L’arte di migliorarsi: lo studio “Creativity Explored” di San Francisco
- Autore: a cura di Massimiliano Rubbi
di Massimiliano Rubbi
Per le persone con disabilità, l’attività di creazione artistica non è solo un’opportunità di realizzazione personale e relazione sociale, che migliora loro stesse, ma può dare origine a opere dal pieno valore estetico, che migliorano il mondo. Questo attestano i 35 anni di esperienza di“Creativity Explored”,uno studio/galleria d’arte di San Francisco in cui ogni giorno circa 85 artisti con disabilità dello sviluppo, in continua(ma non totale)rotazione, si mettono alla prova in diversi ambiti delle arti visive, utilizzando le risorse fornite da altri artisti-insegnanti, per creare opere che li rappresentino e possano costituire oggetto di interesse per gli appassionati. Abbiamo parlato di questa esperienza“dove l’arte cambia le vite”,con particolare successo, con Ann Kappes, responsabile per la concessione dei diritti d’autore, e Paul Moshammer, direttore dello studio di Creativity Explored.
Una comunità artistica
Creativity Explored è stata fondata nel 1983 da Florence Ludins-Katz and Elias Katz, una coppia newyorkese cui si deve la creazione di diverse esperienze pionieristiche nel campo del connubio arte/ disabilità, tra cui il Creative Growth di Oakland, sempre in California, fondato nel 1974 e probabilmente il più antico studio artistico dedicato a persone con disabilità. Kappes collega la nascita di Creativity Explored alla deistituzionalizzazione delle persone con disabilità adottata in quegli stessi anni dallo Stato della California, con la conseguente emersione di molte persone che trovavano un posto nella società. Partito come piccolo studio in poco più di una stanza, Creativity Explored si è ampliato nel tempo con un secondo studio nel 1995 e poi, nel 2001, con l’aggiunta dell’attuale galleria aperta, in cui a un allestimento professionale delle opere si affianca per i visitatori la possibilità di vedere gli artisti al lavoro. Da un lato, le attività proposte sono “personalizzate per i singoli”, come sottolinea Moshammer: Creativity Explored fornisce infatti alle persone con disabilità i materiali, le attrezzature e l’insegnamento delle competenze per la- vorare in diversi ambiti, dalla pittura tradizionale alla scultura e alla computer art – ed è possibile cimentarsi con una di queste forme artistiche un giorno e con un’altra il giorno seguente. I programmi offerti dalla struttura, aperti a persone con disabilità dello sviluppo con ogni grado di competenza artistica (unico vincolo richiesto è la maggiore età), riflettono un’ampia varietà di opzioni temporali: si va dai “programmi di transizione”, che consentono ai nuovi interessati un primo contatto per un paio d’ore alla settimana, fino alla possibilità offerta ad alcuni di svolgere la propria attività artistica entro Creativity Explored per decenni (Moshammer precisa comunque che la maggior parte degli artisti richiede circa un anno per sviluppare e affinare il proprio stile personale).
D’altro canto, l’organizzazione non rispecchia l’idea della creazione artistica come processo individuale: un aspetto essenziale della valenza relazionale che Creativity Explored riveste per i suoi artisti sta nella possibilità di lavorare insieme, traendo spunti gli uni dagli altri, e anche nella presenza di visitatori che entrano in galleria, a cui gli artisti, “se sono in vena”, possono illustrare le proprie creazioni. Di qui anche la scelta di affiancare sempre più, al “classico” rapporto tra artisti insegnanti (reclutati dall’esterno) e studenti con disabilità, forme laboratoriali come la “classe del sabato”, in cui sono gli stessi artisti studenti a guidare gli altri partecipanti, avvalendosi dello staff interno come supporto meramente pratico.
Moshammer cita come esempio Andrew Li, artista specializzato in sculture di carta (“è in grado di creare bellissimi animali di carta in mezz’ora”), che ha avuto appunto modo di condurre laboratori per condividere con altri la propria peculiare tecnica.
La combinazione di libertà individuale e dimensione collettiva genera quello che Moshammer definisce “sentimento di famiglia, di comunità” tra gli artisti, che dona loro fiducia in se stessi anche in altri ambiti della vita personale, e in alcuni casi rende per loro Creativity Explored qualcosa di più che una fase determinata del proprio percorso formativo: si può citare l’esempio di Peter Cordova, che per cinque pomeriggi a settimana lavora in un supermercato della catena Safeway, ma che continua a passare tutte le mattine nello studio di Creativity Explored per creare disegni e sculture, per non perdere “la parte migliore della sua giornata”.
