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“Vite In Progress”. Un progetto socio-educativo rivolto ai ragazzi con disagio sociale

Di Dario Bove

Mi era stato chiesto dalla redazione di HP-Accaparlante di scrivere due righe relative al progetto educativo VIPS, che nel 2010 ha preso avvio presso l’USSM – Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Bologna, nato e decollato perché fortemente appoggiato dall’allora Dirigente del Centro di Giustizia Minorile dell’Emilia Romagna, Dott. Giuseppe Centomani, e dalla Direttrice dell’USSM, Dott.ssa Teresa R. Sirimarco.
Ci ho messo davvero un’eternità… Più di due anni per riuscire a raccontare cosa possono avere in comune un gruppo di ragazzi che hanno incontrato i Servizi della Giustizia Minorile per le più svariate ragioni, un Educatore Professionale e alcune Assistenti Sociali, un campione mondiale di trial bike, alcuni giocatori della Virtus Basket e del Bologna Calcio, tre band canore di varie correnti musicali e un cantante rap dal nome non proprio… accattivante.
La risposta, in realtà, l’ho trovata dietro l’angolo. Riordinando i bauli della memoria, ma ancor prima i cassetti della mia scrivania e, di conseguenza, il materiale cartaceo dei progetti educativi che ho realizzato in questi tre anni, come per magia, neppure uscissero da un libro di Michael Ende o dalla scatola animata di Jumanji, le motivazioni che mi avevano portato a riunire sotto un unico tetto tutte queste persone… hanno (ri)preso vita.
Già, ripreso, perché la loro biografia era iniziata con l’idea di “VIPS – Variazioni Inconsuete, Partenze Stonate”, un progetto educativo rivolto, appunto, a ragazzi seguiti dai Servizi della Giustizia Minorile di Bologna, ma ancor prima una follia partorita da alcuni operatori dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Bologna.
VIPS ha preso forma concreta nel dicembre 2010: la decisione di provare a contattare alcuni personaggi noti del mondo dello spettacolo e dello sport, per domandare loro di realizzare non performance artistiche, ma momenti di confronto con ragazzi i cui sogni erano, all’epoca, stati interrotti dall’incontro con l’azione deviante e l’ingresso nel circuito penale, aveva preso piede in noi per gioco, e come tale – un gioco, quindi – è rimasto anche in seguito. E forse è stata proprio questa l’arma vincente di VIPS.
Le prime risposte a mezzo e-mail e le prime telefonate dei personaggi contattati mi sorprendevano e mi emozionavano allo stesso tempo: quando mai, prima, mi era capitato di parlare con personaggi famosi? Proprio quei VIPS che immaginavo così lontani dai ragazzi che quotidianamente seguo, erano, al contrario, così disponibili a esserci, nonostante i loro numerosi impegni e l’assoluta assenza di una qualsiasi forma di compenso prevista dal progetto…
Ho scelto allora di credere davvero in VIPS e di dare forma, oltre che corpo, all’idea.
Da ciò, il progetto, cornice di una serie di incontri con gli artisti, ma anche di momenti di preparazione dei singoli eventi, di appuntamenti del gruppo di coordinamento del progetto, formato da adulti istituzionali (gli educatori e gli assistenti sociali dei vari servizi del CGM di Bologna) e da ragazzi in carico a tali servizi.
Siamo partiti così, un po’ in sordina… senza crederci troppo, ma allo stesso tempo, coordinandoci.
Il progetto si è sviluppato nell’arco di un anno e mezzo e, oltre ai momenti di confronto, ha visto inizialmente la formazione di un gruppo di peer educators, nei quali abbiamo fortemente creduto, che ha tratto spunto dal modello misto della Peer Education.
I singoli ospiti da invitare sono stati quindi individuati dai ragazzi stessi e, diciamolo, in alcuni casi dagli operatori sociali, e sempre il gruppo di coordinamento ha preparato la presentazione di apertura dell’incontro.
VIPS, infatti, ha deciso di aprire le porte anche all’esterno, invitando a partecipare le comunità educative, i centri socio educativi e alcune scuole del territorio, perché l’incontro con le difficoltà temporanee e l’accettazione del limite che si frappone tra noi e il sogno ambito potrebbe riguardare ognuno di noi. La metodologia utilizzata dal progetto ha permesso di rendere protagonisti di ciascun incontro non solamente Vittorio Brumotti o Mondo Marcio, i Gem Boys o i Marta sui tubi, ma anche i peer educators che hanno potuto – ed egregiamente saputo – essere, insieme agli ospiti, testimonial di come può essere possibile cadere, rialzarsi e spendere le proprie capacità e le proprie potenzialità in ambiti positivi, distanti dai contesti devianti ai quali alcuni di loro, per tanto tempo, per scelta o per necessità, hanno dovuto far parte.
I momenti di confronto hanno concesso la libera espressione di domande senza censure e la formulazione di risposte naturali (o naturalmente non pervenute), ma anche il racconto di tante storie, così diverse e, in parte, così uguali.
E di fronte all’impegno che occorre per alzarsi tutte le mattine e allenarsi con tenacia nella propria pratica sportiva, o a quello che serve per riuscire nel proprio percorso scolastico, formativo o lavorativo, così come a quello necessario per accettare la quotidianità lenta e inesorabile che scandisce molti dei momenti della vita all’interno di un istituto penitenziario, come di una comunità educativa… beh, grazie a VIPS ho compreso che il rispetto che bisognerebbe mostrare, è davvero lo stesso: è possibile essere campioni, nella propria vita, continuando a inseguire i propri sogni, nonostante le difficoltà del momento, gli ostacoli più o meno insormontabili che si possono incontrare e i limiti che – a volte – proprio per andare avanti è necessario accettare. 

