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Parola di madre. Adottare un bambino disabile

Angelo è un bambino down nato in un ospedale napoletano; i suoi genitori non se la sono sentita di portarselo a casa e hanno deciso di abbandonarlo.
La notizia, assai ghiotta per le cronache dei quotidiani, è rimbalzata subito da una redazione all’altra. Ma questa volta, a differenza di altre occasioni simili, c’è stata una risposta molto precisa al "caso" che si era creato.
"Voglio adottare quel bambino down":con questo titolo è apparsa recentemente
sulla prima pagina de "L’Unità", una lettera, a firma di Marietta Donnici, in cui si
dice: "…Si, vorrei dare una casa e una famiglia allegra a quel bambino down di
quattro settimane che, appena nato è stato abbandonato dai genitori".
La Donnici ha già quattro figli e uno di questi è un bambino down. Proprio in base alla sua esperienza serena di madre di un bambino con deficit ha deciso di "esporsi" mandando quella lettera al giornale: "Non giudico, e tantomeno condanno, i genitori di Angelo. Se devo dire la verità in qualche modo li comprendo. Sono molto giovani, ho saputo. E posso benissimo immaginare cosa hanno provato, cosa provano: quei due ragazzi sono semplicemente impauriti (…) e poi non dimentichiamo che stiamo parlando di Napoli, del Sud : qui se
non sei un forte, se hai qualche problema, lo Stato ti umilia e ti mortifica. Nessun aiuto, pochi servizi". Una nota di speranza, proveniente dal sud – la Donnici risiede in Calabria – cui il quotidiano ha ritenuto giustamente di dare un ampio risalto.
La redazione centrale de "L’unità" è stata tempestata da telefonate che esprimevano solidarietà e che cercavano di mettersi in contatto con l’autrice della lettera.
Un fatto che ha smosso, evidentemente, le coscienze di parecchie persone grazie soprattutto all’interessamento di un quotidiano a diffusione nazionale, cosa che non accade di frequente. Ma al di la’ del caso, cosa succede ai bambini portatori di deficit che per un motivo o per l’altro sono ricoverati in un istituto? Paradossalmente ci sono coppie che sono disponibili a viaggiare per mezzo mondo pur di trovare un bambino da adottare; secondo una stima del 1992, in Italia, per ogni bambino in istituto ci sono 24 coppie disposte ad adottarlo. Ma il bambino deve possedere certe caratteristiche per riuscire a trovare una famiglia: deve avere pochi mesi e soprattutto essere sano. In Italia si calcola che siano almeno 8 mila i bambini disabili abbandonati in istituto, bambini di fronte ai quali le coppie aspiranti si ritraggono, intimorite dal dover affrontare le difficoltà che una tale scelta comporta.
Eppure ci sono coppie o singoli che adottano bambini disabili; chi sono, dove e come vivono?
Poi dall’altra parte, ci sono i servizi sociali che non offrono un sostegno particolare, psicologico ed economico, a chi decide di intraprendere questa strada. Anche la mentalità dominante tra gli operatori dei servizi non aiuta, una mentalità che vede come "inadottabili" tutti i bambini che abbiano delle difficoltà. Come si può cambiare questo modo di pensare? Che tipo di aiuto può venire dai servizi sociali?




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