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Lettere al direttore

Risponde Claudio Imprudente claudio@accaparlante.it

Caro Claudio,
come geranio non sei un granché. Come tifoso te la cavi meglio, ma questi sembrano non essere tempi per noi. Come professionista, ecco, qui si inizia a intravvedere la tua vera grandezza che, infine, esplode nella constatazione che sei una persona veramente straordinaria conoscendoti. Sei puntuale sulla notizia. Preciso nel commento. Profondo nell’osservazione. Acuto nella battuta.
Sei uno che sa comunicare. E che sa comunicare bene. Hai fatto un casino con quel “diversamente abile”, che adesso mi tocca rincorrere mezzo mondo per fargli capire che non si dice così. Ma per sollevare l’interesse che hai sollevato tu ci vuole credito. E non è il credito che viene concesso a tante, troppe, persone oggi.
Quelle che basta un’alzata di voce, una passata in televisione ed è subito successo. Tu hai credito perché te lo meriti.
Perché il linguaggio lo studi e lo conosci. E lo conosci sempre di più perché lo studi sempre di più. Tu fai il linguaggio. E infatti quel “diversamente abile” ora mi aiuti a far capire che va detto in un altro modo. Tutti siamo diversi, e meno male! In questa diversità alcuni eccellono nel fornire alla comunità i giusti strumenti per autoregolarsi. Tu fra questi. Tu fra i migliori di questi. Perché, sai, mica Claudio Imprudente lo nascono tutti. Imprudente si nasce. E un po’ si diventa. Imprudente meraviglioso tu sei. Tu amministri la parola con lo sguardo. Tutto è comunicazione in te. E per essere comunicazione, buona comunicazione, ci vuole abilità. Ci vuole che devi essere bravo. Di più, che devi essere bello. Perché la bellezza non è esclusivamente una questione estetica. Gran figo, amico mio, tu sei una bella persona perché il tuo modo di fare conferisce bellezza a questa collegialità che ha bisogno di riferimenti come te.
Grazie, mio caro, perché come geranio sei proprio brutto ma come persona pochi come te.
Un sorriso,
Antonio Malandrina

 Caro Antonio,
di fronte a queste tue parole, ricevute da un giornalista del tuo calibro per giunta, non so proprio che dire… Sono davvero lusingato! In realtà non è vero, cioè lusingato lo sono, ma qualcosa da dire ce l’ho.
Il Geranio di cui tu parli infatti non ha smesso di raccontarsi né di sperimentarsi nel suo lungo cammino pedagogico, durante il quale gli incontri, le esperienze e le relazioni che ne sono nate lo hanno reso resistente e presente a tutte le stagioni.
Dopo il fare e il comunicare, tuttavia, arriva un tempo e forse anche un periodo della vita in cui diventa necessario sedimentare, raccogliere i frutti raccolti e soprattutto rimetterli in ordine. Capire dove si è andati è fondamentale per capire dove si sta andando e dove si andrà. Lo è per tutti ma per un educatore, che ogni giorno maneggia il proprio percorso parallelamente a quello altrui, è un atto di responsabilità.
È chiaro che a questo punto sorge spontanea una domanda: “Come può un geranio diventare educatore?”. Ho tentato di dare la mia personale versione dei fatti all’interno di un libro in prossima uscita per la casa editrice Erickson di Trento. Il titolo, Da Geranio a Educatore. Frammenti di un percorso possibile, parla già chiaro.
Qui, insieme al mio collaboratore Enrico Papa, ho raccolto una serie di chicche, di piccole esperienze del passato e del presente, che hanno contribuito allo sviluppo del mio viaggio nei territori dell’educazione.
A fare la differenza, lo scoprirete, è sempre l’humus di partenza. L’humus che ha permesso la crescita del Geranio è lo stesso che ha favorito la nascita e lo sviluppo del “fantabosco” Centro Documentazione Handicap/Progetto Calamaio e delle piante e degli animali che lo popola- no e lo animano. Perché si sa, i gerani, oltre che allontanare le zanzare, abbelliscono i contesti!
Scrivere per qualcuno che possa sempre scrivere dopo, così come diceva il grande poeta Edoardo Sanguineti. È così che si fa, o no?
Che dire Antonio,
grazie ancora per la tua stima e il tuo affetto. Per Natale avrai qualcosa da leggere!
A presto,
Il Geranio



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