1. Scrivere, fotografare e disegnare la disabilità in Mongolia
- Autore: a cura di Nicola Rabbi
- Anno e numero: 2014/4 (Monografia sulla disabilità in Mongolia)
Questa monografia è un po’ particolare rispetto a quelle che appaiono sulla nostra rivista. Mi sono infatti chiesto se era il caso di pubblicarla oppure no; alla fine mi sono deciso e ho proposto al gruppo del Centro Documentazione Handicap l’idea che è stata accettata.
Perché questa indecisione? Perché il tema è assai lontano da noi, visto che si parla di persone disabili che abitano in Mongolia e che cercano di avere una vita migliore, anche grazie alla riabilitazione su base comunitaria. Alla fine, però, ho pensato che il modo in cui viene raccontato tutto questo poteva risultare interessante (lo spero proprio!).
Accanto a un servizio giornalistico tradizionale – a cui si affianca un articolo da dietro le quinte di questa esperienza – si susseguono una galleria fotografica e due capitoli della graphic novel, il romanzo a fumetti In viaggio verso lo Zavhan di recente pubblicazione. In questa parte troviamo il racconto della vita di Bayaraa, una persona con disabilità che abita a Ulaan Baatar, e una descrizione in termini essenziali di cosa sia la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
L’altra particolarità di questo lavoro è quello di avere un taglio unicamente giornalistico, nel senso buono del termine: ho cercato infatti sia di contestualizzare le storie di persone disabili in un ambiente sociale e culturale preciso, sia di fornire dati e informazioni evitando di ricorrere a un linguaggio specialistico.
Tutto ha avuto inizio dal corso di comunicazione per Aifo…
Il reportage, il fumetto e le foto che leggerete e vedrete in questa monografia sono il risultato della collaborazione tra Aifo e il Centro Documentazione Handicap di Bologna. Le due organizzazioni nel corso degli anni hanno scritto l’una per l’altra nelle reciproche riviste, hanno partecipato a eventi comuni, appoggiato campagne di sensibilizzazione sulla disabilità. Questa collaborazione ha portato anche alla realizzazione di un corso di formazione alla comunicazione che il sottoscritto ha condotto nell’autunno del 2011 ai responsabili di settore di Aifo.
Uno dei temi fondamentali del corso era proprio relativo alle modalità adeguate per raccontare quello che fa Aifo fa nei Paesi del Sud del mondo, puntando su strumenti di comunicazione diversi (articoli, servizi fotografici, video, ecc.) e sulla qualità e la cura del prodotto informativo. Avevamo trattato anche della fase successiva: come, cioè, il prodotto informativo poteva essere utilizzato tra i soci dell’asso-
ciazione e promosso in generale verso le istituzioni, i donors, i semplici cittadini.
Fu così una logica conseguenza l’idea di realizzare ciò di cui avevamo discusso nel corso di formazione, pensando al racconto di un progetto da scegliere nei Paesi in cui era presente Aifo. La scelta del Paese ricadde sulla Mongolia, un luogo dove l’Ong lavora dal 1991 e dove è riuscita a fare riabilitazione su base comunitaria su tutto il territorio nazionale coinvolgendo solo nel 2012 più di 26.000 persone disabili.
Ma come raccontare in modo esaustivo questa situazione? Decidemmo di partire, all’interno di un progetto finanziato dall’UE, in due: io come giornalista e Salvo Lucchese come operatore, in modo da riuscire a raccogliere le storie non solo attraverso delle parole ma anche attraverso delle immagini e dei brevi video (si veda: http://vimeo.com/aifo/videos).
Per ultimo, abbiamo realizzato, grazie a Giuliano Cangiano, in arte solo Kanjano, un fumetto che si basa sulle storie che abbiamo raccontato sia nei video che nei resoconti scritti, ma che, come abbiamo visto strada facendo, ha progressivamente acquisito una sua fisionomia originale, visto che si tratta di un mezzo espressivo del tutto diverso rispetto ai precedenti.
Questo viaggio è stata una vera avventura per il sottoscritto e le difficoltà, ma anche i legami con il proprio gruppo, sono evidenziati da un insolito pezzo che pubblichiamo in questa monografia. Si tratta dello scambio di e-mail che si è manifestato all’interno del gruppo e che rappresentano anche una sorta di backstage di questa esperienza.
Se dovessi descrivere questa avventura nella sua essenzialità, sceglierei questa frase: “tutto il mondo ci è vicino e siamo tutti legati in maniera indissolubile”.
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