“La televisione dovrebbe offrire la possibilità ai minorati sensoriali di poterla seguire”; “l’informazione televisiva non prende in considerazione il pianeta handicap”; “i programmi display, quelli che raccolgono i fondi, sono vincenti ma non convincenti”. La parola ai disabili

Intorno al binomio handicap-tv ecco alcune opinioni di chi vive il problemain prima persona.. Se il quadro di giudizi è sostanzialmente omogeneo a quelloche è uscito dalla ricerca di Besio-Roncarolo, è interessante notare alcunedissonanze, provocazioni (come quella di Miotto) o semplicemente diversi giudizisu trasmissioni come il Costanzo Show o Telethon (ciò non deve stupire: anchele reazioni a un film come L’ottavo giorno hanno oscillato fra l’incondizionatoplauso e l’accusa di grave ambiguità). Ecco – in ordine alfabetico – leopinioni.

Roberto Mancin: la tv multisensoriale
( webmaster del sito Commissione Disabilità e Handicap-Università diPadova)
Una volta guardare la tv era un rito. Le famiglie si radunavano intorno altotem-televisore: fintanto che il film o la puntata di Lascia o raddoppia nonera terminata nessuno osava disturbare. Oggi invece guardare la tv è diventataun’attività come le altre: la guardiamo e ascoltiamo distrattamente in camerada letto, mentre telefoniamo, mangiamo. Ma è anche diventato il modo attraversocui ci giungono la maggior parte delle informazioni. La tv è un mezzo dicomunicazione multimediale, utilizza cioè il suono, l’immagine e a volte anchei testi scritti, ma la maggior parte delle volte noi possiamo cogliere nella suacompletezza il messaggio inviato solo se siamo in grado di accedere a tuttiquesti veicoli. A volte invece dobbiamo togliere il volume per non disturbareuna telefonata o per non svegliare il coniuge che dorme; altre volte nonpossiamo guardare lo schermo perché siamo di spalle: in questi casi possiamocomprendere le difficoltà di chi è sordo o cieco e provare il disagio prodottodal non poter accedere a tutte le informazioni. Infatti se è vero che talvoltale immagini o il sonoro sono sufficientemente descrittivi, è possibile seguireun film anche vedendo le immagini senza audio o viceversa, è soprattutto veroche nella maggior parte dei casi la trasmissione ci diventa del tuttoincomprensibile. Questo problema è grave nel caso di film o trasmissioni diintrattenimento ma lo è ancor più quando si pensa ai programmi culturali o diinformazione, che sono il mezzo privilegiato attraverso cui noi capiamo cosa stasuccedendo nel mondo che ci circonda. Purtroppo le poche trasmissioni checercano di svolgere un ruolo educativo o informativo, come i documentari e i tg,nella stragrande maggioranza dei casi neppure tentano di essere più accessibilia chi ha una disabilità sensoriale. La soluzione per rendere accessibili leinformazioni multi-mediali (sonore e visive) della tv consiste nella ridondanza:far sì che la stessa informazione venga trasmessa contemporaneamente attraversotutti i diversi canali sensoriali. Le trasmissioni dovrebbero essere quindiarricchite con descrizioni sonore delle immagini trasmesse (magari attraverso uncanale radiofonico) e con le trascrizioni visive dei suoni e delle parolepronunciate (sottotitoli). In Canada e negli Usa già la gran parte delletrasmissioni tv vengono sottotitolate o descritte alla radio (indirizzointernet:http://www.boston.com/wgbh/pages/ncam/tvvideo/northamerica .htlm#amount).In Europa la situazione è peggiore e anche se l’Italia non è fra le ultime -come si può vedere anche dalla tabella – il numero di ore di trasmissionedisponibili nella forma "ridondante" è estremamente basso esostanzialmente limitato a film e programmi di intrattenimento. E’ quindiurgente un maggior sforzo da parte delle tv per modificare la situazione attualeche impedisce a una grossa quantità di persone di servirsi del mezzo dicomunicazione più comune: è un dovere di giustizia e di civiltà masicuramente, come spesso accade quando un servizio viene reso più accessibile,ne potremo trarre tutti un beneficio. A tal proposito si veda anche un altroindirizzo internet, http://www.boston.com/wgbh/pages/ncam/currentprojects/dvsscience.htlm (Adding Audio Descriptions To Television Science Programs).

