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CONTROTEMPO/La musica non è altro che rumore, finché…

La musica non è altro che rumore, finché non raggiunge una mente in grado di riceverla”.
(Paul Hindemith)

È stata questa citazione di Paul Hindemith (violinista e compositore) il punto di partenza di un laboratorio sull’ascolto, che ho proposto al gruppo delle “nuove leve” del Progetto Calamaio.

Ogni mercoledì, da un paio d’anni a questa parte, dedichiamo ai più giovani entrati nel gruppo di lavoro questo spazio in cui, insieme a colleghi più esperti, lavoriamo sulla consapevolezza del proprio deficit per poter acquisire contenuti e competenze necessari a intervenire come animatori nelle scuole con l’équipe del Progetto Calamaio.

A questo laboratorio hanno partecipato: Diego, Danae, Giacomo, Francesca, (le “nuove leve” Calamaio), Lorella, Tiziana e Stefania (animatrici disabili del Progetto Calamaio), Saad (volontario), Concetta (tirocinante universitaria).

Venendo da una formazione musicale, volevo apportare in qualche modo la mia esperienza e, attraverso di essa, costruire un viaggio musicale e di sperimentazione sull’ascolto. 

È stato di certo un percorso di sperimentazione anche per me!

Questo “viaggio”, composto di cinque tappe, è iniziato con queste domande: “Ascoltare e sentire per voi è la stessa cosa?”, “Che differenza c’è per voi tra suono e rumore?”.

Abbiamo iniziato così a ragionare sul fatto che “ascoltare” può significare ascoltare con attenzione, prestare attenzione a tutto; “sentire” invece può significare udire distrattamente. 

Se consultiamo il vocabolario alla voce “ascoltare” troviamo proprio “udire con attenzione”, e fin qui ci siamo… Ma alla voce “sentire” troviamo: “avvertire sensazioni e impressioni suscitate da stimoli esterni; prenderne coscienza, provare sentimenti e reazioni emotive intime”. 

Il sentire è quindi una conseguenza dell’ascoltare. Qualsiasi “cosa” arrivi al nostro orecchio, dà degli stimoli al corpo e alla mente e così avvertiamo emozioni, sensazioni, ricordi, odori e perfino sapori. Ricerche condotte da specialisti di medicina neonatale dimostrano come già nel periodo prenatale esista un’attitudine alla percezione e alla memorizzazione di eventi ritmici-sonori. Il feto si rivela sensibile a tutto ciò che è suono, ritmo e movimento, in stretto rapporto con affetto, fantasia e memoria.

Successivamente abbiamo ragionato invece sulla differenza tra suono e rumore. 

Siamo arrivati a conclusione che il “suono” è qualcosa di gradevole che arriva al nostro orecchio, il “rumore” invece è quel qualcosa di sgradevole che arriva al nostro orecchio. In effetti questa differenza è molto soggettiva. Non ci resta che provare… Per cinque minuti tutti in silenzio… mettendoci in ascolto dei rumori e suoni che ci circondano. Sembra una cosa banale, ma pur essendo tutti nella stessa stanza, ognuno ha captato almeno un suono o un rumore diverso dall’altro, classificandoli anche diversamente. Questo ci ha fatto riflettere sul fatto che giorno per giorno siamo sottoposti a un inquinamento acustico e senza rendercene conto non facciamo più caso a certi suoni della natura, come il canto degli uccelli o il fruscio del vento tra gli alberi. 

L’importanza del silenzio in questo caso ci ha dato modo di soffermarci e metterci in ascolto persino del nostro respiro, del nostro battito cardiaco, dei nostri pensieri e del nostro corpo.

Siamo poi passati ad analizzare il timbro e i diversi timbri di voce. Tra un gruppo di persone conosciute, si riesce a individuare la persona, anche senza vederla, dal timbro della voce o anche dai passi. Da qui siamo partiti con vari giochi per allenarci alla concentrazione e per sviluppare e raffinare il nostro “ascolto” nel distinguere i timbri di voce delle persone, e anche da quale direzione ci arriva un suono o un rumore. Alcuni giochi prevedevano di bendare gli occhi e vi assicuro che non è assolutamente facile orientarsi, seppur in un piccolo spazio, per identificare la provenienza di un suono. Per alcuni è stata un’esperienza nuova oltre che divertente!
Ho chiesto loro poi di compilare una scheda di identificazione sonoro/musicale.

