Ogni relazione interpersonale richiede una serie di competenze di base: l’attenzione congiunta, intenzione ed emozione reciproca, abilità d’imitazione e alternanza dei turni, l’abilità di comunicazione verbale e non verbale e la condivisione d’interessi; se tutti questi aspetti non sono presenti o sono deficitari, ciò impedisce un’adeguata interazione e relazione con gli altri e, di conseguenza, la possibilità d’integrazione.
L’integrazione sociale per gli autistici può sembrare paradossale in quanto l’autismo è caratterizzato da deficit della comunicazione e dell’interazione sociale, che non permettono un adeguato sviluppo delle competenze sociali. Tuttavia, essa è un processo fondamentale per le persone con autismo, in quanto, offre la possibilità di uscire dal proprio isolamento e di migliorare la qualità della vita.
L’integrazione è un momento di crescita personale, è un’apertura verso l’altro che consente uno scambio tra persone, che si trovano in situazioni differenti e con conoscenze ed esperienze diverse.
Il progetto “Il Filo dal Canestro”
Il “Progetto Basket e Autismo, Il Filo dal Canestro” nasce nel 2003, presso l’Associazione “Il Filo dalla Torre” Onlus, con l’obiettivo di offrire ai bambini e ragazzi con autismo la possibilità di vivere, nel gruppo dei coetanei, un’esperienza di sport attraverso il basket, grazie alle strategie previste dall’approccio P.E.I.A.D. “Progetto Educativo Integrato Autismo e Disabilità”.
Il Progetto prevede un incontro settimanale di un’ora e mezza, suddiviso in due sessioni ciascuna della durata di 40 minuti. I ragazzi sono suddivisi in due gruppi per fasce di età: il gruppo dei bambini dai 7 ai 13 anni, e il gruppo degli adolescenti dai 14 anni ai 21. Il gruppo è attualmente composto da 8 bambini e 11 adolescenti, tutti con un disturbo dello spettro autistico. Il rapporto numerico tra gli atleti e gli operatori è di 1:1. Gli allenamenti si svolgono presso il campo della Stella Azzurra di Roma, che fornisce gli ambienti e i materiali necessari alla pratica del basket. Nell’arco dell’anno, sono previsti degli incontri di integrazione con ragazzi normodotati, under 17-19, atleti della società sportiva della Stella Azzurra.
L’assunto di base del Progetto “Il Filo dal Canestro” è quello di offrire, attraverso l’utilizzo della pratica sportiva, l’opportunità di intervenire attraverso la mediazione corporea sulle difficoltà di contenimento, comunicazione e relazione proprie delle persone con autismo.
I piccoli svolgono un lavoro più analitico, finalizzato a facilitare un avvicinamento alla palla: vengono loro proposti esercizi di “confidenza con il pallone”, esercizi di passaggio, e iniziano a comprendere come palleggiare e cosa vuol dire lanciare la palla al canestro.
Con il gruppo dei grandi, l’allenamento è più “agonistico” e prevede percorsi in palleggio, passaggi in corsa, gare di tiro e giochi di squadra.
La modalità dello stare insieme, quindi, passa per il piacere di farlo e per il divertimento che ne consegue; in queste condizioni, è più facile che un bambino autistico si apra e si stacchi dalla propria condizione di chiusura. È a partire da questa riflessione che vengono poi strutturati gli allenamenti, le lezioni, proponendo esercizi che non denaturano lo sport del basket ma che, oltre ad avere una valenza tecnica, hanno dei significati più profondi. Come afferma M. Calamai (allenatore nazionale di basket e insegnante di basket per persone disabili), uno degli elementi più importanti nel basket è il tiro della palla in quanto il basket è l’unico sport che tende al cielo e questa è una rivoluzione per chi è abituato a guardare sempre per terra. Infatti, il momento del tiro è un giusto connubio di esplosività e delicatezza: la prima, l’esplosività, è la componente iniziale del gesto; mentre la seconda, la delicatezza, si concretizza nel momento in cui si lascia la palla tra le mani; in questo modo si impara a dosare la forza e a impiegarla per un fine definito e positivo. Anche nel Progetto “Il Filo dal Canestro”, vengono proposti esercizi di tiro; a volte lasciando liberi i ragazzi di tirare e sperimentare, in modo che inizino a entrare nello spirito adatto per proseguire con altri esercizi più guidati, altre volte secondo precise tecniche. Un aspetto importante è la diversificazione delle proposte: infatti, gli esercizi di tiro avvengono in canestri grandi o piccoli, ma soprattutto ad altezze diverse (spesso in carrelli della spesa), in modo da poter insegnare a dosare la forza da imprimere alla palla o spingere i ragazzi a cercare soluzioni alternative al tiro stesso. Ai più piccoli, poi, sia il canestro grande che, a volte, quello più piccolo, risultano totalmente inaccessibili: ecco quindi che per rispettare il principio che il basket debba essere un momento di divertimento e di crescita, si cercano di trovare soluzioni alternative, in modo da continuare a motivare i bambini a non farli cadere nella frustrazione determinata dal non riuscire ad arrivare al risultato del “canestro”.
Infatti, un aspetto importante del progetto è la qualità del clima che si instaura all’interno del gruppo, del luogo di allenamento, tra atleti e allenatori, ecc.: un clima relazionale di rispetto, gioco e armonia.
Il clima di base, specie quando gli atleti sono disabili, è necessario che sia positivo, un luogo dove regni l’accettazione piena, e lo stimolo costante al miglioramento, e alla messa in discussione, sia dei ragazzi che degli operatori.