Miriam Massari: Di Pietro, le colf, i tg e noi
(giornalista e membro dell’ENIL Italia)
Partendo da un qualunque tg Rai o Fininvest si può capire quale sia il pesodella tv sulla disabilità, sia in positivo che in negativo. E’ stata diffusa lanotizia del primo provvedimento legislativo presentato dal neo-senatore AntonioDi Pietro, appoggiato da altre/i (compresa Ersilia Salvato del Prc). Ilprovvedimento è in favore dei diritti delle colf – collaboratrici familiari -per i giorni di malattia regolarmente pagati. Fine della notizia. Che c’entra ladisabilità? I tg e in genere la tv parlano quasi esclusivamente a chi abita ilPianeta Terra, trascurando il Pianeta parallelo detto Handicap. E’ l’omissioneinfatti la colpa più grave di chi fa tv. A volte si omette non sottolineando ilbuio totale in cui il Pianeta Handicap viene lasciato da chi fa politica. Chiintervista dovrebbe costringere a scoprirsi; ma come, se non si guarda mai alPianeta H? Gli inglesi dicono che mentre si fa o si pensa bisogna avere "disabledperson in mind", in mente la persona con disabilità. Nel caso delle colf,una persona che non può far niente da sé e che fa vita indipendente ha bisognodi almeno 1-2 assistenti e una colf. Ora nel provvedere le colf d’un diritto, unParlamento che non voglia agire alla cieca dovrebbe non far sparire il capitolodi spesa dedicato alla "vita indipendente" ma aumentarlo inproporzione; altrimenti le persone con notevoli disabilità saranno costrette -prima o poi, perché dall’idea dell’indipendenza non si torna indietro – apagare la giusta rivendicazione delle colf con ore d’assistenza in meno. C’Š unaltro particolare che i tg volendo potrebbero dare fra parentesi: il denaro – dadestinare a chi, avendone i requisiti, ne farà richiesta – è già statostanziato, solo che adesso è consegnato nelle mani di coloro (cooperative,istituti, ecc.) che gestiscono la vita delle persone definite con troppadisinvoltura "utenti". Ecco perché i tg danno notizie incomplete:perché incompleto è il progetto economico, politico e sociale che noncomprende le persone con notevoli disabilità se non come ingombro da sistemare.Se tutto fosse chiaro alle coscienze (pari opportunità, diritti, vitaindipendente, assistenza diretta) come accade da decenni in altri Paesi, allorai tg potrebbero dare una notizia completa e persino corretta nel linguaggiosessuato, che suonerebbe più o meno così: "Antonio Di Pietro, appoggiatoda deputatesse e deputati, ha messo all’ordine del giorno un provvedimento chericonosce alle colf il pagamento dei giorni di malattia; e di conseguenza saràaumentato il budget assegnato a persone con disabilità notevoli che fanno vitaindipendente". Nei tg molte notizie muoiono per mancanza d’ossigeno,perché si pensa che non facciano audience, che non siano d’interesse generale:non si divulga la notizia che in Toscana già da qualche anno le persone condisabilità, le quali fanno la scelta di vivere in libertà, dispongono d’unacifra mensile, anche se minima; o che Roma darà inizio a questo civilissimoprogetto agli inizi del ’98; o che Sicilia, Piemonte e Lombardia (grazie a donnee uomini di Enil, cui si vanno aggiungendo altre associazioni) cominciano acapire che questo è il futuro: la libertà di scegliere dove, con chi e comevivere.

Francesco Miotto: il mio teorema
(consigliere comunale di Schio)

E’ una questione statistica. Siamo un popolo pacifico? Avremo pace. Siamo unpopolo di "lecchini"? Avremo pane per le nostre lingue. Ed ecco ilFrancesco’s teorema. Tutto quello che con la nostra energia non cerchiamo dicambiare, quindi che accettiamo, dall’informazione alla politica, è esattamenteciò che ci meritiamo. Accettato il "teorema", si può affermare checiò che "succede-vediamo" in tv (in ogni campo) è il"meglio" che i nostri possono produrre. E probabilmente/forse è anchequello che vogliamo e quindi meritiamo. Ovviamente come gruppo, mediamente. E indemocrazia dovrebbe essere la media, magari dei mediocri, a contare.Conclusione? Non disperiamoci: un’evoluzione culturale, inevitabile come ilpassare del tempo, porterà mutamenti. In meglio? In peggio? Staremo a vedere.Discorso troppo semplice? Troppo generico? Forse un po’ provocatorio. Vi pregocomunque di prendere tutto con le pinze, dato che queste mie strampalate ideesono ovviamente personali. Che poi io abbia, nei riguardi della stampaspecializzata sull’handicap, un’avversione incondizionata e totale, con qualcheraro momento di affetto, è altro argomento.