Fuori dalla nicchia
Accanto alla produzione artistica, Creativity Explored cura con particolare attenzione la distribuzione delle opere, ben al di là della propria galleria di San Francisco. Lavori realizzati dagli artisti sono stati esposti e venduti in altre gallerie della Bay Area, e in alcuni casi sono stati scelti per mostre personali e collettive in altre zone degli USA (soprattutto nella East Coast) e all’estero (Australia, Nuova Zelanda, Europa); alcune opere sono state realizzate su commissione diretta agli artisti, ad esempio da parte di studi di architettura come elementi di arredo di nuovi spazi pubblici o abitativi. In un ambiente competitivo e volubile come quello del mercato dell’arte contemporanea, è importante notare, come conferma Kappes, che le opere sono apprezzate per il proprio valore artistico, e non in virtù delle finalità solidali della loro origine, benché il successo commerciale produca certo effetti significativi sul percorso personale degli artisti – nelle parole di Moshammer, a volte “i genitori degli artisti entrano in galleria con entusiasmo, quando vedono gli assegni”.
Moshammer racconta come esempio la vicenda di Vincent Jackson, che ha frequentato Creativity Explored sin dai suoi inizi negli anni ’80, dopo un percorso scolastico in cui “non andava bene, gli insegnanti erano arroganti con lui e i compagni lo prendevano in giro”. La pratica artistica gli ha dato crescente fiducia in se stesso, e lo ha reso un “artista rinomato”, che da ben 34 anni continua a svolgere la sua attività nella galleria con buoni risultati commerciali; i suoi grandi ritratti a pastelli ad olio, che richiamano l’arte popolare dell’Oceania filtrata dalle esperienze avanguardistiche e pop del ’900, sono stati esposti in decine di mostre, soprattutto a San Francisco ma anche a New York, in Giappone e in Belgio, e hanno decorato scatole di cioccolatini, borse e vasi. Decisamente niente male, per una persona che a parere di Moshammer stesso “avrebbe fallito in gran parte degli altri lavori”.
Un elemento che contraddistingue il modello di business di Creativity Explored, e che è Kappes a seguire in particolare, è lo sviluppo del licensing, l’utilizzo delle riproduzioni di immagini per finalità commerciali. La promozione in questo senso presso disegnatori di moda e di oggettistica, attuata anche tramite una sezione dedicata del sito www.creativityexplored.org (e favorita da uno stile che in molti casi oscilla tra l’astrattismo e la pop art), ha portato l’arte visiva realizzata in galleria a essere riprodotta su stampe, calendari, cartoline, copertine di libri e CD e magliette, ma anche skateboard e perfino allestimenti per matrimoni, contribuendo in modo rilevante e crescente, accanto alla vendita delle opere originali, ai guadagni degli artisti e della stessa struttura (che garantisce comunque il 50% dei ricavi agli artisti stessi).
Le pratiche educative e commerciali di Creativity Explored hanno attirato l’attenzione di altre realtà analoghe in diverse parti del mondo. Nel settembre 2011, 26 associazioni e fondazioni di varie zone degli USA, dall’Australia e dalla Scozia si sono riunite a San Francisco per la prima “conferenza internazionale su arte e disabilità”, scambiandosi buone pratiche e sfide comuni. Secondo Kappes, anche se questo incontro non ha generato una rete strutturata di centri artistici per persone con disabilità intellettiva, “condividiamo costantemente idee tra noi”. Se in rari casi Creativity Explored, dall’alto di oltre trent’anni di attività, ha svolto il ruolo di modello per la nascita e lo sviluppo di altre esperienze (Moshammer cita un piccolo studio creato recentemente a Santa Cruz, in California), più spesso a risultare efficace è questo più libero scambio di idee, che rispetta le peculiarità di contesti molto di- versi quanto a mondo dell’arte (Kappes fa l’esempio di un recente contatto con l’Indonesia) e anche a caratteristiche personali degli artisti coinvolti – e appare del resto coerente, nel suo procedere per tentativi più che per regole prestabilite, con l’idea di una creatività non “sfruttata” bensì “esplorata”.
La redazione di HP-Accaparlante si è letteralmente innamorata delle opere prodotte entro Creativity Explored e consultabili sul suo sito web www.creativityexplored.org, al punto da volerne alcune che – per gentile concessione di Creativity Explored e degli artisti – accompagnano la monografia di questo numero.
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