Nel corso degli anni di realizzazione del progetto, i principali risultati raggiunti possono essere riassunti come segue:
- è stata offerta ai bambini e ai ragazzi con autismo la possibilità di utilizzare le potenzialità adeguate del corpo fisico, per la realizzazione di schemi motori adeguati e funzionali;
- è stata utilizzata la mediazione corporea per incidere sulle difficoltà di contenimento, di relazione e di comunicazione;
- è stata favorita la socializzazione tra coetanei e il confronto aperto tra le proprie attitudini personali nella pratica sportiva;
- è stata sostenuta la crescita delle abilità di autonomia, nel vestirsi e svestirsi, nel custodire la propria palla e la propria divisa, nell’indossare e togliere le scarpe per il gioco, nell’aspettare il proprio turno, nel tollerare la presenza di numerose persone in uno spazio unico;
- sono stati individuati i talenti specifici di ogni bambino e ragazzo, valorizzandoli al massimo, e incidendo per la trasformazione delle difficoltà ancora presenti, attraverso un allenamento globale e individualizzato, allo tempo stesso;
- è stata sviluppata la capacità di gioco, di scambio;
- per alcuni ragazzi più grandi e più abili nel Basket, è stata scoperta la dimensione ludica e in alcuni aspetti agonistica.
Stefano
Tra i ragazzi, che partecipano al Progetto, Stefano è un ragazzo di 20 anni, con disturbo dello spettro autistico. È seguito dall’Associazione “Il Filo dalla Torre” da 12 anni. È un ragazzo autonomo e ha delle buone capacità motorie e cognitive. Non utilizza il linguaggio verbale per comunicare, ma ha una buona comprensione. Nel basket, Stefano ha trovato un buon canale di espressione, per cui partecipa attivamente agli allenamenti, e, nel corso degli anni, ha mostrato molti miglioramenti, sia dal punto di vista tecnico che nelle modalità comportamentali. Stefano arriva al campo di basket sempre un po’ prima dell’inizio dell’allenamento, si siede in panchina e attende che l’allenatore inizi a dare le indicazioni. Ha difficoltà nella fase finale degli allenamenti, poiché si avvicina il momento del distacco dal gruppo, per cui manifesta maggiore agitazione. In generale, Stefano sorride poco, non ricerca un’interazione né con adulti né con coetanei; tuttavia, nelle giornate d’integrazione, stabilisce più frequentemente un contatto visivo con adulti, l’operatore di riferimento o l’allenatore e con i coetanei. Stefano si mostra abbastanza collaborativo, tollera le regole e le correzioni, resta calmo, dopo aver commesso un errore, soprattutto nelle giornate di integrazione e post-integrazione. Mostra delle buone capacità attentive, che crescono durante l’integrazione e il post-integrazione. Nelle giornate di integrazione crescono anche le stereotipie, legate a una maggiore ansia, mentre diminuiscono i comportamenti di isolamento. Nel post integrazione, diminuiscono gli atteggiamenti provocatori e i comportamenti autolesionistici. Stefano manifesta gioia nella prima giornata di integrazione, mentre nelle ultime osservazioni manifesta maggiormente tristezza e rabbia, probabilmente legati all’avvicinarsi della conclusione dell’esperienza. In sintesi, l’esperienza di integrazione favorisce, in Stefano, un maggiore interazione attraverso lo sguardo con i propri coetanei, sia con i ragazzi autistici che normodotati, e una gioia nello svolgere l’allenamento insieme a loro.
Mettersi in gioco
Dalle osservazioni effettuate, nelle giornate di integrazione con i giovani atleti della “Stella Azzurra” e post integrazione, emerge che nei ragazzi aumentano, in termini di frequenza, le capacità attentive, sia nell’ascoltare le istruzioni che nella partecipazione al compito, aumentano gli scambi di interazione sia con adulti, che con i coetanei, aumentano il sorriso e la gioia. Tali risultati evidenziano che l’integrazione dei ragazzi autistici con i ragazzi normodotati abbia un’influenza positiva sia sul comportamento che sulle capacità relazionali dei ragazzi autistici sia nella fase dell’integrazione che nel post-integrazione.
Attraverso questo studio è stato possibile evidenziare la duplice “sfida” che i ragazzi con autismo hanno saputo affrontare. La prima è stata la possibilità di poter partecipare alla pratica sportiva, in particolare al gioco del basket, dimostrando quindi di essere in grado di svolgere uno sport se vengono create delle condizioni adeguate, come la strutturazione del lavoro e il sostegno e l’aiuto da parte di un operatore. Questo aspetto è tanto più importante se si pensa che solitamente nei ragazzi con disabilità vengono messi in primo piano i disturbi psicologici, tralasciando quindi la pratica sportiva, che invece offre molte occasioni di crescita e sviluppo, sia sul piano motorio, che cognitivo, offrendo inoltre occasioni di scambi e relazioni con gli altri.
La seconda sfida è quella dell’integrazione, in cui i ragazzi con autismo dimostrano di essere in grado di poter entrare in relazione con gli altri e “fare qualcosa”, come il gioco del basket, insieme ad altri. L’esperienza di integrazione nel gioco del basket con ragazzi normodotati rappresenta per i ragazzi con autismo un’occasione in cui sperimentarsi ed entrare in contatto con i propri coetanei attraverso il gioco e lo sport.
Autismo e integrazione non sono quindi due termini antitetici, ma essi possono essere pensati e messi insieme. È importante, quindi, favorire e promuovere l’integrazione con i ragazzi autistici per aiutarli a uscire dal proprio isolamento e offrire la possibilità di dimostrare il loro impegno e le loro capacità.
Per contatti
www.filodallatorre.it