Ignazio Onnis
(del coordinamento handicap Cgil-Cisl-Uil di Cagliari)
L’attenzione dei media su questo problema è molto frammentata. Di solito le tvsi interessano solo a casi che emotivamente suscitano compassione o pietà, o alcontrario quando qualcuno si trova a fare qualcosa di eccezionale. Con ilrisultato di minimizzare i problemi della maggior parte delle persone. Ecomunque occuparsi di uno per non occuparsi di tutti. Sempre con pacchettipre-confezionati sui quali è difficile incidere. Un esempio: nel luglio ’97 ilnostro coordinamento presenta ai media un progetto sulla "liberacircolazione". Però la giornalista locale di Raitre voleva forzarci lamano su racconti e affermazioni non proprio vere, tipo far dire a me "sonopraticamente isolato a casa, posso a mala pena andare a lavorare, non hoamici". Mi sono rifiutato. Avvilente, a dir poco. Lo stesso avviene sullereti nazionali. Chi forse se ne occupa maggiormente è il Costanzo show,invitando persone con le storie più incredibili di pietismo ed esaltazione, chemuovono sentimenti forti, insieme ad altrettanti casi disperati. Mi chiedo comesi possa approfondire problemi così complessi e delicati in una girandola disituazioni tanto diverse (con attori, scrittori, miss, ecc.). Ricordo anche una"campagna" di 3 anni fa sulle barriere architettoniche che andòavanti per circa 4 ore su varie tv nazionali. A parte alcune contestazioniall’allora ministro Guidi, ricordo che la Rai si prese l’impegno di riprenderequel dialogo entro 6 mesi; ne sono passati 40 e non s’è visto nulla. Semprepuntuale invece la scadenza di Telethon, una maratona che offende la dignitàdegli handicappati che per due giorni diventano merce da spettacolo, premiandola società dei buoni sentimenti per poi dimenticare il problema negli altri 363giorni dell’anno. Mi spiace invece che sia stata chiusa Radiorai Sardegna cheaveva un’eccellente e puntuale (120 puntate) trasmissione, Lo dice la radio. Equalcosa di buono s’è visto anche nella trasmissione della RAI, Storie vere.Infine credo che sarebbe utile varare un "Osservatorio" nazionale perverificare la quantità e qualità delle notizie che passano in tv.

Dionisio Pinna: dalla beneficenza alla beneficenza
(della Comunità di Sestu)

Ricordo che a Cagliari, quando la sede locale della Rai organizzò latrasmissione di supporto a Telethon, invitando decine e decine di organizzazioniimpegnate nel campo dei disabili, alcune di esse declinarono l’invito con undocumento che non venne neanche preso in considerazione. Era il 1992 e da allorasono passati anni-luce. Oggi queste maratone televisive sono diventate unconcentrato assoluto di spettacolo, pubblicità, buoni sentimenti. E in molticercano di imitarle. Perché la raccolta di fondi per questa o quella campagnanon può fare a meno del mezzo televisivo e della sua potenza. Il finegiustifica tutto. Persino le banche diventano "solidali" e ci sidimentica così della loro fondamentale anti-eticità. Non per nulla si cerca didare vita a una banca etica che aiuti il terzo settore, la cooperazione socialee il no-profit a svilupparsi mantenendo fede a certi principi definiti appuntoetici. Il mondo dell’handicap rischia grosso allorché diviene merce espettacolo. Rischia soprattutto di buttare a mare decenni di battaglie peraffermare il diritto alla salute, alla riabilitazione, al reinserimento, allanormalità insomma. La beneficenza, tanto bistrattata negli anni ’70 ma cheserve a far capire i meccanismi attraverso i quali veniva esercitato il dominio,torna a essere la grande protagonista di questo fine millennio. E lo Statodelega sempre più ai buoni di turno il compito della giustizia sociale. E ipoveri, che crescono a vista d’occhio, devono anche dire grazie ai loro grandielemosinieri. In questo modo si rafforza il concetto che se non ci fossero loro(i ricchi generosi) le cose andrebbero ancora peggio. Una società che si affidaal buon cuore dei telespettatori per fare ricerca o combattere l’emarginazioneè una società con uno Stato debole, fondato sui privilegi e sulle ingiustiziesociali, Crediamo che l’associazionismo più serio abbia di che esserepreoccupato.

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