Simpaticamente contagiati dalla “viaggite”
- Autore: Mario Fulgaro
- Anno e numero: 2017/11 (monografia su lavoro e persone con disabilità)
di Mario Fulgaro, animatore del Progetto Calamaio
In occasione della nona edizione di I.TA.CÀ, il Festival del Turismo Responsabile, il Progetto Calamaio ha incontrato Fabrizio Marta, viaggiatore con disabilità e autore del blog “Rotellando” su Vanity Fair. Ascoltare i suoi racconti è stata davvero un’iniezione di coraggio e di bellezza, un vero e proprio contagio che ci ha subito fatto venire voglia di preparare le valigie! Qui un ritratto di Fabrizio direttamente estratto dal nostro diario di bordo.
Ipotizziamo che l’idea di viaggiare da soli o, per meglio dire, in compagnia solamente dei propri bagagli a mano, possa balenare periodicamente nella mente di ognuno; ipotizziamo sempre che questo “ognuno” sia un disabile in carrozzina e, giacché ci troviamo, ipotizziamo pure che questa voglia di evadere e sperimentarsi si spinga fino a toccare mete transnazionali, per raggiungere paesi oltreoceano. Una televenditrice sciorinerebbe a tal proposito un elenco schizofrenico di luoghi lontani e allettanti da raggiungere, così da propinare al nostro viaggiatore con disabilità un pacco regalo già bello e pronto, in pieno stile “No Alpitur”.
C’è qualcuno tuttavia che ha immaginato una possibilità diversa, pensando per esempio, di programmarsi un viaggio da sé e di personalizzarlo di volta in volta a seconda delle proprie esigenze, gusti, abilità, deficit e risorse. Un’idea assai allettante per tutti ma spesso, lo sappiamo, irta di talmente tanti intoppi e di difficoltà da rendere il sogno della partenza estremamente lento e faticoso. Un bell’esempio però ci arriva da Fabrizio Marta, giornalista e disabile in carrozzina che, vuoi per lavoro vuoi per vocazione, si è sempre sentito interpellato in prima persona su questi temi e, per questo motivo, altrettanto pronto a partire per qualsiasi tipo di“avventura itinerante”.
“Ci vuole tanta voglia di sperimentarsi e un po’ di coraggio!” è l’insegnamento che emerge direttamente e indirettamente dal semplice dialogo con Fabrizio, nato durante la partecipazione del Progetto Calamaio alla nona edizione di I.TA.C.À, il primo Festival del Turismo Responsabile in Italia, ormai divenuto un appuntamento fisso del nostro maggio bolognese.
Ad ascoltarlo viene spontaneo scavare nella propria coscienza per scoprire ogni volta quanto illusori siano tutti i timori e le perplessità sulle proprie capacità organizzative. L’autostima ne guadagna istantaneamente e così scopriamo che dalla Sicilia alle Alpi il territorio nazionale è sempre più mappato da “eccitanti” viaggi, si iniziano a scoprire le diverse usanze delle regioni italiane.
Osserviamo le immagini proposte, i video, le cartoline di viaggio. Una volta esplorato il Belpaese l’ipotesi iniziale di un viaggio oltreconfine si concretizza sempre più e l’Italia da sola inizia a non bastare. Per contenere appieno tutto il desiderio di evasione, occorre spingersi oltre, mettendo alla prova tutte le proprie energie. Non c’è disabilità che impedisca a questo punto!
La prima scelta potrebbe benissimo cadere su un paese lontano, ma dalla cultura quanto più simile, se non identica, alla nostra. Gli Stati Uniti sembrerebbero fare al caso nostro. Il passaporto assume sempre più il valore di un badge, per schiudere ogni porta e dare pieno sfogo alla “viaggite”, così come Fabrizio chiama questa sua incontenibile “smania” di viaggio, di sperimentazione, di curiosità tesa a conoscere il mondo, paragonando il tutto a una sorta di sindrome. Non se ne può che sorridere e, di quello sguardo, sentirsi complici. Gli Stati Uniti iniziano a non apparire più insormontabili nella loro tendenza alla magnificenza e grandezza, anzi, visti da vicino, diventano più umani e non solo sovraumani, come vorrebbe una certa iconografia hollywoodiana. Suscettibile anche di qualche giudizio valutativo, New York, agli occhi del nostro visitatore, inizia sempre più ad apparire come una mela da sgranocchiare con cautela e accortezza.
Infatti, rispetto all’Europa, dove l’atteggiamento della gente verso i disabili è più di premurosa attenzione, a volte anche asfissiante, negli USA il comportamento delle persone è più di consueto distacco: “Gli statunitensi presuppongono che ognuno sappia provvedere a se stesso, senza bisogno di aiuto da parte di qualcun’altro” afferma Fabrizio con nonchalance. Come nei vasi comunicanti, se da una parte la Grande Mela perde un po’ di austera grandezza, dall’altra parte crescono la sicurezza e l’autostima di chi è in viaggio, sprezzante di ogni eventuale infortunio.
Durante un viaggio, lo abbiamo già sperimentato insieme, si avverte quasi sempre l’urgenza di immortalare, con delle foto o, più ancora, con qualche filmato, i ritagli migliori della propria esperienza, da condividere in un secondo momento, una volta ritornati alla “casa base” in Italia, con amici e conoscenti. Così, anche Fabrizio ci spiega perché ha cominciato a filmare e a fotografare i luoghi o monumenti, i frangenti salienti dei suoi spazi vitali di libertà. Chi lo ascolta, percepisce tutto questo e, come una scintilla che si accende nell’animo, ne è compiaciuto.
I viaggi continuano con crescente entusiasmo, affinando sempre più le strategie di scelta sulle mete da raggiungere: “Ovviamente – spiega il reporter – prima di partire mi documento sui luoghi da raggiungere, per capire se sono adatti ad accogliermi!”.
Il materiale fotografico, multimediale e conoscitivo inizia a cumularsi. Si sente, a questo punto, l’esigenza di non tenere tutto contenuto nell’ormai stretta cerchia di conoscenze di tutti i giorni. È più che plausibile allargare anche i propri confini esplorativi a 360 gradi e, se possibile, an- che qualcosa in più. Ed è così che nasce il blog “Rotellando” che dal 2012 Fabrizio cura su Vanity Fair, dove, curiosando tra i diversi archivi, è possibile imbattersi piacevolmente in qualche filmato di viaggio. L’avventura a Copenaghen, per citarne una, riprende il nostro protagonista, con fare tranquillo e sicuro, tra le strade e i posti più caratteristici. Il filmato dà ulteriore testimonianza di quanto affascinanti siano i suoi racconti, conditi sempre di considerazioni e insegnamenti: “Ho potuto constatare che nelle città dei paesi nordici ci sono meno barriere architettoniche!”.
Rientrati dalla Danimarca e dalle sue meraviglie il nostro incontro volge al termine ma resta in noi la scia di ricordi, fotografie di paesaggi vissuti e desideri, esplorazioni da condividere, il senso di un futuro privo di condizionamenti. Parlando con Fabrizio, il tempo finisce con il vibrare sulle lancette emozionali del cuore. Si concretizza sempre più la convinzione di trovarsi di fronte a un esempio vivente di contagiosa voglia di vivere.
Non ci resta allora che ringraziarti, caro viaggiatore di Domodossola, mentre ti osserviamo guizzare via veloce sulla tua carrozzella verso la stazione di Bologna…
E noi ricordiamo sempre che, se si hanno ancora delle esitazioni a partire, l’unica soluzione sta in una trasfusione, anche di poche gocce, di “viaggite”.
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