Risponde Claudio Imprudente
- Autore: Claudio Imprudente
Mi piace molto poter mandare un saluto al mio geranio preferito…! Questa festa in occasione della sua Laurea Honoris Causa ci appartiene. È la sua giornata ma è la nostra giornata. Io Claudio me lo ricordo mentre mi faceva campagna elettorale in modo spudorato durante le elezioni a Cagliari del 2001, lasciando tutti a bocca aperta per la sua capacità comunicativa, per le cose che diceva, per aver detto davanti a tutti “io di lui non mi fido… ma di sua figlia sì!”. Insomma era un maestro e dava la linea non solo in campo educativo e sociologico ma anche politico. Poco tempo prima aveva “sconvolto” le certezze di 1000 persone che avevamo chiamato a un convegno, docenti, educatori, pedagogisti, professionisti in genere. L’avevamo invitato perché noi genitori eravamo convinti dell’effetto devastante che avrebbe avuto sulle sicurezze degli esperti, che classificavano i nostri figli disabili gravi come dei “poveretti”, che al limite potevano ambire a socializzare con l’aiuto da parte dei normali e che nulla avrebbero potuto dare… insomma più o meno dei vegetali. E dopo la sua “lezione” i professionisti ci avvicinarono un po’ imbarazzati, ma sicuramente edificati, e ci dicevano “Ma è possibile? Un disabile che ci fa una lezione di qualità? E con che autorevolezza… non si è mai visto”. Ecco, Claudio Imprudente, anzi dott. Claudio Imprudente: le tue lezioni hanno cambiato il corso delle cose e la vita di tanti in molti ambienti e in molti luoghi. Ci voleva “solo” il riconoscimento ufficiale, qualcuno che ti riconoscesse (complimenti all’Università di Bologna) quello che decine di migliaia di persone hanno potuto ricevere da te, diventando pubblicamente una persona da ammirare, da invidiare, dalla quale imparare… per questo, sommessamente, mi piace ripetere: questa laurea, tutta tua e legata al tuo genio creativo, ci appartiene, la sentiamo anche nostra, è come se in una botta sola si fosse realizzato il riscatto per nostri “gerani”, i nostri figli che vivono con noi, che spesso sono il margine e oltre di una società che tenta di rinchiuderli al di fuori della comunità sociale. Insomma, ci sentiamo orgogliosi di te ma anche con te! E ti diciamo grazie per questo tuo essere reciproco con noi e con tutto il mondo. Che meraviglia, geranio Claudio Imprudente. E se vuoi essere di solito innaffiato da una birra, mi dispiace, ma noi abbiamo solo il mirto per irrigarti! La Sardegna tutta ti festeggia.
Marco Espa – Vicepresidente della Commissione Sanità del Consiglio Regionale della Sardegna
Se conosci Claudio, non lo dimentichi più, verrebbe da scrivere: perché ti tira dentro nei suoi mille progetti, ti telefona con le richieste più strane. Ti fa telefonare, a essere precisi, perché non parla, non scrive, non cammina, non si muove: la sua vita è una vita fatta di “non” fisici.
Sta tutto il giorno su una sedia a rotelle, semisdraiato, perché il fisico si regge a fatica. Parla attraverso una lavagna in plexiglass trasparente, sulla quale sono scritte a caratteri cubitali consonanti e vocali.
Le fissa, una per una, formando le parole che una persona – seduta dall’altra parte della lavagnetta, seguendo i suoi occhi – verbalizza ad alta voce. Un esercizio difficile per chi è senza pratica, e che richiede pazienza, per lui e per chi lo assiste.
Ma ne ha Claudio, di pazienza; soprattutto con quanti erroneamente, vedendolo in “quello“ stato, pensano sia una persona infelice, e sono convinti che le persone come lui, beh, sì: sarebbe meglio che il Signore li avesse chiamati subito a sé.
Il suo segreto, in fondo, è uno solo: saper accettare. Dopo, tutto diventa più facile, anche se… Dio mio, quanta fatica per arrivarci!
