“Ho deciso. Verrò sempre, tutte le prossime volte. Ma devo perfezionare l’inchino”. È Natale, e quest’anno anche Emma è riuscita a vincere i suoi timori e ha partecipato con soddisfazione al concerto degli allievi. Il tradizionale concerto di Natale della scuola è ormai diventato una grande festa musicale, dove i ragazzi e le ragazze si esibiscono davanti a un pubblico numeroso e attento. Anche questo, come l’altro importante momento istituzionale, il saggio di fine anno, è riservato a musiche d’insieme: in queste due serate ciò che conta è fare buona musica in compagnia, divertendosi, senza gare di virtuosismo solistico e senza quell’ansia che non tutti sanno controllare quando si trovano da soli sopra un palcoscenico. Perché insieme ci si fa più coraggio e ci si diverte di più. E anche perché in un insieme è importante l’apporto di tutti, sia di chi è più avanti negli studi e più padrone del proprio strumento, sia di chi contribuisce con poche note a dare un colore, a completare una frase, a sottolineare un ritmo o un accento.

Il Consorzio Concorde è questo: un posto dove imparare a fare musica, ma anche semplicemente dove fare musica e trasformare l’esperienza musicale in una più ampia esperienza culturale, sociale e umana. E, soprattutto, è un posto dove questa esperienza viene resa possibile per tutti. Creare un ambiente che potesse accogliere e avvicinare all’esperienza musicale ogni bambino, tenendo conto tanto delle proprie specifiche abilità quanto delle proprie specifiche difficoltà, ha rappresentato fin dall’inizio una componente fondamentale del progetto di questa scuola. Al punto che, fin dal momento della sua fondazione nel 2005, fra le prime, poche e timide offerte didattiche del progetto già faceva la sua comparsa quella voce, Musicoterapia, che ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello della scuola. E Paola Balestracci Beltrami, musicoterapeuta della scuola di Giulia Cremaschi Trovesi, ha trovato nel Consorzio Concorde un ambiente fertile e stimolante, dove svolgere l’attività di musicoterapia (rivolta perlopiù a bambini con sindromi dello spettro autistico), ma anche dove approfondire il proprio percorso di didattica propedeutica, rivolta tanto a bambini neurotipici quanto a bambini con autismo e altre forme di difficoltà. Questa esperienza è maturata dapprima in un laboratorio tuttora attivo, Incontrocanto, in cui le attività propedeutiche allo sviluppo delle competenze musicali vengono effettuate in modo da favorire nel bambino anche lo sviluppo di abilità di altro genere: sociali, motorie, spaziali, linguistiche, verbali, aritmetiche, mnemoniche, ecc. Successivamente, Incontrocanto ha offerto a Paola l’occasione per raccoglierne i risultati in un bellissimo libro (Paola Balestracci Beltrami, Il mio primo libro di musica, Roma, Armando, 2009) che raccoglie proposte operative per i bambini insieme a indicazioni per gli insegnanti e i professionisti.

Emma è una ragazza con autismo che oggi ha tredici anni. Il suo percorso è passato attraverso la musicoterapia (dove stava seduta sul coperchio del pianoforte a ricevere con l’intero corpo le vibrazioni della musica che Paola suonava, interpretandola come partitura vivente per riuscire a stabilire una relazione); poi attraverso Incontrocanto, dove nel suo caso sono state potenziate soprattutto le abilità sociali; per poi approdare allo studio del pianoforte, grazie al quale ha imparato fra le altre cose l’accompagnamento di We wish you a merry Christmas, che le ha permesso di partecipare al saggio natalizio della scuola insieme alla flautista Carlotta. L’inchino, più che da perfezionare è da imparare: Emma lo ha completamente omesso. Stefano invece, che ha la sindrome di Asperger e non è alla sua prima esperienza in pubblico, vi si è dedicato ossessivamente da mesi e ce ne ha elargito uno ampio, da attore romantico, dove ci siamo immaginati senza sforzo un invisibile cappello con una piuma staccarsi dalla sua testa e sfiorare il pavimento, in un gesto fluido ed elegante.

Nel tempo, come succede a tutte le realtà necessarie, il Consorzio Concorde è cresciuto. L’offerta dei corsi, dei laboratori e dei seminari si è moltiplicata, le possibilità di accesso alle attività della scuola sono diventate sempre più numerose. La scuola è un’associazione indipendente e senza fini di lucro, che si regge unicamente sulle proprie forze economiche. Attualmente circa il dieci per cento degli allievi della scuola, che complessivamente sfiorano quota 200, è rappresentato da bambini con bisogni educativi speciali, che frequentano gli stessi corsi degli altri. La maggior parte di essi frequenta al tempo stesso anche il polo di neuropsichiatria “Il tubero” dell’Anffas di Crema, la cui responsabile per l’autismo, la pedagogista clinica Enza Crivelli, è anche presidente del Consorzio Concorde ed è la figura chiave di questa forma di inclusione. È lei che provvede a guidare gli insegnanti della scuola lungo il percorso di formazione di ogni bambino, fornendo loro gli strumenti adeguati per conoscere i punti di forza e di difficoltà degli allievi e mettendoli in grado di sfruttarli al meglio. E gli insegnanti, dal canto loro, rispondono con entusiasmo, aggiungendo alle proprie competenze professionali e artistiche una nuova dimensione. Non è sufficiente essere buoni musicisti per diventare insegnanti del Consorzio Concorde. Come non basta essere infarciti di Orff Schulwerk, di metodo Kódaly o Willems. Le doti umane e una certa elasticità di pensiero sono requisiti non secondari, e purtroppo non sempre si accompagnano alle doti artistiche e alle conoscenze didattiche.

