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TUTTI GIU’ PER TERRA!/L’ausilio giusto è intorno a te

Ci sono risultati che, quando raggiunti, danno grandi soddisfazioni perché sono il riconoscimento di un percorso voluto e perseguito con impegno. 

Ecco, scrivere per “HP-Accaparlante”, per me, è uno di quei risultati.

Due parole per presentarmi. Mi chiamo Tatiana Vitali, sono laureata in Scienze dell’educazione e ho fatto un master universitario proposto dalla facoltà di Scienze della formazione dal titolo “Tecnologie per la qualità della vita”. Lavoro attualmente al “Progetto Calamaio” all’interno della cooperativa “Accaparlante” in qualità di animatrice disabile, da ormai sette anni. Ho una paralisi cerebrale infantile con la conseguenza di una tetraparesi spastica. Ho difficoltà di linguaggio e sono ipovedente. 

Era una mattina di novembre, quando i miei colleghi mi hanno proposto di curare una rubrica per “HP-Accaparlante” sugli ausili, mio grande interesse sia per studio che per necessità personale. Decido che il tema verrà trattato da un punto di vista generale, cercando di offrire spunti di riflessione sul significato, il valore e la varietà degli ausili. Essendo gli ausili i nostri inseparabili compagni di vita, inizierò partendo da esperienze quotidiane, intervistando persone con disabilità per comprendere come tali strumenti possano migliorare la qualità della vita, cioè in che modo rispondano al loro obiettivo primario. Quale posto migliore, da cui partire, se non il Centro Documentazione Handicap e i miei colleghi animatori.

Proviamo, come prima cosa, a definire cos’è un ausilio. In sintesi, si tratta di uno strumento che ci permette di ridurre l’handicap. Gli ausili poveri o creativi sono semplici oggetti creati e modificati con materiali di uso quotidiano. Gli ausili tecnologici sono invece strumenti realizzati utilizzando alta tecnologia, come suggerisce il nome stesso.

Ma passiamo ai fatti, alle esperienze dirette che testimoniano l’influenza positiva (o meno) degli ausili sulle nostre vite.

Stefania, una storia di ausili

“Gli ausili che ho utilizzato per la mobilità sono il passeggino, la carrozzina elettrica e la bicicletta modello triciclo, con le ruote laterali molto grandi. Da adulta invece sono passata alla carrozzina normale a spinta con cui mi muovo tutt’ora. 

Negli anni Ottanta, all’età di 11 anni, sono stata sottoposta a un intervento chirurgico alle gambe, una volta tolti i gessi, ho cominciato a usare durante la notte un paio di tutori con il piede per poi passare a un deambulatore rettangolare, un ausilio povero ma estremamente comodo. Si tratta di un grande rettangolo con un’asta divisoria tra le gambe e un sedile imbottito in gomma piuma, che mi permetteva di mettermi comodamente a sedere in completa autonomia senza dover chiedere aiuto a mio padre. Questo ausilio infatti era atto a mantenere l’equilibrio perduto durante l’intervento chirurgico così da recuperare le forze, il coordinamento nonché l’equilibrio corporeo.

Oggi, uso in modo continuativo la carrozzina manuale, il busto, la sedia comoda e il sollevatore a bandiera per la mobilità, legata cioè agli spostamenti e alle azioni quotidiane della giornata, dal vestirmi all’andare in bagno e a letto.

Al lavoro in sede, invece, usufruisco di ausili tecnologici tra cui il computer con tastierino numerico laterale con accesso facilitato (al posto del mouse) mentre come periferica uso una semplice chiavetta usb, un altrettanto semplice disco esterno per salvare tutti i miei documenti e una stampante. Quando invece partecipo ai convegni esterni porto sempre con me un mini registratore, così da non perdere nulla”.

La storia di Stefania mostra come gli ausili accompagnino ogni tappa della vita di una persona. Siano essi quelli poveri oppure quelli tecnologici, che aiutino nella mobilità oppure nella cura personale, che permettano di lavorare oppure trascorrere un piacevole tempo libero, ciò non importa.

Quello che è fondamentale è che l’utilità di un ausilio è data dalla concordanza tra la sua funzione e i bisogni specifici della persona. Tale concordanza si può raggiungere solo attraverso un percorso di conoscenza che permetta di andare oltre la disabilità, non valutando la persona solo per il proprio deficit ma vendendola nella globalità delle sue funzioni, possibilità, desideri, sogni.

Mattias usa gli ausili?

“La mia disabilità è interamente acquisita a seguito di un incidente avvenuto nel maggio del 2001, a cui è seguito un coma irreversibile della durata di sei mesi. Sulle conseguenze di questo mio avvenimento imprevisto è sorta la mia entrata nel mondo degli ausili in quanto, per un certo periodo, ho avuto come inseparabile (mi ha addirittura chiesto la mano!) compagna di vita una carrozzina.

Ora la mia disabilità si è stabilizzata e grazie a tante giornate trascorse in spiaggia e a tanta riabilitazione, cammino in modo autonomo e non necessito più della carrozzina. Permangono una certa scompostezza nella mia andatura, un leggero deficit nel linguaggio e uno visivo, nel senso che ora uso gli occhiali, un comodissimo ausilio povero. I miei occhiali mi consentono di avere una vista nitida anche durante la visione di un film, altrimenti impossibile. Con questo ausilio mi trovo bene anche perché lo trovo fine ed elegante, il che asseconda il mio desidero di darmi un tono e distinguermi dagli altri.

Un altro ausilio che è entrato (a dir la verità ha trovato l’uscio spalancato, perché ero e sono un gran svampito!) nella mia vita è stata l’agenda per gli appuntamenti, grazie alla quale non manco più (quasi) nessun impegno, e riesco a organizzare e pianificare  maggiormente ogni appuntamento”. 

Si possono chiamare ausili quelli che usa Mattias?

Certo, se l’ausilio è uno strumento che aiuta, migliorando la vita di una persona, allora anche un’agenda o gli occhiali, possono essere definiti ausili. Questa affermazione corre il rischio di portare a pensare che tutti gli oggetti siano ausili. Ciò però non è esatto. Si considera ausilio, infatti, l’oggetto che entra in relazione con il deficit. Possiamo concludere, allora, che non tutti gli oggetti sono ausili ma tutti gli oggetti possono diventarlo. La differenza la fa la nostra capacità di andare oltre e con un po’ di fantasia non attendere dall’alto ausili che risolvano i problemi, ma risolvere i problemi trovando l’ausilio giusto intorno a te. 

Il mio contributo finisce qui, è il primo di una serie attraverso cui desidero offrirvi una panoramica, non scontata, sul mondo degli ausili, raccontando esperienze, personali e non che permettano un approfondimento su un tema ancora poco conosciuto.



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