Accessibilità culturale
- Autore: Roberto Parmeggiani
Di fronte alla mancanza di risorse, alla crisi che toglie ossigeno, alla speranza è possibile mettere in campo due atteggiamenti diversi, non alternativi ma spesso complementari.
Da una parte potremmo recriminare che, proprio perché mancano risorse e sostanze, possiamo semplicemente adattarci alla situazione, fare ciò che si riesce, agire dentro i confini dettati dalle mancanze e, quindi, ridurre al minimo le azioni.
Dall’altra parte, si potrebbe fare ricorso a risorse alle quali non avevamo pensato, provare creativamente a immaginare soluzioni sperimentali, mettersi insieme e trovare percorsi condivisi e, quindi, instaurare relazioni.
Con lo spirito evidenziato da questa seconda alternativa la Cooperativa Accaparlante e l’Associazione CDH lavorano da molti anni sul territorio bolognese e non solo, tentando di provocare un cambiamento culturale rispetto al tema della valorizzazione delle diversità. Anche nell’anno passato abbiamo cercato di costruire una rete di persone e realtà diverse tra loro, con l’obiettivo di lavorare insieme attorno al tema dell’accessibilità culturale.
Con questa definizione si intende la possibilità per tutti di godere appieno delle proposte culturali e di svago del territorio; la possibilità di farlo come spettatori attivi che non si preoccupano solo di riempire il tempo libero con attività più o meno piacevoli ma si occupano di costruirsi un ruolo culturale attivo. Accessibilità intesa non solo come mancanza di barriere architettoniche che consentano di entrare senza impedimenti o di usufruire di un bagno in maniera agevole, ma soprattutto come diritto di entrare in relazione con un ambiente accogliente che non percepisca la disabilità e, più in generale la diversità, come un ostacolo insormontabile ma che possegga gli strumenti per superare imbarazzo e disagio trasformando l’incontro con l’altro in una risorsa per tutti; accessibilità non come recriminazione di qualcosa che non c’è ma come assunzione di responsabilità per rispondere a un desiderio di partecipazione che ci accomuna e ci permette, non tanto di parlare di disabilità o di diversità, ma di provare a guardare ciò che ci circonda da un diverso punto di vista.
Accessibilità culturale come cultura dell’accessibilità che possa trovare terreno fertile nelle diverse realtà che compongono la società e mettere radici, non solo in eventi straordinari, ma tra le pieghe della quotidianità.
Intorno a un tavolo rettangolare
Sabato 2 giugno, festa della Repubblica ma anche festa della Cooperativa Accaparlante, ci siamo ritrovati attorno a un tavolo rettangolare insieme agli amici con i quali, in modo più concreto, abbiamo condiviso proposte relative al tema dell’accessibilità culturale, per raccontarci le diverse esperienze, mettere insieme idee e emozioni e progettare lavori futuri.
Ho voluto sottolineare che il tavolo era rettangolare perché ciò racconta bene la nostra idea di relazione. Un tavolo come quello, infatti, al contrario di una tavola rotonda, non determina uguaglianza e parità a partire dalla forma, ma la parità e l’uguaglianza si definiscono a partire dalla diversità dei ruoli e dall’adattamento di ogni partecipante. I posti sono tutti diversi, offrono visuali differenti e, a volte, ti ritrovi sullo spigolo, scomodo forse, ma punto di incontro di due linee, di due pensieri, di due opinioni. Un tavolo rettangolare non nasconde le diversità bensì le integra e riporta la responsabilità di tale integrazione alle persone che siedono attorno a esso.
Come fossimo intorno al quel tavolo, proviamo a sintetizzare le esperienze realizzate e i progetti che ci piacerebbe costruire in futuro.