Come direttore della scuola, mi piace definire il tipo di inclusione che avviene al Consorzio come morbida e trasparente, che è a mio avviso come l’autentica inclusione deve essere. Nessuno dei materiali informativi della scuola contiene slogan o strilla fanfare che, come spesso accade, usano la disabilità come un elemento di marketing. Non credo molto all’utilità di insegne lampeggianti al neon che dicono “Attenzione, qui disabili!”. Neppure il sito internet della scuola fa riferimenti espliciti a questa sua natura: si limita a dire, come di fatto è, che il Consorzio è un luogo dove tutti possono accedere all’esperienza musicale imparando e divertendosi. Riempire di reale sostanza questa parola, la parola “tutti”, è il compito che ci siamo dati. E, se “tutti” è un augurio a lunga scadenza, “il maggior numero possibile” è l’obiettivo immediato. È la stessa filosofia di inclusione che sta alla base di un altro grande progetto nato nel 2010, la casa editrice uovonero, che persegue l’inclusione attraverso la lettura facendo libri che siano davvero per tutti i lettori, e giochi che permettano a tutti di giocare. Pur essendo un progetto indipendente, uovonero ha certamente beneficiato dell’esperienza e delle riflessioni del Consorzio, da cui ha ereditato questa visione per applicarla ad altri àmbiti e utilizzarla a sua volta come punto di partenza per un suo ulteriore approfondimento. Non è un caso che gli editori di uovonero siano Enza Crivelli e il sottoscritto, insieme alla nostra socia Lorenza Pozzi. E forse non è un caso che l’incontro con uno degli illustratori di uovonero, Matteo Gubellini, sia avvenuto proprio al Consorzio Concorde, dove suo figlio frequenta il laboratorio di Incontrocanto. Inoltre, da tempo la scuola sta sperimentando metodologie didattiche che potrebbero presto trovare una collocazione nel catalogo di uovonero e rappresentare un altro importante punto d’incontro fra queste due realtà: sia con riguardo a forme alternative di notazione musicale, non semplificate ma rinforzate, che permettano di accedere alla decodifica del simbolo attraverso molteplici canali semantici; sia relativamente ad approcci meno rigidamente legati allo spartito e ai metodi tradizionali.

Il concerto di Natale sta per finire. Siamo all’ultimo brano in programma. Il palco viene organizzato per fare posto alla Caoschestra, il laboratorio di improvvisazione collettiva a cui è riservato il gran finale del concerto. La preparazione del palco è piuttosto laboriosa, perché deve consentire la disposizione dei trentotto giovani musicisti che hanno partecipato al laboratorio. Alla fine, anche se un po’ stretti, trovano posto una decina tra pianoforti digitali e tastiere elettroniche, due batterie, percussioni varie, otto chitarre, svariati fra violini e flauti. Paolo Pini, ideatore e coordinatore del progetto, è riuscito nella doppia impresa di far suonare insieme una formazione così insolita e di disporla su di un palco di ampiezza piuttosto ridotta. Quando tutto è pronto e anche un pianoforte che faceva i capricci riprende a suonare, gli allievi salgono sul palco. Ciascuno raggiunge il proprio posto e si predispone allo strumento. La melodia di Stille Nacht prende forma a poco a poco e si ripete con colori timbrici sempre nuovi, inframmezzata da momenti di “caos sonoro organizzato”. Ragazzi e ragazze sono visibilmente impegnati, e ciascuno offre il proprio contributo al risultato complessivo, che a tratti raggiunge momenti di grande intensità emotiva. E questo risultato è merito di tutti. E al termine tutti sono soddisfatti: il pubblico, da una parte, che esprime il gradimento con applausi interminabili. I musicisti, dall’altra, che si complimentano fra loro e hanno in viso l’espressione felice di chi ha compiuto una grande impresa. E infatti è così. È come se l’autismo, la sindrome di Asperger, quella di Down, di Tourette e tutte le altre fossero rimaste giù dal palco, e vi siano saliti semplicemente trentotto ragazzi, con la loro voglia di fare musica. Insieme. Tutti.

Per saperne di più:

www.consorzioconcorde.it 

www.uovonero.com 

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