE hanno politiche, strategie e piani di azione che includono un impegno alla promozione e prevenzione della salute mentale. Purtroppo, questo non sfocia necessariamente in azione. D’altro canto, ci sono esempi di buone pratiche nella promozione e prevenzione in stati membri e in paesi candidati che non hanno ancora un piano di azione nazionale. Nel complesso, penso che ci sia ancora un forte bisogno di integrazione tra operatori diversi, cioè di vivere veramente l’idea della salute (mentale) in tutte le politiche.

Nella promozione generale del benessere mentale, quali ruoli rispettivi ritenete che abbiano gli operatori della salute mentale e le “persone in genere” coinvolte in relazioni con persone mentalmente malate, come parenti, vicini, colleghi di lavoro, amici, e in che modo tali categorie potrebbero cooperare a questo scopo?
In ProMenPol abbiamo adottato un approccio per contesti, riconoscendo che la salute è creata e vissuta dalle persone entro i contesti della loro vita quotidiana: dove imparano, lavorano, giocano e amano. È in questi contesti che occorre adottare misure per proteggere e migliorare la nostra salute e la salute di chi sta intorno a noi. Proprio per questa ragione alle nostre conferenze si possono incontrare manager delle risorse umane o insegnanti di scuola piuttosto che, per esempio, uno psicoterapista. Ma questo anche perché noi non abbiamo a che fare solo con i malati mentali, ma con il benessere mentale della popolazione generale.
Sotto questo aspetto, la competenza degli operatori della salute mentale è ancora molto richiesto in merito al trattamento dei malati mentali, così come per dare alla luce la base di conoscenze al fine di poter formare le “persone in genere” nei loro modi rispettivi.

Su un piano più generale, quali paradigmi e azioni culturali pensate che siano richiesti per creare un contesto non discriminatorio per la malattia mentale?
La creazione di un contesto non discriminatorio richiede azioni a vari livelli e non può essere ottenuta nel breve periodo. A livello politico, occorre che la legislazione assicuri uguaglianza di opportunità, ma forse ancor più importante è che i politici agiscano come modelli di ruolo nei termini dei propri rispettivi atteggiamenti e comportamenti. Lo stesso si applica a giornalisti, insegnanti, datori di lavoro, ecc. Quindi, le campagne di informazione potrebbero volersi concentrare su questi gruppi di influenza, ma alla fine ciò dipende da ognuno di noi. Un approccio che ha dimostrato di essere piuttosto efficace è l’inclusione di persone che sono state colpite da condizioni di salute mentale, ad esempio il lavoro in “trialog” (utenti, famiglie e professionisti della salute mentale).

ProMenPol, secondo quanto è esposto nel suo sito web, si concentra su tre contesti: “scuole, luoghi di lavoro e residenze per anziani”. Come considerate un quarto contesto, che è anch’esso rilevante per le persone mentalmente malate e più probabilmente ricade nel burn-out, cioè la famiglia?
La famiglia è decisamente un contesto molto critico, che può essere un fattore sia protettivo che di rischio a proposito della salute mentale di ogni membro. In ProMenPol abbiamo scelto di concentrarci su contesti che possono essere influenzati anche a un livello organizzativo. Comunque, la famiglia può ancora essere inclusa in modo trasversale in ciascuno degli altri contesti.

In Italia, a partire da alcuni eventi di violenza che hanno coinvolto persone mentalmente malate, alcuni osservatori hanno contestato la scelta di chiudere i manicomi fatta nel 1978 sulla base delle concezioni psichiatriche di Franco Basaglia. Da un punto di vista europeo, l’opzione della de-istituzionalizzazione per le persone mentalmente malate è acquisita o è ancora sfidata da visioni più “contenitive”? E quale visione abbraccia il progetto ProMenPol a proposito del “posto nel mondo” delle persone mentalmente malate?
Come già detto parlando della ICF, l’esperienza di qualche tipo di disabilità è un’esperienza umana universale. Chiunque può essere colpito dalla malattia mentale, e chiunque stia soffrendo di tali condizioni dovrebbe avere l’opportunità di partecipare alla società nel massimo grado possibile. Per quanto ne so, peraltro, non c’è una visione comune a livello europeo a proposito della questione su in quale grado e in quali modi le persone dovrebbero essere istituzionalizzate, poiché gli stati membri stanno mantenendo la responsabilità principale per la fornitura delle cure sanitarie.

Per informazioni:
ProMenPol
BAuA – Bundesanstalt für Arbeitsschutz und Arbeitsmedizin
Gruppe 1.2: ProMenPol
Friedrich-Henkel-Weg 1-25
44149 Dortmund – Germany
Fax +49 (0)231-9071-2537
Sito web: www.mentalhealthpromotion.net

Katrin Zardo (project manager): Tel. +49 (0)231-9071-2303 – E-mail zardo.katrin@baua.bund.de
Dr. Karl Kuhn (project leader): E-mail kuhn.karl@baua.bund.de
 

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