Incontrarlo, vederlo, capirlo non è semplice. Ti colpisce quella sua enorme bocca, spesso spalancata per non so quale scherzo dei muscoli facciali, e comunque incapace di esprimersi. Una bocca che si mangia il resto del viso, una bocca che va per conto suo, come il corpo, che se ne frega degli ordini che arrivano dal cervello.
Quando uno sta insieme un quarto d’ora con Claudio si riconcilia anche con il Padreterno. Per dirvela giusta, quando vedo drammi come questo mi chiedo: perché un Padre che ogni mattina invoco come Padre, non dico possa volere ma anche solo permettere che un essere umano debba portare handicap pesantissimi e drammatici come quello di Claudio?
Però, dopo essere stato un quarto d’ora con Claudio, esco con il dubbio che l’handicappato non è lui ma sono io, perché la sua gioia di vivere, la sua creatività, la sua felicità mi rapiscono e mi fanno essere connivente di un progetto totalmente nuovo: che è il suo.
Ride con quella bocca grandissima e sconvolgente, socializza con tutti, compresi i bambini, organizza incontri in tutta Italia… È proprio vero che quando uno è felice può trasformare una carrozzina in un aquilone!
Don Mazzi
DottorevolissimevolMente!
In quanti siamo ancora capaci e desiderosi di guardarci intorno, di assumere la fatica di analizzare ciò che accade e capire come viene visto, letto, commentato e raccontato dai Più e dai Meno?
Claudio è riuscito nell’immane sforzo di riabilitare o meglio ribaltare il valore del negativo…!
Interpretando la sintassi quantitativa, muovendosi sulla scala numerica della vita a destra e a sinistra dello zero… Ha saputo guardare e far guardare oltre il Meno, oltre la superficie dell’Intero.
Valorizzando le Virgole della quotidianità, le ha sottoposte a una lente prima mai usata, dimostrando che non ci sono solo i Numeri ma anche le Virgole…
Virgola: quel piccolo, silente, leggero segno che, nel leggere l’umano, ti fa prendere il respiro fondamentale per discutere, raccontare, ragionare, vivere e… non sopravvivere!
Grazie Claudio, col tuo leggere le Virgole ci indichi che la pausa, il silenzio, il prender tempo…
ci fanno dialogare, comunicare, relazionare con l’Altro di tutti.
Le “tue” virgole urlano l’importanza del prendere ossigeno dalle differenze per non dimenticare l’importanza universale d’interconnettere valori.
Grandi Meno fanno tanti Più.
Meno male che Claudio c’è!
Ma.Ca.&Co. (Malvicini, Caramella & Compagnia cantante)
Cari,
quante emozioni quel giorno, a Rimini. È stato un momento storico in cui la cultura dell’integrazione ha avuto modo di mostrare le sue potenzialità ed essa stessa, si spera, abbia fatto un balzo in avanti. Anzi, per rispondere al trio Ma.Ca&Co., 1,3 passi in avanti…
Emozioni intense, dicevo, ma siccome l’uomo è capace di dimenticare pressoché tutto, ho conservato tutte le lettere che mi sono state scritte prima e dopo la cerimonia di consegna della laurea: quando i ricordi si saranno affievoliti, quelle saranno lì a rinfrescarmi la memoria.
Sarà comunque difficile dimenticare “lo scandalo” che ha provocato quest’evento di confronto tra i diversi mondi della conoscenza: quello metodico delle biblioteche e dei laboratori e quello provocato dalle zone interiori dell’uomo. Così come ha concluso Ivano Dionigi, il Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, lo scandalo è “il frutto dell’essere meraviglioso e tremendo che è l’uomo”, in grado di creare, grazie alle intrinseche e sottovalutate risorse personali, l’energia atta a inciampare e provocare così come abbiamo fatto in questi trent’anni di lavoro sull’integrazione con il Progetto Calamaio. E tu, caro Marco, avevi visto giusto: i gerani possono diventare educatori!
Grazie a tutti voi, ricordate di innaffiare i gerani e di non inculcare, ma coltivare!
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