Questo mi ha permesso di capire e conoscere meglio alcune caratteristiche, gusti, esperienze, abitudini dei partecipanti e le influenze sonoro/musicali cui sono abituati e che hanno fatto parte e/o fanno ancora parte della loro vita quotidiana.

Dopo molti giochi di allenamento è arrivato il momento dell’ascolto vero e proprio di un brano musicale. Ho proposto un brano new age molto rilassante con canti di uccelli, scorrere di un ruscello, con accompagnamento di un brano al pianoforte. 

Ogni partecipante doveva decidere dove e come collocarsi, scegliere una posizione comoda. Alle persone in carrozzina ho detto che, se preferivano, potevano anche essere aiutate a sdraiarsi a terra. Tutte sono volute rimanere sulla carrozzina. Dopo 8 minuti di ascolto, a ognuno ho dato un foglio per descrivere sensazioni, emozioni, luoghi, ricordi o altro che affiorasse alla mente. 

È stato un lavoro molto impegnativo e profondo da cui sono emersi molti aspetti interessanti. 


Stefania: Ho provato un senso di libertà nell’ascoltare questa musica. Ho pensato a quando vado in vacanza, al mare, alle onde, all’acqua che mi dà una sensazione di piacere e di libertà e gioia, potendo muovermi nell’acqua senza la carrozzina e sentire il mio corpo libero, che si muove senza alcun aiuto. Ho pensato a quando andavo in piscina da piccola.

Francesca: Mi sono sentita molto tranquilla e ho iniziato a viaggiare con la mente, mi sono venute in mente delle foto di quando ero piccola in una casa immaginaria, molto bella e molto grande con la mia famiglia e con alcuni amici e c’era anche una persona anziana che mi raccontava le storie del suo passato… A un certo punto mi sono sentita un po’ di nostalgia addosso… Mi è venuta anche una gran voglia di scappare da qualcosa che non so cos’è…

Diego: Mi sono sentito bene, molto bene, mi è venuto in mente il mare. Mi sono sentito contento, più rilassato. Ho pensato a un paesaggio di montagna, con fiumi che scorrono e uccellini che cantano. Mi sono sentito più libero, solo in mezzo alle montagne e molto contento. Poi ho pensato di essere con una ragazza in questo posto di montagna…

Giacomo: Gioia, dolcezza, ho pensato al colore azzurro e ai violini…

Danae: Il canto degli uccellini è molto dolce. Mi sentivo come se stessi volando sopra le nuvole. Ho sentito anche il rumore di un tuono che a me fa molta paura perché è molto forte. Il ruscello mi ha fatto sentire come se nuotassi. Il piano mi ha fatto provare una sensazione di dolcezza.

Lorella: Mi è venuta in mente Senigallia, le onde e gli uccelli che volano mi hanno fatto provare tante emozioni interiori di serenità, camminare sulla spiaggia, l’odore della salsedine tra i capelli… La paura del temporale con lampi e tuoni mi hanno fatto sentire abbandonata a me stessa.

Nella maggior parte delle persone, dunque, è stata un’esperienza emozionale che ha suscitato un forte senso di libertà e si è attivato un effetto sul processo percettivo della sensibilità dando anche spazio a immagini e visioni fantastiche. 

Gli elementi musicali che abbiamo sperimentato nell’ultima fase di questo laboratorio sono stati il ritmo e il tempo. Per una persona “normodotata” è quasi istintivo che all’ascolto di un brano musicale ritmato venga da battere un piede, scuotere la testa, saltare e muoversi se non addirittura scatenarsi e ballare. Questo, alle persone disabili non sempre accade o può accadere. 

Ho chiesto a ognuno di scegliere un brano musicale a piacere, e su questi brani abbiamo sperimentato con vari giochi i ritmi, per imparare a ricevere e stimolare le parti del corpo al ritmo, ascoltando un brano musicale. Qui si è potuto notare che all’inizio ognuno si limitava a muovere sempre le stesse parti del corpo, non avendo ancora appieno la consapevolezza delle potenzialità e dei limiti del proprio corpo.

Proprio tenendo a mente questo passaggio del nostro lavoro, ripenso alla frase del violinista e compositore Paul Hindemith da cui sono e siamo partiti. Alla fine del viaggio attraverso gli elementi della musica partendo dal rumore, poi il suono, il silenzio, il timbro, le emozioni e sensazioni, il ritmo e il tempo vorrei aggiungere alla frase di Hindemith un elemento: “il corpo”.

Allora “La musica non è altro che rumore, finché non raggiunge una mente e un corpo in grado di riceverla”.



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