Operatori, familiari e il lavoro di cura
- Autore: Giovanna Di Pasquale
- Anno e numero: 2000/77
Le pagine dedicate all’approfondimento sul tema del lavoro di cura sono, per questo numero di HP, pagine d’archivio trattandosi, infatti, di due contributi apparsi sulle testate “Animazione sociale” e “Servizi Sociali” negli ultimi anni.
Sono due contributi che abbiamo ripreso in nome della loro validità e della capacità di centrare un elemento spesso trascurato quando si affronta una riflessione su che cosa è la cura, su chi da e riceve aiuto: la trasversalità del prendersi cura, la sua universalità, il suo porsi come elemento caratterizzante la potenzialità dell’agire umano, al di là di ogni specialismo e categoria.
Nel rapporto quotidiano con la sofferenza e il disagio, i familiari e gli operatori si trovano accomunati dall’esposizione ad un forte carico emozionale che né le conoscenze tecniche né la consuetudine sono sufficienti ad affrontare. L’aspetto relazionale è quello che ‘sostiene” il senso di un accompagnamento che, con particolare rilevanza nelle situazioni di gravità, tocca le sfere più intime e profonde della cura di sé.
Diventa necessario, per tutti coloro che sono coinvolti in una relazione di aiuto e cura, trovare spazi e tempi per dare parola alle emozioni e alle dinamiche di coinvolgimento, sempre presenti seppure il più delle volte in modo sotterraneo ed inconsapevole per tentare una rilettura che aiuti a ridefinire in senso positivo e rispettoso il progetto di vita che si va ad elaborare e a porre in essere.
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