Con il Museo civico archeologico di Bologna abbiamo proposto alcuni incontri all’interno delle iniziative “Se lo conosci lo frequenti”, una serie di incontri realizzati dal museo in collaborazione con realtà del territorio volte a far diventare il museo patrimonio di tutti, cominciando a costruire percorsi di cittadinanza attiva attraverso l’uso consapevole del patrimonio culturale e della memoria civica. In particolare, insieme, abbiamo proposto due incontri che, partendo dalle figure rappresentate sui vasi della collezione attica, hanno condotto i partecipanti alla scoperta dell’altro. Chi è il diverso in fondo? È la donna, è il giovane, è il vecchio, è la persona con disabilità, è lo straniero o è semplicemente chi è diverso da noi? Un’interazione interessante che ha permesso ai visitatori di godere della proposta culturale tipica del museo, arricchita dalla presenza degli animatori, anche con disabilità, del gruppo Calamaio che hanno offerto il personale punto di vista sul tema dell’incontro.
Abbiamo conosciuto le operatrici del dipartimento educativo del MAMbo (www.mambo-bologna.org) l’estate scorsa, un po’ per caso. Il primo passo della collaborazione ci ha visto insieme nella realizzazione di alcuni incontri di formazione reciproca che ci hanno permesso di conoscerci e di definire un percorso laboratoriale comune che avesse al centro il tema dell’identità e della relazione con l’altro, sempre prendendo spunto dalle opere d’arte presenti nel museo. Nel corso dell’anno abbiamo, quindi, incontrato al museo quattro classi in percorsi di quattro incontri che hanno affrontato il tema della diversità partendo dall’autoritratto, attraverso il valore del contesto fino a un “passaggio obbligato” che ha portato tutti a confrontarsi, anche fisicamente, con l’altro.
La Quinta Parete, invece, è una redazione mista, composta dagli animatori disabili e dagli educatori del gruppo Calamaio, che si è confrontata criticamente sui temi e le suggestioni offerte dalla visione di alcuni spettacoli ospitati dal Teatro ITC di San Lazzaro e dal Teatro Testoni di Casalecchio di Reno. Un vero e proprio lavoro di redazione, coadiuvati dall’intervento di critici teatrali e dall’incontro con gli artisti stessi. Persone con disabilità, spettatori critici che hanno tentato di lasciare una traccia del proprio passaggio non sopra ma sotto il palco.
Azioni e relazioni
Le tre esperienze raccontate convergono, non solo intorno al tema dell’accessibilità culturale ma, soprattutto, danno risposta al desiderio di fare insieme, di costruire relazioni, di intrecciare reti che siano, oltremodo, un messaggio chiaro di cosa si intende quando si parla di integrazione. Un’integrazione che chiede di mettere in comune le esperienze per perseguire obiettivi comuni, per raggiungere i quali ognuno può fare la propria specifica parte non in modo esclusivo ma lasciandosi contaminare dalle esperienze altre. Azioni e relazioni che si intrecciano per tentare di diminuire la distanza tra le parole e i fatti o meglio per far sì che le parole che indirizzano il nostro agire si trasformino sempre più spesso in fatti concreti che modificano il nostro fare.
Ripartire, quindi, dalle relazioni che danno poi forma alle azioni.
Relazioni, non solo tra persone, ma anche tra contesti, tra storie, tra esperienze figlie dello stesso territorio.
Relazioni che pongono il loro orizzonte sempre un po’ più avanti, per fare in modo che il presente non diventi il luogo comodo in cui riposarsi ed elogiare il lavoro svolto ma il punto di partenza per nuove sfide, nuove domande da cui partire per trovare risposte efficaci.
I progetti per il prossimo anno sono tanti e riguardano sia il poter dare continuità a ciò che si è realizzato nell’anno appena passato sia nuove proposte che possano soddisfare le nuove esigenze emerse.
Nuovi incontri, quindi, per le scuole del territorio soprattutto in collaborazione con il dipartimento educativo del MAMbo con il quale continuerà il percorso “Insieme ad arte. Un percorso educativo per l’integrazione” ma anche con il Museo civico archeologico con il quale coinvolgere anche un pubblico più adulto, sempre alla scoperta dell’altro.
Continuerà anche l’attività di La Quinta Parete che allargherà i suoi orizzonti, coinvolgendo e formando altri spettatori che lasceranno le loro tracce nel blog.
E poi molto altro, idee concrete ma anche molti desideri che curiamo con attenzione.
Se ne avete qualcuno anche voi, venite a trovarci attorno al nostro tavolo rettangolare.
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