Il progetto
Il progetto “VIPS – Variazioni Inconsuete, Partenze Stonate” è nato a seguito delle osservazioni educative effettuate in questi anni di lavoro, attraverso le quali si sono potute riscontrare le potenzialità che i ragazzi che entrano nel circuito penale possiedono, ma delle quali, spesso, proprio loro stessi non sono consapevoli.
Tali competenze lasciano trasparire, in molti casi, capacità artistiche e creative, che portano i ragazzi a inseguire sogni più o meno realizzabili, che spesso si scontrano con dure realtà quotidiane o con l’impossibilità oggettiva di perseguire – anche solo idealmente – un obiettivo, realizzabile o meno che sia.
Il progetto si è posto la finalità di offrire un momento di confronto con artisti e/o sportivi che hanno lavorato con impegno per realizzare un proprio sogno, non scoraggiandosi davanti agli ostacoli incontrati, ma continuando a inseguire con tenacia il proprio obiettivo.
VIPS ha individuato, tra i suoi obiettivi principali:
– favorire il benessere psicofisico dei ragazzi partecipanti, attraverso l’espressione dei propri desideri e, attraverso un rinforzo positivo, dell’autostima;
– favorire l’espressione e il riconoscimento delle competenze possedute, attraverso la realizzazione di un dibattito con gli artisti/sportivi.
La metodologia di lavoro adottata è quella della Peer Education, che prevede che non siano più gli adulti a trasferire contenuti, valori ed esperienze, ma che siano, invece, i giovani stessi a confrontarsi fra loro, esprimendo i loro punti vista, analizzando gli eventuali problemi e individuando in modo autonomo delle soluzioni, pur consapevoli di poter contare sulla collaborazione di adulti esperti. A tal proposito si sono individuati alcuni ragazzi con spiccate abilità relazionali e sociali, che, dopo una iniziale formazione di base (a opera di educatori, assistenti sociali e psicologi dei servizi della Giustizia Minorile) hanno potuto fare parte del gruppo di coordinamento di progetto e hanno saputo affrontare il ruolo di educatori tra pari, riuscendo a ri-abilitare le proprie competenze positive e a trasmettere esperienze, coraggio, insegnamenti e valori ai coetanei che hanno preso parte agli incontri.
Ogni incontro di preparazione si è svolto alla presenza di un adulto facilitatore, al quale non era stato però attribuito alcun potere decisionale, ma unicamente di mediazione nella facilitazione dell’espressione di ciascuno, ed è stato debitamente documentato da un diario di bordo dell’esperienza, redatto dai ragazzi, all’interno del quale sono state riportate le conclusioni alle quali si perveniva al termine di ciascun incontro di coordinamento.
Il ruolo di responsabilità affidato agli stessi ragazzi ha permesso loro, seppure non sempre in modo fluido e privo di incomprensioni, di appropriarsi del progetto e delle sue finalità, di sentirlo proprio e di avere fiducia in quello che loro stessi stavano provando a portare avanti, in una dimensione di gruppo all’interno del quale ciascuno aveva un proprio ruolo.
Ragazzi protagonisti, quindi, sin dalle prime battute, capaci di seguire, insieme agli operatori, il ciclo del progetto in ciascuna delle sue fasi (dall’ideazione alla formulazione, dall’implementazione alla valutazione) e di individuare gli obiettivi verso i quali tendere.
Gli incontri si sono realizzati presso i locali dell’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Bologna. A rotazione, a uno dei ragazzi che componevano il gruppo di coordinamento veniva affidato il compito di moderatore dell’incontro, cosa che consentiva a tutti i partecipanti di poter interagire con il testimonial invitato.
Gli incontri realizzati sono stati sei, della durata di circa due ore ciascuno, e ogni incontro è stato, per ognuno di noi, denso di significato e carico di emozioni: in quei momenti, infatti, in una stessa stanza e con la medesima timidezza, si dava voce ai sogni comuni di adolescenti e adulti, quei sogni che è difficile riuscire ad accantonare, anche quando la vita te lo impone.



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